“La speranza è che l’improvvida stagione di minaccia dei dazi non abbia un eccessivo sviluppo e non crei difficoltà”. Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Matterella parlando al Forum internazionale della cultura del vino alla Luiss a Roma. Un ragionamento espresso alla vigilia dell’introduzione dei dazi degli Stati Uniti ad acciaio ed alluminio. Ma anche una risposta indiretta al governo italiano, con Di Maio e (soprattutto) Salvini che più volte hanno ventilato l’ipotesi di introdurre a breve misure protezionistiche per tutelare il made in Italy. Posizione e progetto che non trovano né troveranno il favore del Colle.

“Questo settore dimostra come i nostri produttori abbiano la capacità di superare la competizione, di vincerla e di prevalere – dice il capo dello Stato – Ogni economia di ogni Paese ha sempre da guadagnare dai mercati aperti. Questo vale particolarmente per il nostro Paese”. I mercati aperti, aggiunge, sono “anche lo strumento che consente attraverso trattati di grande portata di regolamentare in maniera trasparente e rassicurante rapporti e criteri di concorrenza e di commercio“. “Si tratta di un fronte di grande rilievo per il nostro Paese”, ha concluso Mattarella.

I DAZI DI TRUMP E LA RISPOSTA EUROPEA – L’avvicinarsi dei dazi degli Usa sta già provocando segnali di nervosismo sui mercati, con tutte le Borse europee che hanno aperto in ribasso. E si aggiunge un documento dell’Unione Europea al Dipartimento del commercio americano che spiega come la decisione della Casa Bianca sulle importazioni di auto europee “danneggi il commercio, la crescita e l’occupazione negli Usa”, con un “impatto negativo di 13-14 miliardi di dollari sul pil Usa” e “i legami con gli alleati”. “Non c’è nessuna minaccia economica all’industria auto Usa che sta bene”, prosegue il documento, e “le importazioni Ue verso gli Usa sono stabili”: le accuse Usa “non hanno legittimità, base fattuale e violano le regole”.

Secondo il documento, citato nell’edizione di oggi dal Financial Times, se gli Usa faranno scattare dazi del 25 per cento sulle auto europee, potrebbe scattare da parte Ue una rappresaglia commerciale del volume di circa 300 miliardi di dollari. Anche se Bruxelles, si sottolinea nel rapporto, non ha ancora preparato una lista di contromisure ai potenziali dazi americani sulle auto, è “verosimile” che saranno applicati controdazi europei a “un volume commerciale significativo di 294 miliardi di dollari complessivi pari al 19 per cento delle esportazioni Usa del 2017, e “attraverso diversi settori dell’economia Usa”. La cifra effettiva delle contromisure, però, potrebbe essere inizialmente inferiore – come già avvenuto per acciaio e alluminio -, prendendo di mira solo una parte dei dazi Usa.

LA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO: SALVINI VUOLE I DAZI – Se a livello internazionale la scelta di Trump sta iniziando già ad avere conseguenze a livello europeo, sul fronte interno la questione dei dazi vede nei due vicepremier gli sponsor principali. Il primo a parlarne è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il 17 giugno, parlando dei porti chiusi alle navi delle ong che soccorrono i migranti in mare, il leader del Carroccio ha preannunciato la stessa identica misura anche per le navi asiatiche che trasportano in Italia il riso, corredando le sue dichiarazioni con critiche dure al trattato Ceta: “Legittima la contraffazione dei prodotti italiani. Apre il mercato ai parmesan e alle mozzarille. E apre il mercato al grano canadese, sulla cui qualità è legittimo qualche dubbio” ha detto Salvini.

Una posizione, quella del vicepremier, che spariglia il disegno diplomatico del precedente governo italiano. A marzo, infatti, la Commissione europea ha aperto un’inchiesta su volumi e prezzi delle importazioni da Cambogia e Myanmar dopo la presentazione da parte dell’Italia, con il sostegno di altri 7 Paesi, di una domanda per l’attivazione della clausola di salvaguardia a tutela dei risicoltori europei. L’annuncio di Salvini ha di fatto superato l’iniziativa dell’Ue, che potrebbe essere messa nell’angolo qualora il Governo Conte, su input di Salvini, decidesse di non ratificare il Trattato Ceta, ovvero l’intesa commerciale tra Canada e Unione.

…. E DI MAIO CI STA RAGIONANDO – Tornando alle misure protezionistiche, anche l’altro vicepremier Luigi Di Maio non ha escluso l’introduzione dei dazi. Ne ha parlato il 26 giugno all’assemblea nazionale di Confartigianato: “Usare i dazi per proteggerci non vuol dire isolarsi” ha detto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, seguendo la strada tracciata dal Matteo Salvini. L’unica voce contraria nel governo, però, paradossalmente viene proprio dalla Lega, in particolare da chi – parlando di agroalimentare – riveste un ruolo fondamentale nella vicenda: si tratta di Gianmarco Centinaio, ministro dell’Agricoltura. “Non siamo d’accordo a metterli. Non ci chiudiamo, vediamo piuttosto di lavorare per migliorare la situazione” ha detto il ministro leghista a 24 ore dalle parole di Di Maio. Un’uscita, quella di Centinaio, che non è piaciuta al leader del suo partito: dopo poche ore, infatti, Salvini ha ribadito che sosterrà “qualunque proposta del governo per difendere il lavoro e salute degli italiani” perché “stanno arrivando prodotti fuorilegge che mettono a rischio non solo il lavoro ma anche la salute”.

 

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