Lo si può vedere camminare per paesaggi selvaggi dell’entroterra lucano. Accanto ai suoi passi, un’asina di nome Cometa Libera, ormai chiamata da tutti Cometina. “La mamma di Cometina si chiama Stella e l’ha partorita il 25 aprile, proprio nel giorno della Liberazione. Per questo è diventata una Cometa Libera”. Per Biagio Accardi, l’asino è l’emblema della ruralità e quindi di un mondo perduto, ma anche della lentezza, dal momento che decide il ritmo del cammino. Ed è proprio per conoscere con lentezza il Parco nazionale del Pollino, che il 46enne da sei anni si offre come guida alla scoperta della natura della Basilicata, rigorosamente a piedi e accompagnato da Cometina.

Il suo progetto, Viaggiolento, è nato “dall’esigenza di recuperare la figura del cantastorie e farlo rivivere, proprio alla vecchia maniera, nel modo più autentico possibile”, ovvero a piedi di paese in paese per raccontare fatti e leggende. “Mi è sempre piaciuto pensare a Viaggiolento come un elogio della lentezza, una riflessione sul camminare e il pensare lento. Ma non di quella lentezza statica, quasi immobile, bensì una lentezza dinamica che fa veicolare un’idea, un concetto o un nuovo modo di pensare la vita”. Viaggi, in cui Biagio non chiede di essere pagato ma di ricevere un contributo libero. “Non avendo spese e offrendo un servizio immateriale, ci limitiamo a promuovere semplicemente il territorio. Anche se a volte siamo sorpresi dalla generosità delle persone, segno che ci si emoziona ancora di fronte al bello”.

Non avendo spese e offrendo un servizio immateriale, ci limitiamo a promuovere semplicemente il territorio

Figlio di meridionali (mamma lucana e papà calabrese) costretti a emigrare in provincia di Cremona, per Biagio è stata determinante – “per avere la fortuna di vivere l’ultimo barlume di civiltà contadina del Mezzogiorno” – la scelta della sua famiglia di seguire il richiamo della terra natale, trasferendosi a Tortora, sul confine calabro lucano, quando il cantastorie aveva dieci anni. “I miei nonni, i loro riti, un territorio magico e selvaggio”, e forse è stato allora che in lui ha iniziato a crescere il germe della lentezza e dell’arte.

Perché Biagio Accardi non è solo il promotore di percorsi di cammino negli splendidi paesaggi lucani. Con una formazione come guida turistica alle spalle, performer e suonatore, il cantastorie è anche tra i fondatori “del più piccolo teatro del Mediterraneo”, a Tortora, capace di ospitare in platea un massimo di 15 spettatori. Proprio qui, negli spazi dell’associazione CattivoTeatro, “ospitiamo viaggiatori, artisti o semplici curiosi”. Non molto lontano dalla sede principale dell’organizzazione, in questi mesi sta prendendo corpo un nuovo progetto, l’Eco-campo degli Enotri, luogo di condivisione culturale, nel quale arti e saperi vivono e si sviluppano in armonia in un contesto agrario ancora ben conservato. “Nell’Eco-campo ospitiamo i viaggiatori appassionati di vita rurale, che possono visitare i nostri orti sinergici, fare attività olistiche, partecipare a incontri e laboratori sulla musica e la danza tradizionale del sud Italia, godere di una performance presso il nostro teatro, oppure fermarsi semplicemente a meditare sotto una quercia”.

Ospitiamo i viaggiatori appassionati di vita rurale, che possono visitare i nostri orti sinergici e fare attività olistiche

Eppure Biagio non resta confinato in terra lucana. Le sue performance, infatti, da più di dieci anni lo conducono in tutta Europa: nelle piazze, nei circoli, nei teatrini e in qualsiasi luogo dove si promuova cultura. La sua ultima produzione itinerante è Kairos, Elogio della lentezza, uno spettacolo che parla dei paradossi dei nostri tempi e fa riflettere sul possibile ritorno al legame con Madre Natura e suoi ritmi. ”Su questo pianeta l’uomo ha bisogno di tirare un freno, di rallentare e fermarsi a pensare. C’è bisogno di dedicare un po’ più di tempo a se stessi e non all’ingranaggio a cui apparteniamo. Ingranaggio che impone andature sempre più veloci, sempre più frenetiche al punto di non comprendere più i segnali che la natura ci sta dando. Tutto questo correre per arrivare dove?”

Anche cambiare il mezzo di trasporto e rinunciare da sei anni alla patente per spostarsi in Italia ed Europa solo con il treno, per Biagio non ha significato ridurre le proprie prospettive. “Cambia solo il modo di intendere il viaggio”, spiega il cantastorie, raccontando la bellezza di leggere un libro o scrivere poesie mentre è cullato dal vagone. “Coi mezzi pubblici si viaggia benissimo, devo solo muovermi per tempo”. E se capita di restare in un posto perché obbligato ad aspettare il treno successivo? “Questo mi dà solo la possibilità di visitare meglio il luogo in cui mi trovo”.

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