“Tutte leggende metropolitane” quelle sull’assenza delle coperture per il decreto dignità, il provvedimento annunciato dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio la cui approvazione è slittata di alcuni giorni perché, come spiegato dallo stesso leader M5s, mancano “alcune bollinature. Rispetto alla bozza circolata alcuni giorni fa, però, il testo sta perdendo pezzi: Di Maio, intervenendo dal palco del Festival del Lavoro a Milano, ha spiegato che non ci sarà il tetto ai contratti di somministrazione a tempo indeterminato (la prima versione prevedeva che fossero conteggiati nel limite del 20% previsto per contingentare le assunzioni a termine). Questo tema, così come la eventuale reintroduzione di strumenti simili ai voucher aboliti dal governo Gentiloni, “dev’essere oggetto del dibattito parlamentare, non si può intervenire con un decreto”, ha detto il vicepremier. Per questo “demandiamo al Parlamento tutta questa materia”.

di Marion Didier e Carmen La Gatta

Per quanto riguarda i voucher ci sono, per Di Maio, “tante questioni che si possono affrontare facendo prima di tutto un confronto con i diretti interessati e capendo dove ci sono gli abusi e dove invece sono utili”. E “per quanto riguarda pure gli abusi della somministrazione c’è tutto il tema della sequenza” tra contratti a tempo determinato e contratti di somministrazione, “a cui dovremmo trovare delle soluzioni”. Ma “io le soluzioni le vorrei trovare insieme a quelli che ci lavorano ogni giorno”.

Dalla bozza iniziale erano già state stralciate le nuove norme relative alle aziende delle consegne di cibo a domicilio: il ministro ha concordato con i gruppi del settore l’avvio di un tavolo per arrivare a un contratto nazionale dei fattorini. Secondo diversi quotidiani, poi, è ancora in forse l’inserimento nel testo finale del promesso addio allo spesometro e allo split payment, misure che garantiscano allo Stato rilevanti entrate erariali. Ed è in fase di revisione la parte sulle multe per le aziende che delocalizzano: penalizzare chi sposta la produzione in un altro Paese Ue rischia di essere incompatibile con i trattati.

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