Le conclusioni del consiglio europeo, adottate nella notte tra il 28 e il 29 giugno, si aprono con un capitolo dedicato al tema immigrazione. La questione, su cui i 28 leader, hanno trovato un’intesa è affrontata in 12 punti.

1. Approccio globale alla migrazione e maggiore controllo delle frontiere
Il documento si apre con l’intento di allargare la gestione del fenomeno e non lasciarlo solo alla gestione dei Paesi di primo arrivo. Di conseguenza si tratta anche il tema del rafforzamento delle frontiere, con il conseguente aumento dei controlli. “Il Consiglio europeo”, si legge, “ribadisce che il buon funzionamento della politica dell’UE presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’UE, il rafforzamento dell’azione esterna e la dimensione interna, in linea con i nostri principi e valori. È una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l’Europa tutta. Dal 2015 è stata posta in essere una serie di misure ai fini del controllo efficace delle frontiere esterne dell’UE. Si è ottenuto in tal modo un calo del 95% del numero di attraversamenti illegali delle frontiere verso l’UE rilevati rispetto al picco registrato nell’ottobre 2015, anche se i flussi hanno ripreso a crescere di recente sulle rotte del Mediterraneo orientale e occidentale.

2. Obiettivo: evitare il ripetersi dell’emergenza del 2015
Si prosegue mettendo nero su bianco l’obiettivo di evitare un ritorno alla situazione del 2015, quando è mancata una gestione controllata e ragionata dei flussi. “Il Consiglio europeo”, continua il documento, “è determinato a proseguire e rafforzare questa politica per evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e contenere ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti”.

3. Mediterraneo centrale: Ue si impegna ad aiutare l’Italia contro i trafficanti dalla Libia
Nel merito della situazione del Mediterraneo centrale, i 28 leader dell’Unione europea si impegnano al fianco dell’Italia nella lotta ai trafficanti dalla Libia. E si specifica che le navi devono rispettare le leggi e non “interferire con le operazioni della guardia costiera libica”. Quindi anche quelle delle ong, finite sotto accusa negli ultimi mesi. “Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale“, si legge, “dovrebbero essere maggiormente intensificati gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri paesi. L’UE resterà al fianco dell’Italia e degli altri Stati membri in prima linea a tale riguardo. Accrescerà il suo sostegno a favore della regione del Sahel, della guardia costiera libica, delle comunità costiere e meridionali, di condizioni di accoglienza umane, di rimpatri umanitari volontari, della cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché di reinsediamenti volontari. Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica”.

4. Mediterraneo orientale: i fondi alla Turchia
Riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale, sono necessari ulteriori sforzi per attuare pienamente la dichiarazione UE-Turchia, impedire nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermare i flussi. L’accordo di riammissione UE-Turchia e gli accordi bilaterali di riammissione dovrebbero essere pienamente attuati in modo non discriminatorio nei confronti di tutti gli Stati membri. È necessario compiere con urgenza maggiori sforzi per assicurare rapidi rimpatri e prevenire lo sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri. La cooperazione con i partner della regione dei Balcani occidentali e il sostegno agli stessi rimangono essenziali per scambiare informazioni sui flussi migratori, prevenire la migrazione illegale, aumentare le capacità di protezione delle frontiere e migliorare le procedure di rimpatrio e riammissione. In considerazione del recente aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale, l’UE sosterrà, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi compiuti dagli Stati membri, in special modo la Spagna, e dai paesi di origine e di transito, in particolare il Marocco, per prevenire la migrazione illegale.

5. Approccio condiviso sugli sbarchi tra gli Stati membri
Per smantellare definitivamente il modello di attività dei trafficanti e impedire in tal modo la tragica perdita di vite umane, è necessario eliminare ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Occorre a tal fine un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri. Al riguardo, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l’UNHCR e l’OIM. Tali piattaforme dovrebbero agire operando distinzioni tra i singoli casi, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza che si venga a creare un fattore di attrazione.

6. Hotspot su base volontaria
Nel territorio dell’UE coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell’UE, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino.

7. I fondi al Fondo fiduciario dell’Ue per l’Africa
Il Consiglio europeo conviene l’erogazione della seconda quota dello strumento per i rifugiati in Turchia e al tempo stesso il trasferimento al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa di 500 milioni di EUR a titolo della riserva dell’undicesimo FES. Gli Stati membri sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa al fine di rialimentarlo.

8. La cooperazione con l’Africa da “elevare a un nuovo livello”
Per affrontare alla radice il problema della migrazione è necessario un partenariato con l’Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano sulla base dei principi e degli obiettivi definiti dai paesi africani nella loro Agenda 2063. L’Unione europea e i suoi Stati membri devono essere all’altezza di questa sfida. Dobbiamo elevare a un nuovo livello la cooperazione con l’Africa in termini di portata e qualità. A tal fine non occorreranno solo maggiori finanziamenti allo sviluppo ma anche misure intese a creare un nuovo quadro che consenta di accrescere sostanzialmente gli investimenti privati degli africani e degli europei. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata all’istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all’innovazione, al buon governo e all’emancipazione femminile.
L’Africa è un nostro vicino: lo dobbiamo affermare intensificando gli scambi e i contatti tra i popoli di entrambi i continenti a tutti i livelli della società civile. La cooperazione tra l’Unione europea e l’Unione africana è un elemento importante delle nostre relazioni. Il Consiglio europeo ne chiede lo sviluppo e la promozione ulteriori.

9. Fondi contro l’immigrazione illegale
Nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di disporre di strumenti flessibili, ad esborso rapido, per combattere la migrazione illegale. I fondi destinati a sicurezza interna, gestione integrata delle frontiere, asilo e migrazione dovrebbero pertanto includere specifiche componenti significative per la gestione della migrazione esterna.

10. Il controllo delle frontiere Ue
Il Consiglio europeo ricorda la necessità che gli Stati membri assicurino il controllo efficace delle frontiere esterne dell’UE con il sostegno finanziario e materiale dell’UE. Sottolinea inoltre l’esigenza di intensificare notevolmente l’effettivo rimpatrio dei migranti irregolari. Riguardo a entrambi gli aspetti, il ruolo di sostegno svolto da Frontex, anche nella cooperazione con i paesi terzi, dovrebbe essere ulteriormente intensificato attraverso maggiori risorse e un mandato rafforzato. Accoglie con favore l’intenzione della Commissione di presentare proposte legislative per una politica europea di rimpatrio efficace e coerente.

11. Adottare misure contro i movimenti secondari
Per quanto concerne la situazione all’interno dell’UE, i movimenti secondari di richiedenti asilo tra Stati membri rischiano di compromettere l’integrità del sistema europeo comune di asilo e l’acquis di Schengen. Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra di loro a tal fine.

12. Regolamento Dublino: serve consenso unanime per riformarlo
Riguardo alla riforma tesa a creare un nuovo sistema europeo comune di asilo, notevoli progressi sono stati compiuti grazie all’instancabile impegno profuso dalla presidenza bulgara e dalle presidenze che l’hanno preceduta. Diversi fascicoli sono prossimi alla conclusione. È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso. È altresì necessario un ulteriore esame della proposta sulle procedure di asilo. Il Consiglio europeo sottolinea la necessità di trovare una soluzione rapida all’intero pacchetto e invita il Consiglio a proseguire i lavori al fine di concluderli quanto prima. In occasione del Consiglio europeo di ottobre sarà presentata una relazione sui
progressi compiuti.

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