Hanno trovato un’intesa che ha messo d’accordo i 28 leader Ue e, dopo la minaccia di veto dell’Italia, le conclusioni del Consiglio europeo sono state modificate. Ma il risultato che ha fatto esultare il premier italiano Giuseppe Conte, ha già mostrato le prime crepe. Il documento riconosce infatti una gestione “globale” del fenomeno migratorio, ma propone anche la nascita di centri di prima accoglienza la cui costruzione sia esclusivamente su base volontaria negli Stati membri. Volontaria è anche la redistribuzione dei migranti e non sono previste sanzioni per chi non fa la sua parte. Proprio sul fatto che gli hotspot, finanziati e gestiti dall’Unione europea, non siano obbligatori, si è consumato il primo scontro tra Italia e Francia. Il presidente Emmanuel Macron ha infatti dichiarato che i centri “vanno fatti nei Paesi di primo arrivo e la Francia non lo è”. Una versione smentita pubblicamente, durante la conferenza stampa finale, dallo stesso Conte: “Era stanco…”, ha commentato. “Non c’è scritto così nel testo”. Parole a cui è arrivata subito la controreplica: “Noi possiamo offrire solidarietà, ma il concetto di Paese di primo arrivo non si può cancellare”. Lo scontro è dovuto anche al fatto che il documento non supera il regolamento di Dublino, ma parla genericamente di una riforma che deve avere il consenso unanime tra gli Stati membri. Macron ha dichiarato che ci sono Stati “che hanno detto di essere disponibili alla costruzione dei nuovi centri”. Ma per il momento nessuno si è manifestato. Conte, per quanto riguarda l’Italia, l’ha detto chiaramente: “Decideremo collegialmente, ma non siamo assolutamente invitati a farlo”. E un rifiuto in questo senso è stato già fatto trapelare dalla Spagna. Fonti governative, secondo quanto riportato da El Pais, negano che il Paese ospiterà uno degli hotspot previsti dall’accordo: “I centri”, ha detto il premier Pedro Sanchez, “possono essere un’opzione per alcuni Paesi, la nostra è continuare con i nostri strumenti”.

Sull’altro fronte rimane aperta la questione dei movimenti secondari. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ottenuto che “gli Stati membri adottino tutte le misure legislative per contrastarli”. Per il momento ha quindi raggiunto un accordo con la Spagna. “La Germania si è impegnata non solo a coprire i costi del ritorno dei migranti nel nostro Paese ma anche a dare appoggio finanziario e materiale alla Spagna in quanto frontiera esterna dell’Unione europea”, ha annunciato Sanchez. Non c’è invece un accordo con Roma. Come confermato da entrambe le parti: “La Germania”, ha detto la cancelliera, “continuerà a prendere rifugiati sbarcati in Italia come ha fatto in passato solo se ci sarà un accordo con Roma sui movimenti secondari”.

Chi esulta sono i quattro Paesi di Visegrad, che hanno ottenuto che la redistribuzione dei migranti sulla base della prima registrazione sia su base volontaria. “Siamo soddisfatti, perché abbiamo raccolto una grande vittoria”, ha detto il premier ungherese Viktor Orban in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook. “La minaccia che incombeva su di noi era che avrebbero cominciato i reinsediamenti all’interno degli Stati europei dai campi che avevano intenzione di realizzare. Siamo riusciti a difenderci da questa proposta e a far approvare invece la nostra, che stabilisce chiaramente che nessuno può essere spostato in un Paese senza il consenso di quest’ultimo. L’Ungheria non diventerà un Paese di immigrazione. L’Ungheria resterà ungherese. Questo è il risultato della battaglia di stanotte”.

Quindi restano ancora tanti i punti da chiarire. A dirlo è stato anche il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk: “E’ troppo presto per parlare di successo”, ha dichiarato. “L’intesa sulle conclusioni è il compito più facile in confronto” alla sua applicazione “sul terreno”. Quello che è chiaro, ha concluso, “è che è stato inviato un messaggio chiaro a tutti, anche alle ong: devono rispettare le legge, non devono ostacolare la guardia costiera libica. Questo dimostra il sostegno a Malta”.

I contenuti dell’intesa dei 28 leader (LEGGI LA SCHEDA)
Sono 12 i punti del documento adottato dai capi di Stato e di governo dell’Ue sui migranti. La questione, si sottolinea, è “una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l’Europa tutta” e il “buon funzionamento della politica dell’Unione presuppone un approccio globale che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne, il rafforzamento dell’azione esterna e la dimensione interna”. Tra i punti più importanti delle conclusioni del vertice Ue ci sono: la creazione di hotspot su base volontaria, un maggiore controllo delle frontiere esterne e la creazione di “piattaforme di sbarco regionali”. Si stabilisce anche che “gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra di loro a tal fine”. Sul superamento del regolamento di Dublino si rimane vaghi: “È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso. È altresì necessario un ulteriore esame della proposta sulle procedure di asilo”. Quindi si invita il consiglio a procedere i lavori in tal senso velocizzando le operazioni. Da segnalare anche la parte in cui si parla del finanziamento del fondo per l’Africa e dei fondi per l’accordo con la Turchia. Infine, per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, si ricorda che tutte le navi “Devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica”.

Conte prima esulta, poi: “Io l’avrei scritto diversamente”. Salvini: “Aspettiamo i fatti. Ma complimenti”
In Italia l’accordo è stato accolto in maniera contrastante nell’esecutivo: se il fronte M5s esulta per il risultato, dall’altra Matteo Salvini ha replicato dicendo che “aspetterà i fatti concreti”. Critiche dalle opposizioni, dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti (“Sull’accoglienza, si deciderà in base a meccanismi volontari. Prima non funzionava l’obbligatorietà, figuriamoci la base volontaria”) all’ex premier Paolo Gentiloni (“Ci affidiamo alla buona volontà, come chiesto da Visegrad”). Il primo a esultare è stato nella notte il presidente del Consiglio italiano. Nella tarda serata di ieri infatti ha minacciato il veto, bloccando di fatto il Consiglio europeo dei 28 leader. Conte si è rifiutato di votare il documento finale senza che prima si affrontasse anche il capitolo sulle migrazioni e ha quindi tecnicamente posto una “riserva”. Una situazione di impasse superata anche per una ritrovata intesa, dopo la tensione evidente, con il presidente Macron. Al termine Conte ha dichiarato: “L’Italia non è più sola e l’Europa è più solidale”. A lui però ha replicato in mattinata lo stesso leader del Carroccio Matteo Salvini: “Non mi fido delle parole”, ha detto intervistato da “Circo Massimo” su Radio Capital, “vediamo che impegni concreti ci sono perché finora è sempre stato ‘viva l’Europa viva l’Europa’, ma poi paga l’Italia. Vediamo che principi, che soldi e che uomini ci sono”, fermo restando che il “principio fondamentale era e continua ad essere la protezione delle frontiere esterne, non lasciare sola l’Italia, in investimento vero in Africa e non a parole”. Un raffreddamento dei rapporti che ha fatto gridare alla rottura nell’esecutivo. Salvo poi Salvini, poco dopo specificare: “Ho messaggiato stamattina col presidente del Consiglio, e a Bruxelles qualcuno si è accorto di noi, hanno fatto mattina. Mi sembra che si sia portato a casa per il momento il 70% di quello che è stato richiesto. Chiaro che l’Italia non può essere lasciata da sola, abbiamo messo puntini sulle i e si è arrivati a dei risultati”.

Nella conferenza stampa finale, Conte ha rivendicato il risultato raggiunto. Dicendo che comunque vada, secondo la sua prospettiva, sono stati fatti dei passi avanti e si è “rivoluzionato il tavolo”. L’Italia ha fatto del “bullismo” sugli altri partner Ue durante le trattative sui migranti? “Sì, un po’…”, ha detto rispondendo a una domanda. “Se mi verrà chiesto, racconterò cosa è stato fatto, del nuovo approccio in Europa: abbiamo rivoluzionato il tavolo” sui migranti. Quindi ha chiarito: con Salvini “siamo sulla stessa lunghezza d’onda, anche io volevo vedere i fatti”. Poi ha aggiunto: “Devo confessare un lieve disaccordo con Salvini. Lui valuta l’esito del vertice buono al 70%, io all’80%. Non il cento per cento perché avrei scritto quelle due cose in più ma era una negoziazione a 28 molto difficile”.

Il premier italiano presenta il documento al termine del vertice notturno: “Chi arriva in Italia arriva in Europa”
Al termine dell’incontro, intorno alle 5 del mattino, il premier Conte ha illustrato “i punti salienti del testo”: “E’ passato”, ha detto, “il principio che il tema della regolazione e della gestione dei flussi migratori deve essere affrontato mediante un approccio più integrato, come avevamo richiesto, che riguardi la dimensione interna, quella esterna e il controllo delle frontiere, all’articolo uno”. “Ancora all’articolo uno – ha continuato – è affermato il principio che chi arriva in Italia arriva in Europa. All’articolo tre, è affermato il principio che tutte le navi che attraversano il Mediterraneo devono rispettare le leggi, quindi anche le ong, e non devono interferire con le operazioni della Guardia Costiera Libica”. “All’articolo cinque – ha detto ancora Conte – c’è il principio di un nuovo approccio per i salvataggi in mare: si prevedono azioni, d’ora in poi, basate sulla condivisione, e quindi coordinate tra gli Stati membri”. “All’articolo otto – ha aggiunto – avevamo chiesto, cosa che era il primo obiettivo della nostra proposta, che fossero intensificati i rapporti e gli accordi con i Paesi di origine e di transito dei migranti. Infine, segnalo l’articolo dodici, dove si afferma chiaramente la necessità di riformare Dublino, e quindi anche tenendo conto delle persone che vengono soccorse in mare, alla luce dei salvataggi e delle regole di Search and Rescue”, ricerca e soccorso. “Direi che nel complesso – ha proseguito Conte – possiamo ritenerci soddisfatti: è stata una lunga negoziazione, come ci dice l’orario, ma l’Italia non è più sola, come avevamo richiesto”. Quindi aprirà i centri in Italia? “E’ una decisione che prenderemo a livello governativo, in modo collegiale – ha risposto infine – direi che non siamo assolutamente invitati a farlo“. “Ancora, sempre all’articolo cinque – ha spiegato Conte – è prevista la possibilità di creare dei centri di accoglienza per consentire lo sbarco e, se del caso, il transito dei migranti anche in Paesi terzi, sotto il coordinamento e la cooperazione con l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati e con l’Oim”. “Un altro principio che segnalo – ha aggiunto il presidente del Consiglio – è all’articolo sei, per cui in Europa d’ora in poi si possono creare dei centri di accoglienza nell’ambito degli Stati membri, ma solo su base volontaria. Quindi, per i Paesi che lo desiderano e che vogliono attrezzarsi per farlo ci saranno centri con una gestione collettiva europea. Ancora all’articolo sette si è finalmente affermato il principio del rifinanziamento del Fondo fiduciario per l’Africa, che ci torna particolarmente utile per le rotte dei migranti dal Nordafrica”.

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