Di lei si erano perse le tracce il 29 maggio 2010. Quel giorno la 15enne bengalese Cameyi Mossamet, invece di andare a scuola, si recò al palazzone multietnico Hotel House di Porto Recanati dove, all’ottavo piano, abitava il ‘fidanzatino’. Da allora di lei non si era più saputo nulla. Ma il 28 marzo, durante un controllo antidroga vicino al palazzo, erano stati trovati dei resti ossei. E oggi, a otto anni di distanza dalla scomparsa della bambina, emerge che quelle ossa sono sue. La notizia ieri è stata comunicata alla madre, Fatema Begum, che vive insieme ai tre figli maschi ad Ancona. La Procura di Macerata, che ha confermato l’identificazione, ipotizza che la ragazzina sarebbe stata uccisa e sotterrata.

I primi responsi degli esami di laboratorio eseguiti dal professor Adriano Tagliabracci dell’Istituto di medicina legale di Ancona, fanno sapere gli inquirenti, portano a “ragionevolmente affermare” che i reperti trovati appartengono alla 15enne. Decisiva la comparazione di polpa presente in un dente che era tra i resti recuperati (tra questi forse erano mescolati anche quelli di un cane) con il dna della madre.

Identificato il corpo, però, resta il mistero di cosa sia realmente accaduto alla ragazza. La Procura, guidata da Giovanni Giorgio, ha lanciato un appello a coloro che abbiano notizie sulla ragazzina a recarsi in Questura ad Ancona o Macerata, o presso uffici di polizia giudiziaria o alla Procura di Macerata: “Ciò al fine di consentire di raccogliere elementi utili per lo svolgimento delle indagini apparentemente non agevoli, atteso il lungo tempo trascorso dal momento della scomparsa della minore”.

Dopo la scomparsa di Cameyi la Procura di Ancona aveva aperto un’inchiesta, poi archiviata, in cui venne indagato per sequestro di persona il ‘fidanzatino’ della 15enne. Il ragazzo, allora 20enne, che risiedeva all’Hotel House con alcuni amici ma aveva anche una sorella ad Ancona, non venne fermato e nel 2011 ricevette un provvedimento di espulsione dall’Italia: ora è irreperibile.

Allora nessun riscontro venne trovato in ordine a responsabilità per la scomparsa dell’amica. In seguito si scoprì che il giovane in quei giorni si sottopose ad accertamenti al pronto soccorso perché in stato di agitazione: potrebbe aver visto qualcosa che lo sconvolse. Dopo il ritrovamento dei resti a Porto Recanati e l’ipotesi concreta, oggi confermata, che appartenessero a Cameyi, le indagini sono state riaperte. Ora l’accusa originaria di sequestro di persona nei confronti del giovane potrebbe mutare in omicidio volontario e occultamento di cadavere.

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