L’ultima edizione degli Oscar ci ha lasciato almeno 6 titoli imponenti, per forma come per contenuti. Tre riguardano politica, storia e giustizia. Era da un po’ che non si vedeva tanto cinema politico tutto insieme. The Post, varie candidature (2 agli Oscar e 6 ai Golden Globes) ma pochi premi, giusto in zona palmares ha chiaramente ceduto il passo a registi, autori e attori carismatici ma meno blasonati del trio Spielberg/Streep/Hanks. Sicuramente più giovani e con modi di fare cinema più inediti delle tre celebrità. Forse fino a una decina d’anni fa avrebbe collezionato statuette a man bassa The Post, ma ciò che conta non è l’aura di un premio, ma il fatto che un film resti dentro lo spettatore, e probabilmente questo diventerà un classico di genere.

Nell’edizione blu-ray di 01 Distribution quantità e qualità degli extra seguono perfettamente il film. Quasi 1 ora e 20 in totale per 5 capitoli d’approfondimento. Nel contenuto Backstage Steven Spielberg confessa che tutto nacque durante le riprese di Ready Player One. Così la decisione istintiva di sovrapporre i due progetti. “Sarò pazzo, ma m’imbarcherò in un altro film”. Insieme le varie testimonianze di producer, attori e della talentuosa sceneggiatrice Liz Hannah sulla dinamicità del set partito in pochissimo tempo e chiuso in un pugno di settimane (una rarità per Hollywood), nonché la regia “di pancia” di Spielberg per l’assenza di storyboard rispetto al solito.

In Ricreare un’epoca si rivive la magia del riportare alla luce un mondo analogico di macchine da scrivere e professionalità più indiscutibili di oggi. Nel capitolo Cast vengono esplorate da Meryl Streep e gli altri attori le caratteristiche dei loro personaggi, realmente esistiti. Mentre The Washington Post scava tra le vicende storiche del giornale a partire dalla famiglia dell’editrice Key Graham fino ai Pentagon Papers, inserendo addirittura alcuni testimoni dell’epoca oggi in vita. In Musica infine entra in scena John Williams, che dalla sala d’incisione, dirigendo l’orchestra sotto lo sguardo del regista, e dal suo studio rivela i perché del musicare The Post, un film politico, come un film d’avventura: vecchi viziacci di un genio.

Si parla un linguaggio finemente politico ripercorrendo la storia moderna in L’ora più buia. Probabilmente il film definitivo su Winston Churchill, o l’altro capo di Dunkirk di Nolan, visto che raccontano lo stesso momento storico sulle due sponde della Manica. Oscar al Miglior attore e al Miglior trucco, per la versione home video firmata Universal c’è quasi un’ora di extra in varie sezioni. Si comincia con Dentro L’ora più buia ripercorrendo la genesi del set nella vera House of Commons.

Il 50% del film è stato girato nelle sale del Consiglio di Guerra, e oltre a questo si può curiosare sulla trasformazione di Ben Mendelson in Re Giorgio VI. In Diventare Churchill sbirciamo dietro le quinte del capolavoro attoriale di Gary Oldman. “Era cattivo e angelico”. Dice l’attore di Churchill. Lavoro sul corpo, le registrazioni inviate al regista John Wright con le prime interpretazioni vocali sono giusto alcune delle chicche. E infine Il commento al film del regista, tra in più comuni extra nel cinema su disco, ma probabilmente il più imbevuto di spiegazioni e riflessioni sulle lavorazioni.

Scorre invece come un western contemporaneo Tre manifesti a Ebbing. Missouri. Ma l’eroe solo contro tutti è Frances McDormand. Opposta anche agli sbirri la sua Mildred cerca solo giustizia per l’assurdo omicidio della figlia, e intorno a lei un corollario di personaggi che mutano come stagioni con lo scorrere della storia. Oscar per la Miglior attrice e il Miglior attore non protagonista, come extra abbiamo Le scene tagliate, cinque, che danno la misura delle scelte calibrate dell’autore Martin McDonagh. Nel corposo Making of della versione home video rilasciata da 20th Century Fox si entra nella teatralità del regista e nella genesi del lavoro con interviste e paralleli tra girato e sceneggiatura. Fare di un set una compagnia è il suo riconoscimento più comune da cast e maestranze.

Infatti diversi dei suoi attori vengono innanzitutto dai suoi spettacoli. Mentre Woody Harrelson affronta anche il tema tabù su intolleranze razziali e sessuali all’interno della narrazione. E per chiudere, brilla come un piccolo cadeau Six Shooter, Oscar al Miglior cortometraggio nel 2006 per McDonagh, contenuto insieme alla breve Galleria d’immagini.

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