“L’Europa è chiamata ad una sfida cruciale. Se non riesce a realizzare un’efficace politica di regolazione e gestione dei flussi migratori, rischia di perdere credibilità tutto l’edificio europeo. Occorre un approccio integrato, multilivello che coniughi diritti e responsabilità. L’Italia vuole contribuire costruttivamente alla formulazione di questo nuovo approccio. Dobbiamo passare dalla gestione emergenziale, alla gestione strutturale del fenomeno immigrazione. Ciò si realizza in primo luogo con la regolazione dei flussi primari (ingressi) in Europa, solo così si potranno regolare successivamente i flussi secondari (spostamenti intra-europei).

1  Intensificare accordi e rapporti tra Unione europea e Paesi terzi da cui partono o transitano i migranti e investire in progetti. Ad esempio la Libia e il Niger, col cui aiuto abbiamo ridotto dell’80 per cento le partenze nel 2018.

2 Centri di protezione internazionale nei Paesi di transito. Per valutare richieste di asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari. A questo scopo l’Ue deve lavorare con Unhcr e Oim. Perciò è urgente rifinanziare il Trust Fund Ue-Africa (che ha attualmente uno scoperto complessivo di 500 milioni di euro) che incide anche su contrasto a immigrazione illegale su frontiera Libia-Niger.

3 Rafforzare frontiere esterne. L’Italia sta già sostenendo missioni Ue (EUNAVFOR MED Sophia e Joint Operation Themis) e supportando la Guardia Costiera Libica, occorre rafforzare queste iniziative.

4 Superare Dublino (obiettivo più complesso). Nato per altri scopi, è ormai insufficiente. Solo il 7 per cento dei migranti sono rifugiati. Senza intervenire adeguatamente rischiamo di perdere la possibilità di adottare uno strumento europeo veramente efficace. Il Sistema comune europeo d’asilo oggi è fondato su un paradosso: i diritti vengono riconosciuti solo se le persone riescono a raggiungere l’Europa, poco importa a che prezzo.

5 Superare criterio Paese di primo arrivo. Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. Riaffermare responsabilità-solidarietà come binomio, non come dualismo. È in gioco Schengen.

6 Responsabilità comune tra Stati membri su naufraghi in mare. Non può ricadere tutto sui Paesi di primo arrivo. Superare il concetto di ‘attraversamento illegale’ per le persone soccorse in mare e portate a terra a seguito di Sar. Bisogna scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo. L’obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti.

7 L’Unione europea deve contrastare, con iniziative comuni e non affidate solo ai singoli Stati membri, la “tratta di esseri umani” e combattere le organizzazioni criminali che alimentano i traffici e le false illusioni dei migranti.

8 Non possiamo portare tutti in Italia o Spagna. Occorrono centri di accoglienza in più Paesi europei per salvaguardare diritti di chi arriva e evitare problemi di ordine pubblico e sovraffollamento.

9 Contrastare movimenti secondari. Attuando principi precedenti, gli spostamenti intra-europei di rifugiati sarebbero meramente marginali. Così i movimenti secondari potranno diventare oggetto di intese tecniche tra paesi maggiormente interessati.

10 Ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici. E’ un principio che va rispettato, ma vanno previste adeguate contromisure finanziarie rispetto agli Stati che non si offrono di accogliere rifugiati”.

Bruxelles, 24 giugno 2018.

Presidenza del Consiglio dei Ministri“.

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