Quasi 3 miliardi di euro da Atene a Berlino. Il rientro di prestiti erogati e di obbligazioni acquistate a sostegno dell’economia della Grecia dal 2005 hanno infatti portato alla Germania profitti per 2,9 miliardi di euro. La stima è dello stesso governo tedesco che ha risposto a una richiesta ufficiale presentata in Parlamento dai Verdi, partito all’opposizione. I profitti provengono quasi tutti da una serie di operazioni eseguite attraverso il Securities Market Program, programma di acquisto di obbligazioni avviato dalla Bce nel 2010 e oggi concluso, che la Germania e altri membri dell’eurozona hanno sostenuto per mantenere a galla l’economia greca. Come precisato dall’esecutivo, la cifra complessiva di 2,9 miliardi include anche i 400 milioni di euro generati da un prestito del 2010 della banca di sviluppo KfW, di proprietà del governo tedesco.

Il dato è emerso nel giorno in cui il dossier Atene è tornato sul tavolo dell’Europa. L’odissea della Grecia, durata otto anni e tre piani di salvataggio, potrebbe volgere al termine questa estate previo il via libera dell’Eurogruppo affinché Atene esca dalla tutela dei creditori dal 20 agosto e si finanzi autonomamente sui mercati. “Un momento storico sia per la Grecia sia per la zona euro”, per usare le parole del commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici. In otto anni, Atene ha ricevuto oltre 273 miliardi di euro di aiuti attraverso prestiti bilaterali all’inizio, e il fondo salva-Stati poi, nell’ambito di tre programmi di salvataggio, in cambio di riforme e misure di austerità più che dolorose per popolo greco. “Siamo molto vicini al momento in cui raccoglieremo frutti di anni di sacrifici e sforzi difficili”, aveva detto mercoledì ieri il primo ministro greco, Alexis Tsipras firmatario dell’ultimo travagliatissimo accordo del 2015.

La crescita del Pil greco ha ormai raggiunto l’1,4% del Pil nel 2017 e dovrebbe accelerare ulteriormente quest’anno, mostrando una espansione dell’1,9%, mentre il prossimo anno è atteso un progresso del 2,3%. La Grecia ha poi un avanzo di bilancio dello 0,8% del Pil, contro il disavanzo del 15,1% del 2009. “Dobbiamo riconoscere che la Grecia ha svolto un ottimo lavoro”, hanno detto il ministro francese, Bruno Le Maire, e il suo omologo tedesco, Olaf Scholz, arrivando insieme all’incontro. Tuttavia le discussioni restano difficili. Serve infatti l’ok dei rigoristi del Nord, guidati dalla Germania, a misure di alleggerimento del debito di Atene per arrivare a un’intesa. Misura chiesta anche dal Fondo monetario. Ma oltre alla questione del debito, gli europei devono chiudere gli ultimi dettagli del terzo programma di aiuti alla Grecia: 88 nuove riforme in cambio di un pagamento finale, un materasso finanziario di 20 miliardi di euro da corrispondere a luglio.

L’Eurogruppo – dove ha debuttato il ministro del Tesoro italiano Giovanni Tria rassicurando i colleghi sul fatto che “l’euro non è in dicussione” – è l’occasione per il primo confronto con la road map franco-tedesca sulla riforma dell’Eurozona che comprende la trasformazione del fondo salva-Stati Esm in Fondo monetario europeo, il paracadute per il fondo salva-banche, ma anche una stretta sugli stock di crediti bancari deteriorati e più poteri all’Esm anche di monitoraggio dei conti pubblici. “Non è un prendere o lasciare, deve essere migliorata, è aperta alla discussione tra membri, ma è un buon punto di partenza“, ha detto il ministro dell’economia francese, Le Maire, durante un punto stampa congiunto con il collega tedesco Scholz.

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