Maria Elena Boschi, Piercarlo Padoan e Marianna Madia al Bilancio, insieme a Claudio Borghi della Lega e a Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. L’ex presidente di Montecitorio Laura Boldrini agli Affari esteri, fianco a fianco con Micaela BiancofioreMariastella Gelmini e Mara Carfagna in quota Forza Italia, con il pentastellato Emilio Carelli e con la carica di big del Pd composta da Paolo Gentiloni, Piero Fassino, Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e Marco Minniti. Sono stati ufficializzati a Montecitorio, dopo oltre tre mesi di attesa, i membri delle 14 commissioni permanenti. E’ l’ultimo tassello perché il Parlamento della 18esima legislatura possa davvero iniziare a lavorare. Il voto per l’elezione dei rispettivi presidenti è atteso per giovedì 21 giugno.

Agli Affari costituzionali fra i membri di maggiore peso ci sono Maurizio Martina, Emanuele Fiano e Matteo Orfini per il Pd, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e la forzista Laura Ravetto. Secondo le ultime indiscrezioni, però, la presidenza andrà alla pentastellata Fabiana Dadone. In commissione Difesa spiccano Luca Lotti e Ettore Rosato in quota dem, mentre alle Finanze c’è la pentastellata Carla Ruocco. Hanno scelto la Cultura NicolaFratoianni di Leu, Vittorio Sgarbi in quota Forza Italia e il leghista Daniele Belotti. L’ex guardasigilli Andrea Orlando è tornato all’Ambiente (ne ha presieduto il ministero durante il governo Letta), mentre il forzista Giorgio Mulè farà parte della commissione Trasporti. Alle Attività produttive c’è l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, al Lavoro non mancano Gianfranco Rotondi e Renata Polverini per il partito dell’ex Cavaliere e Andrea Giaccone (probabile presidente) per la Lega. Chiudono il forzista Renato Brunetta e il dem Giacomo Portas in commissione Agricoltura e Graziano Delrio e Roberto Giachetti alle Politiche Ue.

È ancora in alto mare, invece, la trattativa per le commissioni bicamerali di garanzia del Copasir e della Vigilanza Rai, le cui presidenze secondo la Costituzione spettano alle opposizioni (in proporzione al risultato elettorale). Cioè al Pd e a Forza Italia, almeno in teoria, perché a reclamare una delle due poltrone c’è anche Fratelli d’Italia. Nonostante il partito guidato da Giorgia Meloni si sia astenuto durante il voto di fiducia al governo Conte, infatti, gli uffici di Palazzo Madama hanno deciso di considerarlo a tutti gli effetti “di opposizione. Da qui la possibilità di correre per le due commissioni. In particolare per il Copasir, dato che la presidenza della Vigilanza Rai dovrebbe andare a Forza Italia (si fa il nome di Maurizio Gasparri).

“D’intesa con il gruppo della Camera, il Pd non fornirà i nomi dei propri componenti nelle commissioni di garanzia, fino a quando la situazione non sarà chiara. Dobbiamo evitare in tutti i modi uno strappo costituzionale che sarebbe gravissimo”. Lo ha detto, a quanto si apprende, il capogruppo del Partito democratico a Palazzo Madama Andrea Marcucci durante un’assemblea dei senatori dem. Un avvertimento, questo, che lascia presagire un durissimo scontro con la maggioranza.  Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che il Pd reclama per sé, infatti, esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti e rientra nel sistema di bilanciamento dei poteri sancito dalla Costituzione. Un equilibrio che, secondo i dem, rischia ora di venire meno.

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