Evitare un “ricorso indiscriminato ai rinnovi dei contratti a termine” perché “non è più ammissibile che ci siano contratti di settimane o un mese che vengono rinnovati senza una causalità ma a discrezione dell’azienda”. E’ l’obiettivo dichiarato dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio che, in un’intervista sul Sole 24 Ore, conferma l’intenzione di modificare la disciplina dei contratti a termine liberalizzati dal decreto Poletti approvato nel marzo 2014. Ci sarà però un periodo transitorio per non “stravolgere le attività aziendali e i contratti in essere”. Rassicurazioni considerate insufficienti da Maurizio Del Conte, presidente dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal), che avverte: “Io diffido dal toccare le causali perché credo che potrebbero essere fonte di grandissimo contenzioso. Tutte le volte in cui si introduce una causale si rimette al giudice la valutazione della bontà di questa casuale e ciò crea contenzioso che non fa mai bene né al lavoratore, che è naturalmente il primo a subire il contenzioso, né alle imprese”.

Di Maio, dopo la frenata sul provvedimento per rendere tutti i rider lavoratori subordinati – partirà invece un tavolo di confronto tra piattaforme e sindacati – intende comunque agire sia sui contratti a tempo sia sugli incentivi alle imprese. Se i risultati di quelli attuali riservati ai giovani e agli assunti a tempo indeterminato al Sud sono modesti, spiega al Sole, “forse non sono stati sufficienti a rendere vantaggioso il contratto a tempo indeterminato”. Di qui la volontà di “adeguare gli incentivi alle imprese legandoli alle assunzioni a tempo indeterminato”. Per quanto riguarda la somministrazione, strumento che oggi veicola le forme di precarietà più estreme, “stiamo già lavorando ad alcuni strumenti specifici, dal momento che anche in questo caso o strumento si è prestato ad abusi“.

Quanto alle politiche attive e ai centri per l’impiego, “restano la grande incompiuta della riforma del 2015. Noi stiamo già operando per riformare i centri per l’impiego”, che “saranno il cardine su cui dovrà girare il reddito di cittadinanza. Devono essere l’hub su cui si dipanano le politiche per il lavoro”.

Ma proprio il presidente dell’agenzia che coordina le politiche mirate a trovare un lavoro ai disoccupati esprime perplessità sui piani del ministro. “Io diffido dal toccare le causali perché credo che potrebbero essere fonte di grandissimo contenzioso”, ha detto Maurizio Del Conte commentando le ipotesi a margine dell’assemblea di Assolavoro. Del Conte, invece, è favorevole a porre un limite al numero delle proroghe. “Il decreto del 2014 aveva fortemente spinto il contratto a termine in una fase in cui c’era bisogno di dare fiato all’occupazione”, spiega. “Penso che probabilmente – continua Del Conte – rivedere il numero delle proroghe del contratto a termine sia anche un’operazione corretta”, visto che “abbiamo, rispetto ad altri paesi europei, un sistema di durata e proroghe complessive molto più generoso”.

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