Grazie Messico! Grazie per aver sfatato un bolso pregiudizio duro a morire: e cioè che fare all’amore nuoce allo sportivo. Da domenica 17 giugno dell’anno di grazia 2018, sappiamo che il doping più innocuo è lo scoping, rilassa e abbassa lo stress.

Il sorteggio era stato infame, per il Messico: gli era toccato il girone della Germania, detentrice del titolo 2014, vincitrice della Confederation Cup 2016, la favorita numero uno. E per di più, doveva incontrarla subito, alla prima partita. Un esordio terribile, per “El Tricolor”, come viene chiamata la nazionale messicana. Roba da non farti dormire. Invece, prima di raggiungere Mosca e battere la Germania, nove giocatori del Messico si sono concessi un allenamento extra molto particolare e, a quanto pare, assai efficace: hanno ingaggiato 30 escort e si sono isolati con le ragazze per 24 ore di fila. Sabato 2 giugno avevano sconfitto la Scozia in amichevole, domenica 3 giugno l’avevano dedicata al sesso: “Era il nostro giorno libero”, si sono giustificati dopo che Tv Notas ha svelato la faccenda. L’allenatore non ha voluto prendere alcun provvedimento. Più saggio dei moralisti bacchettoni: il campo gli ha dato ragione.

Tra i nove nazionali che hanno sfogato i loro bollenti ardori, il portiere Guillermo Ochoa (che gioca nello Standard Liegi), il centravanti Raul Jimenez (Benfica), i fratelli Jonathan e Giovani dos Santos (Los Angeles Galaxy), il difensore Carlos Salcedo e Marco Fabian (entrambi dell’Eintracht di Francoforte). Tant’è che su Twitter un sacco di tifose messicane si sono dette disponibili a pagare altre “putas”, se generano questi effetti straordinari.

Siamo felici, noi italiani, perché a battere i tedeschi – nell’anniversario della “partita del secolo” Italia-Germania 4 a 3 – è stata una squadra latina. Che ha la bandiera con gli stessi colori italiani. Ci ripaga, il Messico e nuvole, di una grande amarezza. L’Italia che non c’è. Oggi, day 5 del Mondiale, è giorno di lutto, più che di lotta calcistica. Ha giocato la Svezia al posto nostro. Milioni di italiani hanno gufato contro. Senza successo. Gli svedesi hanno battuto il Sud Corea per 1 a 0, con un rigore. Di fatto, legittimano la loro presenza. E poi, gli assenti hanno sempre torto, si suol dire.

Ci pigliano per i fondelli un po’ tutti. Non credete a chi racconta che c’è rimpianto per l’Italia. I tifosi delle altre squadre hanno sempre avuto timore degli azzurri: abbiamo o no conquistato quattro Coppe del Mondo? Come la Germania, che si reputa superiore. I tedeschi, grevi come al solito, hanno aggiunto un girone al torneo. Z, come zero. Ci giocano Italien, Holland, Fantasyland, LegoLand. Ah ah ah. Intanto, però, a zero sono anche loro.

Persino i russi se ne approfittano, maramaldeggiano dopo il 5-0 inflitto all’Arabia Saudita. Dicono che nelle città del Mondiale ci sono un sacco di armeni che si spacciano per italiani così “cuccano meglio”. Sfruttano il mitico fascino italico “senza pagare la licenza”. Gli armeni sono per i russi i belgi delle barzellette francesi. Vittime di sfottò. Al tempo dell’Urss, Radio Yerevan era la più trinariciuta delle emittenti sovietiche, la più acritica di tutta l’informazione censurata. Così grottesca nella sua ortodossìa da essere involontariamente comica.

Qui Radio Yerevan” divenne spunto di tutte le storielle anticomuniste (vi consiglio di leggere l’esilarante Lavoratori di tutto il mondo, ridete di Moni Ovadia, pubblicato da Einaudi nel 2007). Come questa, che parla di sport (non di calcio). Giochi olimpici del 1980, Mosca. Un lanciatore di martello sovietico batte un record, realizza una misura eccezionale. Tutti lo vogliono intervistare. La prima domanda arriva da Radio Yerevan: “Come siete riuscito a lanciare il martello così lontano?”. Il lanciatore risponde ineffabile: “Avrei potuto far di meglio. Il doppio della distanza, se insieme al martello ci fosse stata una falce”.

Ecco, è un po’ quel che sta succedendo a Russia 2018. Un conto è l’ufficialità. Le norme severissime relative alla sicurezza. La propaganda. La vetrina putiniana. Un altro è il dissenso, la quotidianità, l’irrisione. Qui Radio Russia 2018: “Donne non andate con gli stranieri!”, l’appello (che è stato diffuso radiofonicamente) della deputata Tamara Pletniova ha ottenuto l’esatto opposto. Sui social è stata accusata di sessismo e razzismo.

Ad Ekaterinburg le donne, riferisce il sito momenty.org, pare abbiano ben altre intenzione che quella di rinchiudersi in casa e far voto di castità per la durata del torneo, vogliono uscire, divertirsi, conoscere, far gol nella zona fan del Mayakovskij Park. Sono entusiaste dei turisti uruguayani che trovano “carinissimi”, le più furbe aspettano i francesi (“metti tutto il meglio in una volta”), comunque, “nei giorni di Mundialya, la capitale degli Urali sta vivendo una rivoluzione sessuale”, tiè deputata Pletniova! Furoreggia l’applicazione Tinder per “incontri immediati”, la fotografa Natalia Chemokhatova immortala un gruppo di tifosi sudamericani e scrive questa didascalia entusiasta: “Non tutte le ragazze possono resistere al radioso sorriso degli uruguaiani”. Intanto, sono arrivati gli hooligans inglesi: a furia di temerli, li hanno decimati ancor prima di lasciare la perfida Albione. Dovevano essere 10mila, poi la metà, adesso sono solo 2mila 500. Che succederà?

In attesa d’arrestarne qualcuno, a Mosca hanno sbattuto in galera alcuni attori del teatr.doc (d’opposizione) per aver fatto volantinaggio a favore di Oleg Sentsov, il regista ucraino accusato di aver preparato un attentato e condannato a 20 anni di reclusione che sta scontando alla colonia penale di Labytnangi nel distretto di Yamal-Nenets. Sentsov sta attuando lo sciopero della fame. Il Cremlino non è distratto dal Mondiale. Anzi.

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