Un’audizione durata poco più di un’ora. Virginia Raggi ha lasciato piazzale Clodio poco dopo le 17 da un’uscita laterale senza rilasciare dichiarazioni. La sindaca di Roma era stata convocata in procura per essere sentita come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta su Luca Parnasi. L’imprenditore romano è stato arrestato mercoledì, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione.

Raggi sentita sulla genesi del rapporto Lanzalone – Campidoglio – La prima cittadina della Capitale, completamente estranea alle indagini, si è materializzata in procura poco dopo le 15 e 30 per andare a sedersi davanti agli investigatori e rispondere ad alcune domande sul ruolo di Luca Lanzalone, l’avvocato finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Raggi ha dunque messo a verbale quanto già spiegato nelle ultime ore a giornali e televisione: cioè quale fosse la genesi del rapporto tra Lanzalone e il Campidoglio. “Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede (oggi rispettivamente ministro per i Rapporti con il Parlamento e guardasigilli ndr) all’ epoca erano del gruppo enti locali, che supportavano i Comuni. Vennero a darci un supporto perchè all’indomani dell’arresto di Marra ci fu uno scossone in Consiglio comunale, e ci presentarono Lanzalone quando chiesi di approfondire lo strumento del concordato preventivo in continuità. Lui ci ha aiutato tantissimo a capire come stavano le cose sulla cubatura”, ha detto a Porta a Porta la sindaca giovedì sera.

Il ruolo di Lanzalone per i pm – Secondo i pm Paolo Ielo e Barbara Zuin Lanzalone era il consulente di fatto del comune per le questioni relative allo stadio della Roma. Sempre secondo l’accusa avrebbe messo a disposizione questa funzione ottenendo in cambio da Parnasi la promessa di consulenze allo studio legale a lui collegato. Considerato vicino a Davide Casaleggio , Lanzalone aveva infatti un ruolo chiave nell’amministrazione capitolina. È grazie alla sua “consulenza” se è stata sbloccata la vicenda dello stadio di Tor di Valle e se sono state avviate le procedure per il concordato preventivo di Atac. Proprio la vicenda del nuovo impianto sportivo della Roma lo ha portato in contatto con Parnasi, il costruttore considerato dagli inquirenti al centro del sistema di “corruzione sistemica e pulviscolare”.

Gli interrogatori di garanzia: Parnasi non risponde al pm- In giornata, intanto, erano fissati gli interrogatori di garanzia dei nove arrestati. Parnasi è stato sentito a Milano (è detenuto nel carcere di San Vittore), mentre tutti gli altri a Roma. Fra loro ci sono anche l’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, e il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio, Adriano Palozzi (in quota Forza Italia). L’imprenditore ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip di Milano Giulio Fanale, che lo ha interrogato “per rogatoria”, perchè “c’erano veramente troppi temi” nell’ordinanza di custodia cautelare. A spiegarlo è stato il suo legale, l’avvocato Giulio Tamburrini. “Il mio assistito – ha spiegato il legale – risponderà alle domande del pm. In questo momento noi avvocati avevamo soprattutto bisogno di leggere gli atti con un attenzione poi Parnasi renderà un interrogatorio davanti al pubblico ministero a Roma” al quale “intende spiegare molte cose”. Quanto ai “finanziamenti a pioggia” contestati dalla Procura di Roma, l’avvocato Tamburrini ha detto che Parnasi “esclude” di averli mai versati. ” E’ un problema di lettura dei fatti. E’ una scelta personale – ha concluso il legale – che verrà sciolta nell’interrogatorio davanti al pm”

legali Lanzalone e Civita chiedono scarcerazione –  “Nella mia vita non ho mai compiuto nulla di illecito, respingo con forza ogni addebito”, si è difeso Lanzalone, davanti al gip Maria Paola Tomaselli.  La procura contesta all’avvocato genovese di aver ricevuto la promessa di consulenze per il suo studio legale per circa centomila euro. Al termine dell’interrogatorio il difensore ha presentato istanza di scarcerazione. Stessa richiesta avanzata dai legali di Civita. “Aver chiesto aiuto per mio figlio è stata una leggerezza compiuta in buona fede”, ha detto l’esponente del Pd al gip. Nel corso dell’atto istruttorio, il consigliere regionale, ha respinto le accuse affermando di non aver mai favorito l’imprenditore Parnasi. “Ho chiesto se era possibile intervenire per mio figlio – ha aggiunto – tre mesi dopo che era concluso l’iter della conferenza dei servizi. Non ho mai violato la legge, le decisioni della conferenza di servizio erano pubbliche”. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, invece, Palozzi, che è domiciliari.

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