Ci sono anche 10mila euro per un ritratto di Donald Trump da appendere in uno dei suoi golf club tra le spese per cui il presidente ha usato illegalmente soldi prelevati dalla Donald J. Trump Foundation. Lo sostiene la procura generale dello Stato di New York, che ha accusato il presidente Donald Trump di avere dirottato denaro della sua fondazione a scopi personali. E ne chiede ora lo scioglimento. “Come mostra l’indagine, la fondazione non era molto più di un libretto degli assegni per i pagamenti da Trump o dalle sue imprese a enti no-profit, a prescindere dai loro obiettivi o dalla loro legalità“, ha dichiarato Barbara D. Underwood, procuratrice generale dello Stato.  “Non è il modo in cui le fondazioni private dovrebbero funzionare e il mio ufficio intende far sì che la fondazione risponda dell’uso improprio degli asset di beneficenza”, ha proseguito. Trump si difende su Twitter definendo l’azione legale “ridicola“. E punta il dito contro “gli squallidi democratici di New York”: “Nessun patteggiamento su questo caso”, assicura.

La causa, scrive il New York Times, punta a far bandire il presidente Trump e tre suoi figli dai board degli enti no-profit, e chiede inoltre la restituzione di 2,8 milioni di dollari. Presentata alla Corte suprema di Stato di Manhattan, l’azione legale è l’esito di due anni di indagini sulla fondazione Trump. Mentre tali fondazioni dovrebbero essere dedicate ad attività filantropiche, secondo la procura quella del magnate è stata spesso usata per ingraziarsi favori politici o per risolvere controversie legali delle imprese del presidente. Tra gli esempi di fondi usati in modo illegale per scopi privati, la procura ha anche elencato una spesa di 10mila dollari per un ritratto di Trump appeso in uno dei suoi golf club.

In un altro caso, nel 2007 una disputa del resort di Mar-a-Lago con la città di Palm Beach fu chiusa con il pagamento di 100mila dollari dalla fondazione di Trump a un altro ente benefico, la Fisher House Foundation. La procura accusa la fondazione del presidente Trump di “vasto coordinamento politico illegale con la campagna presidenziale di Trump, di ripetute e consapevoli transazioni con se stessa a beneficio degli interessi personali e imprenditoriali di Trump, di violazione degli obblighi legali di base delle fondazioni no-profit”.

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