La nave militare americana Trenton si trova davanti ad Augusta, in Sicilia, con a bordo 41 persone sopravvissute al naufragio di martedì mattina. E’ il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, Flavio Di Giacomo, a chiedere ora di far sbarcare i migranti: “E’ urgente consentire l’attracco nel porto” visto che “i sopravvissuti hanno immediato bisogno di assistenza” scrive su Twitter, aggiungendo che il personale dell’Oim è già in attesa al punto di attracco. E’ l’ultimo capitolo di una situazione quasi caotica che ha riguardato il salvataggio di questo gruppo di migranti al largo della Libia: alcuni naufraghi – almeno 12 secondo la testimonianza dell’equipaggio statunitense – sono annegati. Ma i corpi, spiega il comando della Sesta Flotta Usa a cui appartiene la Trenton, non sono mai stati caricati a bordo della nave, com’era stato ricostruito in un primo momento. “I soccorritori hanno dato priorità al recupero di coloro che avevano bisogno di aiuto immediato” e che sono stati “immediatamente portati a bordo e riforniti di cibo, acqua, vestiti e cure mediche”. La barca di salvataggio è poi tornata sul posto per cercare quei corpi, ma non li ha trovati. Se necessario le navi della US Navy sono in grado di conservare i corpi in depositi refrigerati“. Una precisazione dovuta al fatto che la ragione presunta dell’abbandono in mare dei cadaveri era stata indicata nel fatto che non ci fossero celle refrigerate per la conservazione dei corpi né sulla Trenton né sulla imbarcazione dell’ong Sea Watch, che si è avvicinata a quella della Marina americana.

Ma la realtà è che i 12 corpi senza vita non sono mai stati recuperati, almeno secondo il racconto degli americani: ci hanno provato, come hanno anche detto alla Sea Watch, ma non li hanno più trovati, dopo aver dato la precedenza al soccorso dei migranti che stavano chiedendo aiuto. “Non abbiamo mai saputo se i corpi dei 12 migranti” fossero stati “recuperati o meno dalla nave della Marina Usa” confermano da Sea Watch. L’ong è intervenuta perché chiamata proprio dagli americani che “dopo aver contattato la guardia costiera italiana e libica” hanno chiesto all’organizzazione non governativa “la disponibilità a prestare assistenza attraverso il trasbordo delle 41 persone di cui 4 donne e una incinta”.

Dalla Sea Watch si spiega che la loro nave non ha “mai raggiunto la zona del naufragio – afferma all’Ansa Federica Mameli, collaboratrice della ong – Loro ci sono venuti incontro e poi siamo rimasti fermi per 24 ore in attesa di una decisione”. L’Ong smentisce inoltre di non aver voluto prendere a bordo i sopravvissuti. “Non è vero che ci siamo rifiutati, abbiamo dato la nostra disponibilità a prendere a bordo i naufraghi chiedendo però che ci assegnassero un porto sicuro ragionevolmente vicino”. La Sea Watch 3 infatti non può percorrere tragitti troppo lunghi.

Gli Stati Uniti, si legge nella stessa nota, sono in contatto con i loro “partner internazionali” per decidere dove dovranno essere sbarcati i sopravvissuti. “Ci stiamo lavorando” dice il ministro dell’interno Matteo Salvini.

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