Io c’ho una lista di tutti i partiti politici, dieci soggetti. Io non voglio essere presente, la cosa la faccio fa’ a mamma. Poi vediamo come fa con i pagamenti”. Lo stadio dell’As Roma, ma non solo. Un importante progetto commerciale nel comune di Marino – alle porte della Capitale – il restyling del litorale di Ostia “anche nell’interesse degli Spada”, altri interessi da sbloccare in città e il sogno di atterrare a Milano sempre facendo leva sul calcio, sponda rossonera. E poi le compensazioni urbanistiche, il grande affare per i privati. Per far questo Luca Parnasi è accusato di aver corrotto o di stare cercando di corrompere alcuni politici – facendo leva sul M5s con i quali “noi in questo momento abbiamo una forte credibilità”, ma spingendo sugli agganci già presenti nel Pd e in Forza Italia – ed anche diversi tecnici, nel tentativo di sbloccare pratiche in proprio favore presso Soprintendenza, il ministero dei Beni Culturali e i dipartimenti comunali e municipali. Tutto ciò in cambio di soldi giustificati da false fatture e scambi di favori di varia natura. Questo risulta dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maria Paola Tomaselli che ha portato all’arresto di 9 persone (6 custodie in carcere), per un totale di 16 indagati, nell’ambito dell’inchiesta sulle autorizzazioni in corso d’opera per la costruzione del nuovo impianto di Tor di Valle.

IL MODUS OPERANDI –Un modo di fare un po’ anni 80” – come lo definiscono i collaboratori del costruttore, coinvolti nell’inchiesta, nelle intercettazioni dei carabinieri – ma che stava portando i frutti sperati: oliare la macchina burocratica per sbloccare le varianti urbanistiche e portare a casa i risultati facendosi anche “amici” persone importanti nell’ambito dei partiti. Finanziamenti illeciti, ma anche leciti, come quelli assicurati alla compagna elettorale di Roberta Lombardi , candidata a governatore del Lazio “per far piacere a Ferrara (capogruppo, ndr) e De Vito (presidente d’Aula, non indagato ndr)” o, due anni fa, a Stefano Parisi per la corsa a sindaco di Milano e a una fondazione vicina alla Lega. “Io ieri sono stato a parlare con Ferrara – raccontava Parnasi a un suo collaboratore nel gennaio scorso, quindi prima delle elezioni politiche – e c’era un trionfo assoluto (…) Noi in questo momento con i 5 Stelle abbiamo una forte credibilità, incontrerò anche la Lombardi fra una settimana e c’è un rischio altissimo che facciano il Governo, magari con Matteo Salvini. Quindi noi potremmo pure avere un grande rapporto”. Quindi gli incontri riservati, con gli assessori capitolini Luca Montuori e Luca Bergamo (non indagati) o gli amministratori comunali di Marino, al fine di “spingere” i provvedimenti favorevoli. “È un investimento che io devo fare… molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre… che manco te le racconto”.

LANZALONE E L’AFFARE DEL FONDO SANDOKAN – Il personaggio chiave fra quelli aderenti al “gruppo criminale” messo in piedi da Parnasi è stato senz’altro Luca Lanzalone. Uomo molto vicino alla Casaleggio Associati che, a detta del palazzinaro, avrebbe potuto portargli “tutto il mondo 5 Stelle”. Al manager genovese, l’imprenditore offre l’ingresso come consulente in alcune società controllate che gestiscono a sua volta fondi milionari. In particolare, gli viene prospettata la possibilità di ristrutturare il fondo ex Idea Fimit (oggi Dea Capital), i cui creditori finanziari sono rappresentati da Unicredit “nel veicolo di cartolarizzazione chiamato Sandokan”. La partita economica è però bloccata a causa di un contenzioso economico da 70 milioni con il Campidoglio, che Lanzalone si offre subito di sbloccare “volentieri”, perché “più risolviamo questa roba con il Comune e meglio è”. Un affare in cui è coinvolto anche Pierluigi Toti, altro noto costruttore romano “a cui gli ho sbloccato la partita dei Mercati Generali”, dice Lanzalone, facendo riferimento alla vicenda che portò – fra l’altro – al crollo della giunta del Municipio VIII. “Perfetto, quindi sappi che io lavoro in questa direzione e, se senti… lavoriamo insieme”, gli dice Parnasi stringendogli virtualmente la mano. Il rapporto fra il costruttore e Lanzalone si stringe a tal punto che per fare un piacere all’avvocato genovese Parnasi tira in ballo anche Luigi Bisignani, faccendiere di lungo corso nei rapporti fra l’imprenditoria e la politica romana. Il rapporto fra l’imprenditore e il consulente del M5s si salda quando Bisignani interviene sul sito Dagospia per far modificare (con successo) un articolo allusivo su Lanzalone e la consigliera Giada Giraldi. “In tale contesto di reciproco favore – scrive il gip – la prima delle utilità conferite da Parnasi al Lanzalone emersa nel corso delle indagini, attiene al conferimento di un incarico professionale ad avvocati del suo studio (Costantini e Sonzogni) in relazione ad un progetto di ristrutturazione fondi connesso all’operazione Stadio”.

FERRARA E LA COSTRUZIONE DEL “GRANDE RAPPORTO” – Lanzalone a parte, l’interlocutore politico di Parnasi e i suoi – “quello con cui io parlo per lo stadio della Roma”, dice Giulio Mangosi uno degli uomini del costruttore – è Paolo Ferrara, il capogruppo M5s in Campidoglio, con il quale il costruttore concorda la realizzazione di un progetto per il restyling del litorale di Ostia. “Abbiamo un progetto bellissimo su Ostia e te lo facciamo vedere con calma”, dicono al consigliere. Anche, in via ipotetica, con il beneplacito del clan Spada. “In questo momento c’e’ la sindaca nuova, la minisindaca di Ostia, un posto infestato dagli Spada – dice Parnasi al suo Luca Caporilli – quindi bisogna… anche gli stessi Spada… sarebbero interessati che Ostia se ne parlasse bene, così si calma la pressione su di loro e continuano a ruba’. Non so se mi spiego”. Insomma, bisogna “fare immediatamente questa roba di Ostia, ma per incassare sullo Stadio”, ordina Parnasi. E non solo. “Io punto a diverse cose. Punto ad accelerare il discorso di Pescaccio, sto vedendo su viale Manzoni se c’è spazio per poi”. Ma “dobbiamo essere più creativi dal punto di vista urbanistico ad inventare queste cose”. Ancor più chiaramente, nella rete di Parnasi è caduto Giampaolo Gola, assessore al Municipio X di Ostia, al quale viene prospettata – da sportivo – la possibilità di lavorare nell’As Roma “o in una delle società di Parsitalia”, conferma lo stesso Gola a un collaboratore del costruttore.

MICHELE CIVITA E LA PROMESSA AL FIGLIO DANIELE – “Io ti voglio chiedere una cortesia per mio figlio. Tu me l’avevi detto, no?”. È invece Michele Civita, ex assessore ai Trasporti e Urbanistica della Regione Lazio, legatissimo al governatore Nicola Zingaretti, a cadere nella tentazione di chiedere a Parnasi un posto di lavoro per il figlio ingegnere. “Ma nulla che riguarda le tue società, per ragioni di opportunità”, si raccomanda l’ex assessore il 12 marzo, appena ripescato in consiglio regionale proprio dal governatore dopo aver chiuso le elezioni come primo dei non eletti. Il costruttore nemmeno vuole vedere il curriculum: chiede al politico dem i dati del figlio e già gli annuncia un impiego in Be Consulting. Quest’ultima società è amministrata da Stefano Achermann, con il quale Parnasi intrattiene rapporti nell’ambito del progetto per lo stadio del Milan. “Il padre l’uomo di Zingaretti, una persona seria, per bene”, si raccomanda il costruttore. Un rapporto, quello fra Parnasi e Civita, inizialmente mediato dal dg dell’As Roma, Mauro Baldissoni, successivamente scavalcato da entrambi. “Dall’esame delle intercettazioni – si legge nelle carte del gip – emerge chiaramente che l’assessore Civita è stato interlocutore costante per fronteggiare le esigenze di Luca Parnasi e dei suoi collaboratori relative all’approvazione del progetto del Nuovo Stadio della Roma in conferenza di Servizi”.

L’ASSALTO AL SOPRINTENDENTE E LA CORRUZIONE DEL FUNZIONARIO – Un forte tentativo di avvicinamento c’è stato anche nei confronti del Soprintendente ai Beni Culturali della Capitale, Francesco Prosperetti (non indagato). In quel momento, infatti, bisognava lavorare per rimuovere il vincolo sulle tribune di Lafuente ipotizzato dal precedente soprintendente. Per fare questo è stato assoldato l’avvocato Claudio Santini, già capo segreteria al MiBact, che a sua volta ha spinto attraverso uno dei datori di lavoro della figlia di Prosperetti, Beatrice, affinché si potesse scongiurare l’imposizione del vincolo e trovare una soluzione alternativa. Il 14 giugno 2017 la giunta Capitolina approva la delibera che conferisce il pubblico interesse al nuovo progetto e il 15 giugno il MiBact si esprime per l’archiviazione della proposta di vincolo architettonico all’Ippodromo. Chi ottiene una tangente in piena regola è invece Daniele Leoni, dipendente del Dipartimento Urbanistica, che riceve il pagamento di 1.500 euro a una onlus a lui riconducibile. Scrive il gip: “Proprio nei giorni della dazione” era “chiamato a formulare un parere, in merito all’entità degli oneri da porre a carico della società proponente il progetto”.

LO STADIO DEL MILAN E IL GRAN RIFIUTO DI MARAN – Messi sui binari giusti gli affari romani, Parnasi stava pensando già da tempo di spostarsi a Milano. Lo dice più volte ai suoi amici e collaboratori. In particolare, il progetto era quello di realizzare lo stadio di proprietà del Milan, club rossonero oggi riconducibile a un fondo cinese. “Il motivo per cui tu ti sei inventato la compensazione dello stadio – dice Parnasi a Caporilli – Perché io sto spingendo col Milan? Perché il giorno che noi siamo gli advisor del Milan, quello che ci montiamo sotto io e te… sta alla nostra capacità di 20 anni”. E ancora: “Con tutti i servizi collegati guadagniamo senza mettere soldi, l’80%, senza rischiare perché poi magari le operazioni funzionano così e più siamo bravi e più guadagniamo”. Nel capoluogo meneghino, però, le cose sembrano funzionare diversamente dalla Capitale. Un episodio particolare lo racconta  Mangosi, collaboratore di Parnasi, riferito al tentato approccio all’assessore Pierfrancesco Maran (Pd): “Simone – si legge – che gli prova a vendere alla Tecnocasa un appartamento e quello dice ‘amico mio no! Cioè qua funziona così…qua se tu mi dici che la cosa la riesci a fare è perche’ la puoi fare, a me non mi prendi per culo e non voglio prendere per culo chi mi ha votato…’ Siamo andati lì dall’assessore a fare una figura, sembravamo i romani, quelli dei film”.

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Stadio Roma, chi è Luca Lanzalone: il consulente del M5s che risolveva problemi adesso è finito ai domiciliari

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