La nave Acquarius con quasi 630 migranti salvati da un naufragio continua a vagare nel Mediterraneo, a metà strada tra la Sicilia e Malta. Nel mentre la battaglia navale avviene sui tavoli dei governi e tra le diplomazie degli Stati e in particolare si consuma nel cuore dell’Unione Europea. La miccia è stata la decisione, proprio mentre si aprivano i seggi delle elezioni amministrative, del ministro degli Interni Matteo Salvini: chiudere i porti di fronte all’arrivo della nave Acquarius, gestita dalla ong Sos Mediteranée insieme a Medici senza frontiere. A bordo ci sono 629 migranti, 123 dei quali sono minorenni e 11 dei quali bambini. Sono persone salvate in acque internazionali vicine alla costa della Libia, ma in una zona in cui ad operare sono i mezzi di soccorso italiane. Per Salvini, però, il porto più vicino e quindi più sicuro dove far attraccare la Acquarius è La Valletta, capitale di Malta. “Da oggi anche l’Italia comincia a dire no al traffico di esseri umani, no al business dell’immigrazione clandestina. Il mio obiettivo è garantire una vita serena a questi ragazzi in Africa e ai nostri figli in Italia”.

E’ il ministro degli Interni che dà la linea. Poi la decisione è condivisa esplicitamente con tutto il governo, dopo un vertice ristretto a Palazzo Chigi andato avanti per oltre 4 ore tra il capo del Viminale, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’altro vicepremier, Luigi Di Maio. La sintonia sul punto, all’interno dell’esecutivo, viene espressa alla fine con una congiunta di Salvini e del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, competente sui porti. “L’Europa deve battere un colpo – aggiungerà in serata Di Maio – Questa vicenda dimostra che siamo stati lasciati soli. Mentre noi siamo stati disposti per anni ad accogliere migliaia di migranti, Malta non è disponibile ad accogliere centinaia. Questa Europa non è solidale e o l’Ue diventa solidale o è un problema per il Paese. Spero che le massime autorità intervengano e ci diano una mano”. E infine la voce del presidente Giuseppe Conte: “L’Italia si ritrova ad affrontare in totale solitudine l’emergenza immigrazione – dicee – Il problema è stato da me posto anche nel corso del G7 a tutti i partner europei in questi ultimi giorni dove ho anticipato che i flussi migratori devono essere gestiti in maniera condivisa anche per ciò che riguarda tutte le iniziative volte a prevenire le partenza. Il regolamento di Dublino va radicalmente cambiato”, modifiche “sia nell’interesse dei cittadini italiani sia nell’interesse delle tante donne, bambini e uomini che si ritrovano ad affrontar viaggi in situazioni così emergenziali da mettere a rischio la propria vita”.

Conte ha sentito per telefono il premier Joseph Muscat e non è stato un dialogo sereno. “Gli ho chiesto chiaramente che si facesse carico almeno del soccorso umanitario delle persone in difficoltà che si trovano sull’Aquarius – ha raccontato Conte – Muscat, pur comprendendo la situazione, non ha assicurato però alcun intervento anche in chiave umanitaria. Si conferma l’ennesima indisponibilità di Malta, e dunque dell’Europa, a intervenire e a farsi carico dell’emergenza”. Dall’altra parte la risposta di Muscat: “Siamo preoccupati per la direzione presa dalle autorità italiane sull’Acquarius, che è in alto mare. Vanno manifestamente contro le leggi internazionali e rischiano di creare una situazione pericolosa per tutti coloro che sono coinvolti”. Il premier maltese ha ribadito che “Malta è pienamente conforme alle regole internazionali e non accoglierà la nave nei suoi porti. Continueremo, ove possibile, a procedere ad evacuazioni per ragioni sanitarie”. La posizione di Malta è stata per tutto il giorno la stessa: è Roma ad aver coordinato i soccorsi in un’area di mare di sua competenza e quindi i migranti devono essere accolti in Italia.

Nel frattempo la nave Acquarius si è fermata a 27 miglia dalle coste italiane e a 35 da quelle maltesi, in attesa che le autorità italiane dicano dove deve dirigersi. Il governo italiano ha inviato due motovedette con medici a bordo “per garantire la salute di tutti gli occupanti”. Per Medici senza frontiere “ancora una volta la politica degli Stati europei” viene posta “al di sopra delle vite” delle persone: “La priorità deve essere la sicurezza e il benessere di chi è a bordo”, scrive Msf. La nave ha partecipato a sei operazioni di salvataggio nella notte tra sabato e domenica, coordinate dalla Guardia costiera di Roma e che hanno coinvolto anche tre mercantili. Tutte le persone salvate in mare, compresi 40 migranti finiti in acqua dopo il ribaltamento del gommone su cui viaggiavano, sono state caricate sull’Aquarius: a bordo ci sono anche 123 minorenni non accompagnati, 11 bambini e sette donne incinte.

Alle decisioni del governo rispondono i sindaci di molte grandi città del Sud, tutti di sinistra anche se di partiti diversi. A dare il via è stato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: “Se un ministro senza cuore lascia morire in mare donne incinte, bambini, anziani, esseri umani, il porto di Napoli è pronto ad accoglierli – ha scritto su Twitter – Noi siamo umani, con un cuore grande. Napoli è pronta, senza soldi, per salvare vite umane”. Sulla stessa linea anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Palermo, la città che a partire dal proprio nome è ‘tutta un porto’, è stata e sarà sempre pronta ad accogliere le navi, civili o militari che siano, impegnate nel salvataggio di vite umane nel Mediterraneo”. Si uniscono poi Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), Renato Accorinti (Messina), Rinaldo Melucci (Taranto). Il sindaco di Bari, presidente nazionale dell’Anci Antonio Decaro va più piano: “Su quella nave in mezzo al mare ci sono 11 bambini, più di cento minorenni e 7 donne incinte. È vero, dobbiamo cambiare la politica europea sull’accoglienza, ma non possiamo usare queste persone disperate come ostaggi. Non perdiamo l’umanità”.

Le premesse dello scontro
Le autorità maltesi avevano impedito venerdì l’ingresso in porto della nave Seefuchs, con 126 migranti a bordo: l’unità, di una Ong olandese, era in difficoltà per le cattive condizioni del mare, ma Malta ha solo proposto assistenza in mare, senza autorizzare l’ingresso in porto. E’ stato il comandante della nave a ricostruire l’accaduto alla squadra mobile della Questura di Ragusa che lo ha sentito come persone informata sui fatti. Era così intervenuta la Guardia costiera italiana e la nave, alla fine, è stata fatta approdare a Pozzallo, dove è arrivata sabato mattina.

Lo stesso Salvini da Como aveva attaccato Malta: “Non è possibile che risponda no a qualsiasi richiesta di intervento”. Dal governo di La Valletta era arrivata la netta replica: “Neghiamo di non dare assistenza ai migranti”. E Salvini aveva di nuovo risposto: “Ci dicano gli amici maltesi quante navi che trasportavano migranti hanno attraccato nei loro porti nel 2018, quante persone sono sbarcate, quante domande di asilo sono state esaminate e quante accolte”. “Oltre 750 morti nel Mediterraneo nel 2018: il salvataggio di vite in mare deve restare una priorità assoluta di ogni governo”, chiede Carlotta Sami, la portavoce dell’Unchr per i rifugiati per il sud Europa dopo aver appreso della lettera del ministro Salvini alle autorità di Malta. Nel pomeriggio era intervenuto sul tema, caldissimo delle politiche di accoglienza in mano al neoministro leghista Gino Strada che da Lucia Annunziata si è detto “sconcertato nel vedere ministri razzisti o sbirri alla guida del mio Paese“.

Il braccio di ferro e il quadro giuridico
Difficile, nel nuovo braccio di ferro, attribuire una ragione in punta di diritto. Il contesto giuridico sui salvataggi in mare è a dir poco complesso. Se a regolare i soccorsi in mare sono tutta una serie di convenzioni e linee guida resta un assunto della Convenzione di Ginevra (che la Libia non ha mai ratificato) che il Paese che riceve la chiamata di soccorso – se nessuna altro risponde – deve provvedere da solo.  Per l’Italia non è facile sfilarsi, giacché la Costituzione impone il salvataggio in mare, l’omissione dei naufraghi costituisce reati ai sensi del codice ella Navigazione. Per contro Paesi come Libia e Tunisia non hanno dichiarato quale sia la loro area di competenza da pattugliare, delegando di fatto all’Italia il controllo su un quinto del Mediterraneo (500 km quadrati). Dunque l’unico soggetto che presta realmente soccorso è l’Italia. Per quanto riguarda i porti in cui fare lo sbarco dei migranti la Convenzione Sar (recupero e soccorso) qualsiasi sia lo status di cittadinanza – devono essere trascinati nel porto “sicuro” più vicino. L’Italia può negare l’accesso ai suoi porti a imbarcazioni private, ma se lo nega a una nave che ha fatto un soccorso rischia di violare la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo.

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