A un italiano su due il governo Conte piace “molto” o “abbastanza”. Un gradimento che diventa del 60% se si esclude chi non esprime un giudizio sul nuovo esecutivo, in linea con i governi Berlusconi (2008), Monti (2011), Letta (2013) e Renzi (2014) e di molto superiore all’esordio di Paolo Gentiloni che si assestava attorno al 35 per cento e nel corso del tempo ha poi recuperato terreno.

Secondo il sondaggio di Ipsos per il Corriere della Sera, la polarizzazione è netta tra i vari elettorati seppur con delle sorprese: se infatti la squadra di ministri guidata da Giuseppe Conte raccoglie appena il 14% di consensi tra chi ha votato Pd, la percentuale lievita al 37% tra tutti i partiti di opposizione e raggiunge addirittura il 42% nel bacino degli elettori di Forza Italia. Il consenso è insomma molto più ampio dell’elettorato di M5s e Lega, i due partiti che lo sostengono.

All’orizzonte c’è ora la “prova del nove”, ovvero la realizzazione delle promesse contenute nel contratto di governo. La scaletta dei tempi, stando al sondaggio condotto dall’istituto guidato da Nando Pagnoncelli, è ben chiara: le maggiori urgenze degli elettori sono legate al controllo dei flussi migratori e il contrasto alla clandestinità, giudicate una priorità dal 37% degli intervistati, e la revisione della riforma Fornero (32%).

Il terzo provvedimento più atteso è un intervento sul Jobs Act, che viene citato dal 21% del campione e – al contrario di quanto immaginabile – è una priorità maggiore tra gli elettori del Pd (21%) che della Lega (16%). Scarso appeal hanno invece sia il reddito di cittadinanza che la “pace fiscale“, entrambe al 12%. Ma le chance di realizzazione del programma steso dal Carroccio e dal M5s, senza mettere a repentaglio i conti pubblici, non incontrano molta fiducia, secondo la rilevazione di Ipsos: ci crede, infatti, solo il 36% degli intervistati.

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