L’aria è buona lassù, a 647 metri sul livello del mare. Tra i vicoli in pietra chiara che si affacciano sui dolci pendii dei monti Aurunci si campa bene e a lungo, dicono risme di ricerche accumulate nelle università di tutto il mondo a partire dalla metà degli anni ’80. Sarà per quello che alle comunali di Campodimele sono spuntate liste elettorali zeppe di candidati che risiedono altrove. Agenti di polizia penitenziaria, in particolare, desiderosi di governare il paesino e i suoi 604 abitanti abbarbicati sulle colline del basso Lazio tra Fondi e Gaeta. Compagnie di giro che presentano puntualmente la propria candidatura a ogni sacrosanta elezione che si tenga tra Roma, il Reatino, l’Abruzzo e il Molise, fino alla provincia di Caserta. Con un solo obiettivo: l’aspettativa pagata dallo Stato.

La pratica è diffusa e in auge tra gli esponenti di tutte le forze dell’ordine. Nel 2016 Carapelle Calvisio, 85 abitanti effettivi e 67 elettori a 30 km dall’Aquila, si presentarono 62 candidati in 7 liste: 4 di queste erano composte in larga maggioranza da poliziotti, carabinieri, agenti carcerari residenti fuori Regione. E quest’anno i quotidiani locali registrano casi analoghi un po’ ovunque, da Ariano Irpino (Avellino), Nicorvo (Pavia), Faeto (Foggia) a San Mauro di Saline e Borgofranco su Po, in provincia di Mantova. “Non abbiamo dati, ma accade da Nord a Sud. A Verona ci sono 40 agenti candidati – spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe – premesso che è un diritto garantito a tutti i cittadini, sia ai militari che ai civili, il fenomeno riguarda tutto il comparto sicurezza e difesa. Da noi è forse più accentuato ed è dovuto anche al fatto che quando finiscono il corso i più giovani tra gli agenti vengono assegnati principalmente al Nord e lavorano lontano da casa. Così si candidano per tentare di essere eletti nei comuni di residenza e fruire di un avvicinamento per svolgere il mandato amministrativo”.

Una teoria contraddetta da quanto avviene a Campodimele, dove si presenteranno cinque liste. Tre di queste destano più di qualche curiosità. Progetto Popolare, ad esempio, è infarcita di appassionati di elezioni primaverili. Il candidato sindaco, si legge nella dichiarazione di presentazione della lista, si chiama Firmino Paniccia, nato a Priverno il 28 ottobre 1972. La sua fotografia campeggia anche sul sito del movimento politico vicino agli ambienti della destra laziale e sul suo profilo Facebook scrive di essere “assistente presso polizia penitenziaria Roma”. Ruolo riportato dal Bollettino Ufficiale del ministero della Giustizia datato 15 luglio 2008, secondo cui l’aspirante sindaco è in servizio nel carcere romano di Regina Coeli, nell’occasione promosso Assistente capo.

Una passione che parte da lontano, quella per la politica locale: il 7 giugno del 2009 Paniccia aveva corso per la provincia di Latina sotto le insegne dei Popolari Liberali nella lista di Armando Cusani. Un cursus honorum maturato negli anni che nel 2017 lo ha portato a candidarsi in due posti contemporaneamente: a Castelnuovo Parano, 884 abitanti in provincia di Frosinone, e Salisano, 565 persone nel reatino, sempre con Progetto Popolare. L’anno primo ci aveva provato nella sua Priverno con la lista Sanna Sindaco, mentre nel 2015 aveva tentato la scalata oltreconfine, al comune di Chiauci.

Ad accompagnarlo nell’avventura nel paesino da 225 abitanti in provincia di Isernia era stato Benvenuto Maurizio Arrais, nato – si legge – a Gaeta il 23/09/1970, che a Campodimele risulta primo in lista per la carica di consigliere. Un Benvenuto Maurizio Arrais nato lo stesso giorno figura in due numeri del Bollettino del ministero: in quello del 30 aprile 2013 e in quello del 15 giugno 2011, nei quali Arrais è definito “agente scelto del corpo di polizia penitenziaria” ed è “in servizio presso la casa circondariale Regina Coeli di Roma” (la stessa di Paniccia). Arrais nel 2016 aveva corso alle comunali di Collepardo, 941 persone in provincia di Frosinone, e nel 2017 a Gallo Matese (579 anime, Caserta) in compagnia di altri tre aspiranti consiglieri a Campodimele con i quali negli stessi giorni tentava l’avventura anche a Ventotene.

Cosa spinge gli agenti carcerari a candidarsi a ogni occasione utile? L’articolo 81 della legge 121/1981, che garantisce 30 giorni di esenzione dal servizio agli “appartenenti alle forze di polizia candidati ad elezioni politiche o amministrative” che “sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento dell’accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale”. Tradotto: aspettativa elettorale retribuita. I comuni preferiti sono quelli con meno di mille abitanti perché, si legge nelle istruzioni del Viminale, non c’è l’obbligo di raccogliere le firme.

A destare ulteriori dubbi c’è poi il fatto che in tutti i paesini in cui si è candidata nel corso degli anni, Progetto Popolare ha presentato il medesimo programma, la cui prefazione recita così: “Il nostro programma è il prodotto di un attento esame del territorio che ha visto la partecipazione delle diverse realtà locali”. “Io qui non li ho mai visti – racconta Roberto Zannella, sindaco di Campodimele – non sono venuti nemmeno per fare campagna elettorale. Nei comuni così piccoli i voti si cercano più che altrove andando a trovare la gente a casa, qui non si è visto nessuno. Non ho visto neanche un manifesto per strada”.

Una particolarità, quella del nomadismo elettorale degli agenti, che riguarda anche un’altra lista in corsa a Campodimele: Federazione per le Politiche del Territorio. Qui primo tra gli aspiranti consiglieri figura Cristian Asmodeo, nato a Isola del Liri (Frosinone) il giorno 08/07/1975. Nel Bollettino del ministero datato 15 aprile 2012 figura il nome di un Cristian Asmodeo nato lo stesso giorno, in servizio nel carcere di Frosinone e promosso “Assistente capo”. Con lui in lista figurano Gianfranco Calicchia, nato a Frosinone il 3 gennaio 1967, il cui nome campeggia nel solito Bollettino di via Arenula con la qualifica di “Assistente Capo”, e Angelo Garofali, di Castro dei Volsci (Frosinone), che nel Bollettino del 31 dicembre 2008 viene definito “Assistente capo” in servizio “presso la casa circondariale di Frosinone” e su Facebook scrive di lavorare “presso il corpo di Polizia penitenziaria”.

Altro grande appassionato di politica locale, nel 2015 Asmodeo si era presentato ad Acquaviva d’Isernia con la Lega Molise, nel 2016 aveva trovato il tempo di candidarsi nel Municipio III di Roma in una lista che appoggiava a Giorgia Meloni nella corsa al Campidoglio e lo scorso anno si è presentato in due posti diversi: con Progetto Popolare a San Biagio Saracinisco (336 abitanti nel frusinate) in lista con Garofali e altri due candidati con FPT a Campodimele, e a Salisano (565 abitanti in provincia di Rieti) in compagnia dei colleghi Paniccia e Calicchia. “Li conosco tutti, uno per uno – spiega Luca Tordella, ex responsabile di Progetto Popolare e oggi vicino a FPT – non c’è nulla di irregolare. Io ho la necessità di riempire le liste per presentarmi nei comuni e far circolare il mio simbolo. Queste persone mi hanno chiesto di candidarsi e io ho detto sì”.

Non c’è nulla di illecito ma i sindacati denunciano da tempo l’impoverimento, anche se temporaneo, degli organici: “E’ evidente che se in un istituto il 30% degli agenti si candida crea problemi al servizio – spiega Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sappe – o si modifica la norma o si assumono le circa 8mila unità che mancano all’organico e quindi si compensano così le unità che si candidano. Se si ritiene che la legge vada cambiata, il Parlamento e il governo che conoscono le nostre carenze organiche la cambino, magari facendo in modo che l’aspettativa non sia pagata“.

Qualche domanda, poi, la pone anche la lista L’altra Italia, composta interamente di persone nate in provincia di Lecce, a partire dal candidato sindaco Alberto Sanapo – ex consigliere comunale dell’Idv, poi militante del M5s, che alle scorse amministrative nel suo paese aveva preso 17 voti – fino all’ultimo degli aspiranti consiglieri. Perché otto salentini nati tra Ugento e Casarano dovrebbero voler governare un comune laziale a 488 km di distanza dai loro paesi d’origine? Sicuramente non per realizzare l’ambizioso programma presentato, che annovera tra i suoi punti principali la “difesa della famiglia tradizionale“, la “salvaguardia delle frontiere nazionali“, la “difesa dello stato sociale”, l’aumento delle pensioni minime, la “castrazione chimica” e l’ergastolo “per i reati di violenza sulle donne e sui bambini”.

@marco_pasciuti

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