Conflitto di interessi scampato, almeno formalmente. Resta, sullo sfondo, la questione di opportunità. Giovedì – in assenza del premier partito per il G7 del Canada – il secondo consiglio dei ministri del governo Conte ha deciso di esercitare i poteri speciali (“golden power“) sulla modifica della governance di Retelit spa “derivante dall’assemblea degli azionisti del 27 aprile 2018“. L’esecutivo imporrà alla società, che possiede oltre 12mila chilometri di infrastruttura in fibra ottica in tutta Italia, “prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attività strategiche della società nel settore delle comunicazioni”, spiega il comunicato di Palazzo Chigi. Problema: il 14 maggio, quando Luigi Di Maio lo aveva già individuato come possibile primo ministro del governo gialloverde, Conte nella veste di avvocato firmò un parere pro veritate per la cordata avversaria di quella la cui lista ha conquistato la maggioranza in assemblea. Nove giorni dopo il docente avrebbe ricevuto l’incarico da Sergio Mattarella.

L’esercizio della golden power, di per sé, è senza sbavature: la normativa sui poteri speciali nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni prevede che debba essere notificata al governo “qualsiasi delibera, atto od operazione posta in essere da un’impresa detentrice, concernente modifiche alla titolarità, al controllo o alla disponibilità degli attivi strategici”. E i tre azionisti che hanno riconfermato il cda del gruppo – Bousval, Axxion e Shareholder value management – hanno omesso la notifica, nonostante peraltro Bousval faccia capo ai libici di Lybian post telecommunications. Nei confronti dei soggetti extra Ue il governo ha particolari poteri sanzionatori.

Resta il fatto che Conte, nel parere preparato su incarico della cordata perdente Fiber 4.0 guidata dal finanziere Raffaele Mincione, aveva rilevato che la mancata notifica da parte dei tre soci firmatari di un patto parasociale per mettere insieme il 24,36% delle azioni apriva la strada a un intervento del governo. Che avrebbe potuto finanche “opporsi, sulla base della stessa procedura, all’acquisto”. Giovedì comunque il premier non era presente in cdm, per cui formalmente il conflitto di interessi non si è consumato.

Dopo la decisione del governo Retelit, in una nota, precisa che “le condizioni e prescrizioni riguardano attività che vengono già regolarmente svolte dalla società nello svolgimento della propria attività ordinaria, la quale è altresì titolare di certificazioni nazionali ed internazionali”. Le condizioni e prescrizioni prevedono innanzitutto che siano “garantite la continuità del servizio e la funzionalità operativa della rete, assicurandone l’integrità e l’affidabilità, attraverso adeguati piani di manutenzione e sviluppo”, che sia assicurata “l’elaborazione di programmi industriali e l’impiego di adeguati investimenti che garantiscano lo sviluppo e la sicurezza delle reti” e che siano tutelate “tramite idonei strumenti e strutture organizzative aziendali, la sicurezza fisica e logica della rete su tutto il territorio nazionale al fine di garantire la piena operatività”. Infine è richiesto di “mantenere stabilmente sul territorio nazionale le funzioni di gestione e sicurezza delle reti”.

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