Addio alla foto di classe fatta dietro ai banchi. La cosiddetta “privacy” è riuscita ad archiviare una tradizione decennale. La decisione che è destinata a far discutere arriva dal consiglio d’istituto del comprensivo di Cervignano, in provincia di Udine. Di fronte alla richiesta del vecchio caro scatto l’organo collegiale per conciliare il diritto alla riservatezza e le richieste di mamme e papà ha deciso che la foto da quest’anno potrà essere fatta ma all’esterno della scuola. Non è la prima volta che un istituto si pone questo problema: nei mesi scorsi una circolare della preside della direzione didattica di Borgo San Lorenzo nel Mugello impediva “foto e riprese a minori in ambito scolastico, compresa la foto di classe”.

Già allora la scelta della preside aveva attirato l’attenzione dei media nazionali tanto che anche Massimo Gramellini sul Corriere della Sera aveva ironizzato sulla vicenda. Ora si torna a parlare della questione della foto di classe. A spiegare il tutto è la dirigente del comprensivo di Cervignano, Tullia Trimarchi: “Non l’abbiamo vietata ma regolamentata. Le foto e le riprese all’interno della scuola possono essere divulgate solo ad uso famigliare ma io non posso certo controllare dove vanno a finire. Vogliamo salvaguardare la divulgazione di queste immagini: è una tutela nei riguardi dei bambini. È stata una scelta condivisa e presa dal consiglio d’istituto”.

E quando le si fa notare che lo scatto fa parte della storia di ciascuno non fa un passo indietro: “La foto di classe è una consuetudine ma non serve per forza il banco per farla. Le tradizioni e le opinioni sono una cosa ma io ho il dovere di salvaguardare i dati dei ragazzi. È una precauzione: vogliamo educare alla riservatezza delle immagini che sono dei dati. Alcuni genitori si sono schierati a favore, altri contro ma qui non si tratta di difendere un’opinione ma di tutelare ciò che va garantito. Quest’anno abbiamo fatto un’intensa attività di prevenzione trasmettendo ai ragazzi e ai genitori una consapevolezza del diritto alla riservatezza propria e altrui. Abbiamo coinvolto anche polizia postale e carabinieri”.

Intanto c’è già un’idea per il prossimo anno. Il consiglio d’istituto ha pensato di riproporre la foto sotto forma di attività facendola fare ai ragazzi più grandi: un percorso che avrà una valenza didattica ed educativa che andrà oltre il ricordo.

Contrario alla decisione presa è Vincenzo Squeo, rappresentate di classe della scuola: “In aprile ho fatto richiesta per avere il fotografo in classe. È stata negata con la motivazione che la foto di classe non rientra nel piano dell’offerta formativa e che non si possono favorire attività private all’interno dell’edificio. A quel punto il consiglio d’istituto ha indetto una sorta di bando per identificare un professionista per fare il servizio. Giovedì scorso avremmo dovuto fare la foto ma le insegnanti mi hanno detto che la dirigente non aveva dato l’autorizzazione. Di là di tutto la questione della privacy è risolvibile con l’autorizzazione data dai genitori. Se ci sono mamme o papà che condividono sui social quella foto non è certo responsabilità della scuola”.

Intanto per quest’anno i genitori si vedono costretti a contattare la proprietaria di un parco vicino alla scuola per fare la foto fuori dall’orario di lezione. A dare una mano ai genitori è Filomena Albano, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza: “Ciascuna scuola è libera di determinarsi rispetto alle attività da svolgere all’interno dell’istituto. In termini più generali si può dire che le fotografie di classe sono destinate a divenire ricordi di momenti piacevoli di gruppo e di condivisione, in cui i bambini sono ritratti in contesti positivi. Se c’è il consenso dei genitori e i ragazzi sono d’accordo lo scatto può avvenire tranquillamente. È importante che le persone di minore età siano ascoltate rispetto alla loro volontà di essere o meno fotografate, come prevede la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che stabilisce il divieto di interferenze arbitrarie nella vita privata”.

Articolo Precedente

Bussetti segua Bacone: lasci che gli insegnanti le spieghino come ricostruire la scuola

next
Articolo Successivo

Ministro Bussetti, cinque consigli per cambiare la scuola. Da un’insegnante

next