Ho fiducia che il neo ministro per la Famiglia e le Disabilità Lorenzo Fontana rappresenterà una svolta per i disabili e i loro familiari.

Sono sicuro che vorrà, in sintonia con un governo di cambiamento, finalmente segnare una discontinuità nelle politiche per i disabili. Lo farà perché un ministero ad hoc non può diventare una medaglia meschina da appuntare orgogliosamente al petto ma un costante richiamo alla necessità di favorire politiche di inclusione in tutto il territorio nazionale per i disabili e le loro famiglie.

Sono certo che saprà riconoscere, denunciare e correggere le mostruose differenze di sostegno economico che un disabile nato in Calabria o in Campania vive rispetto a un altro nato nel nord est. Ho la certezza che il ministro Fontana saprà guardare negli occhi la disperazione di quelle famiglie che hanno un’unica grande colpa: essere nati a sud del fiume Po. Un ministro con un onere così delicato, sono certo, saprà trovare la forza per urlare in consiglio dei ministri e ottenere che l’articolo 3 della nostra carta costituzionale, venga affermato senza se e senza ma. Il vigore di un giovane ministro leghista forse rappresenterà una manna dal cielo per gli studenti disabili di tutta Italia che attendono invano di avere insegnanti formati e specializzati in numero adeguato in tutte le scuole del Paese.­

La vivacità di un politico di razza, da quasi 20 anni impegnato in politica al fianco di Umberto Bossi e Matteo Salvini, potrebbe riuscire a costringere una classe politica sciatta e distratta a occuparsi dei disabili. Nei fatti, con scelte di sistema e non gesti episodici di carità pelosa. Concretamente, occupandosi di determinare e monitorare i livelli essenziali di assistenza sociale facendo in modo che vengano finalmente affermati non solo in Trentino e in Veneto ma anche in Puglia e in Sicilia. Io immagino che un ministro tenace ed esperto, come tanti amministratori leghisti hanno dimostrato in questi anni nelle regioni del Nord, riesca a far dialogare nella logica della sussidiarietà regioni ricche e povere unite dalla attenzione ai più deboli. La sussidiarietà, un valore cristiano che il ministro sicuramente condivide.

Si tratta, non posso negarlo, di un impegno gravoso che l’onorevole Fontana interpreterà girando lungo il Paese e incontrando i disabili e le loro famiglie con il solo obiettivo di rendere la loro vita più semplice. Il ministro Fontana è atteso da una prova terribile, dovrà essere capace di trasformare gli enunciati presenti nel contratto dei partiti al governo in risorse chiare e costanti. Trasformare le parole in fatti.

Dovrà, per primo nella storia del nostro Paese, rendere il fondo della non autosufficienza utile e significativo. Dovrà rendere la legge sul dopo di noi non solo un provvedimento utile alle compagnie assicurative ma alle famiglie dei disabili. Dovrà trovare le energie per inserire nel contratto di governo una legge che le famiglie dei disabili gravi aspettano, invano, da circa 20 anni: la legge sui caregiver.

Coraggio, onorevole Fontana: diventare ministro alla sua giovane età le consentirà di viaggiare, studiare, incontrare, litigare e persino piangere affianco alle famiglie dei disabili italiani. E poi, in consiglio dei ministri, trasformare la formula magica “il governo del cambiamento” in scelte politiche. Non solo a nord del fiume Po.

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