“Deve finire l’era delle leggi anti evasione che combattono quelli le tasse le hanno sempre pagate. Se si devono fare leggi anti evasione, devono andare nella direzione di colpire gli evasori“. Così il neo ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, dopo aver incontrato al dicastero di via Veneto rappresentanti degli imprenditori dell’associazione Drappo Bianco che si battono per una riduzione della spesa pubblica, della burocrazia, dell’imposizione fiscale e dell’evasione. “Oggi si sta rendendo la vita degli imprenditori e dei professionisti un inferno“, ha affermato. Al termine dell’incontro il leader M5s non ha risposto alle domande dei giornalisti in sala stampa ma ha fatto una diretta Facebook in cui ha ribadito che “il lavoro si crea lasciando in pace l’impresa e lasciando in pace i professionisti”.

“Quando parliamo di scartoffie non parliamo solo di imprenditori che le devono fare, ma anche i professionisti, che vengono pagati alla stessa maniera ma che vedono aumentare gli impegni”, ha aggiunto. Inoltre “bisogna invertire l’onere della prova. Si è onesti fino a prova contraria, non il contrario”. Nel contratto di governo Lega-M5s è previsto un provvedimento chiamato “pace fiscale”, di fatto un condono (l’idea è di chiedere il versamento di una quota tra il 6 e il 25% del dovuti sulle cartelle esattoriali per chiudere ogni pendenza) riservato però a chi prova di essere in difficoltà economiche.

“Anche gli imprenditori del Drappo Bianco, organizzati in Brianza, concordano con me che servano provvedimenti a costo zero che riguardano la burocrazia come lo spesometro, redditometro e lo split payment: vanno eliminati”, ha continuato il leader M5s. “Ove possibile bisogna sostituirli con meccanismi digitali dove l’imprenditore non ha oneri, semmai è lo Stato che deve incrociare le banche dati e accertare se ci sono dei furbi“, ha aggiunto.

Poi Di Maio ha anticipato che in giornata incontrerà non solo i dipendenti dei due dicasteri di cui sarà alla guida ma anche i capi delle direzioni dello Sviluppo che lo aggiorneranno sulle grandi crisi aziendali. Tra il 2017 ed il 2018 il Mise, secondo l’ultimo aggiornamento di febbraio scorso, ha gestito circa 162 tavoli di crisi industriali per un totale di 180mila lavoratori coinvolti, numeri in salita rispetto ai due anni precedenti. In sei casi la conclusione è stata negativa, in 36 casi positiva mentre ad attendere Di Maio ci sono i 46 tavoli di vertenza i cui accordi sono attualmente in fase di monitoraggio, da Embraco ad Alcoa a Idealstandard, e i 74 tavoli su crisi ancora in corso, che vedono il diretto coinvolgimento di 85mila dipendenti: dall’Ilva ad Alitalia, passando per le crisi di Honeywell a quella di Termini Imerese, da Fedex a quella di Condotte.

di Alberto Sofia

Di Maio ha anche incontrato un gruppo di fattorini del cibo a domicilio e ha ribadito: “Noi vogliamo che abbiano una vita dignitosa, noi iniziamo un percorso per un modello di lavoro che dovrà avere un salario minimo orario e deve prevedere un confronto tra i lavoratori e i colossi. Questo è il primo atto di un Ministero del lavoro che deve tutelare le fasce più deboli. Tanto poco incontrerò il drappo bianco, è un piccolo passo ma vogliamo dare un segnale, c’è tanta gente che chiede dignità. Noi possiamo dare dignità con leggi, paga minima, assicurazioni e con un confronto tra i grandi gruppi internazionali e giovani di 20 anni che non chiedono la luna”. “Ci rivedremo tra una settimana”, ha spiegato via facebook. “Dobbiamo trovare una soluzione”. L’obiettivo, come hanno riferito anche alcuni rider che hanno partecipato all’incontro, è arrivare ad “aprire un tavolo condiviso”. La Filt Cgil ha fatto notare che se “il ministro Di Maio vuole affrontare in maniera costruttiva e coordinata questo tema, come già sta avvenendo a livello regionale, deve ripartire da ciò che è già stato fatto e convocare da subito un incontro nazionale, presso il Ministero, con i sindacati confederali e le associazioni datoriali che dovrebbero rappresentare le piattaforme digitali”.

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