Morto a soli 32 anni, John Bonham è considerato unanimemente uno dei migliori batteristi della storia del rock. Di lui, parlando del figlio Jason, una volta Glenn Hughes – intervistato sull’ultimo album dei Black country communion – mi disse: È un grande batterista: suo padre era semplicemente il più grande di tutti. Nel giorno in cui avrebbe compiuto 70 anni, illuminanti suonano anche le parole che spende il chitarrista Tony Iommi nella sua autobiografia (Iron Man: Il mio viaggio tra paradiso e inferno con i Black Sabbath): Suonava così forte che finiva sempre per venire cacciato dai pub nei quali si esibiva.

Travolto dal successo dei Led Zeppelin, venne a mancare il 25 settembre 1980 soffocato dal suo stesso vomito a seguito dell’ennesima serata spesa a bere e provare: una fine prevedibile, annunciata, in netto contrasto con l’unicità del musicista che fu.

Con il suo stile percussivo, figlio della passione mai nascosta per i tamburi, forgiò il suono con il quale illustri colleghi (coevi e non) si approcciarono allo strumento, pur essendo egli dichiaratamente autodidatta. La batteria moderna, che dal ritmo si è mossa pian piano verso il timbro, deve a Bonham il protagonismo di cui godono meritatamente tutti i suoi eredi: i suoi assoli erano l’unica parte delle setlist dei Led Zeppelin a non essere mai tagliate e se capita che qualcuno oggi giorno si alzi da dietro le pelli per intrattenere il pubblico alla pari del cantante questo è solo merito suo. Specie negli ultimi mesi di attività della band, quando le condizioni cagionevoli di Robert Plant giovavano spesso dell’aiuto delle lunghe improvvisazioni dal vivo di Bonham.

Il suo curriculum si arricchisce ulteriormente citando solo alcuni dei brani alla cui stesura ha contribuito direttamente o indirettamente: ovviamente Moby dick ma anche Heartbreaker, How many more times, Out on the tiles, Communication breakdown, Whole lotta love, Rock and roll e la rivisitazione del blues d’annata When the levee breaks. A due anni dalla morte, l’ultimo Coda (annoverato nella discografia ufficiale dei Led Zeppelin solo perché annunciato dal gruppo a seguito dello scioglimento caduto due anni prima) lo restituisce di nuovo sugli scudi nel brano Bonzo’s montreux: una traccia registrata diverso tempo prima, integrata con alcuni estratti live, dove Bonham batte sui timpani coma da tradizione nuovamente a mani nude.

Nel tempo, i riconoscimenti sono caduti sulla sua salma piazzandolo sempre sul podio dei migliori: ma ciò che gli altri hanno decretato a posteriori, lui se lo era conquistato da quel dì, quando – probabilmente annoiato dalla vita contadina della piccola cittadina di Redditch – cominciò a farsi notare rendendo obsolete le pentole di casa, anni e anni prima che in tanti provassero a imitarlo, fallendo miseramente. Ragazzo, il tuo piede destro è più veloce di quello di un coniglio disse di lui Jimi Hendrix cogliendone, solo in parte, la grandezza.

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