All’incirca un anno fa a Barbiana, a 800 metri sul monte Giovi, nel Mugello salì a sorpresa nientemeno che papa Francesco a rendere omaggio a don Lorenzo Milani, il prete scomodo che la curia fiorentina, negli anni sessanta, minacciò addirittura di sospendere a divinis. Un anno dopo, dando vita alla 17esima edizione della marcia di Barbiana, più di 400 persone, tra insegnanti, operatori della scuola, sindaci e sindacalisti hanno percorso a piedi la strada che porta alla canonica di don Milani per rilanciare i “valori milaniani”.

Molti dalla Toscana ma anche da tutta la penisola, in particolare Bergamo, Matera, Parma, Pescara, Vicenza. Tutti a piedi per quattro chilometri da sopra Vicchio, fino alla scuola di Barbiana, che nel 1967 pubblicò Lettera a una professoressa, j’accuse contro il classismo e la dispersione scolastica. Alla fine della marcia si è svolto poi un incontro di riflessione su “Scuola, famiglie e comunità, alla luce del messaggio di don Milani”, che hanno visto protagonisti un allievo della scuola di Barbiana, un amministratore locale, un dirigente scolastico e un genitore. Era prevista la presenza di Roberto Fico, presidente della Camera. Ma la formazione del nuovo governo lo ha trattenuto a Roma.

La prima marcia si è svolta nel 2002 con un forte accenno critico nei confronti della riforma di Letizia Moratti. E anche le marce successive hanno mantenuto il taglio polemico, anche con i critici milaniani, a cominciare dagli scrittori Sebastiano Vassalli e Paola Mastrocola, tra gli altri, che hanno accusato don Milani e Lettera a una professoressa di aver contribuito alla svalorizzazione della scuola italiana. “Scuola facile? A Barbiana si iniziava la mattina presto e si finiva tardi la sera. Non c’erano vacanze. Se uno si distraeva o chiaccherava don Milani lo maltrattava o gli tirava le pedate sotto il tavolo”, racconta Franco Baglioni, un ex allievo.

Don Milani è stato nel tempo molto citato e ossequiato (a Barbiana sono saliti fior di politici, da Walter Veltroni a Matteo Renzi) ma poco seguito. La riabilitazione è avvenuta ad opera di papa Francesco, che già nel maggio del 2014, parlando al mondo della scuola, rendeva omaggio “ad un grande educatore italiano che era un prete: don Lorenzo Milani”. Un educatore, ha aggiunto in seguito, citando Lettera a una professoressa, “con una visione della scuola che mi sembra risponda alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi e dei giovani”.

Tema della marcia di quest’anno il rapporto tra genitori e insegnanti. “L’insegnante deve essere anche genitore nei confronti del ragazzo. Avere passione, credere nelle sue capacità”, ha spiegato Marco Bontempi, presidente dell’Istituzione don Milani di Vicchio (nel cui comune si trova Barbiana). Proprio per i fatti che si registrano nelle scuole “è importante puntare sulla sinergia tra educatori e genitori”, ha aggiunto Lauro Seriacopi. Senza sinergia – questo il messaggio della marcia milaniana – non c’è sbocco positivo al bullismo. “Il bullismo riflette l’abbandono dei ragazzi. Abbandono che si ha quando il genitore non fa anche l’insegnante e questi si rivela distanze dai ragazzi”, ha concluso Bontempi.

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