È stato il viaggio del ritorno “a casa”, nella sua Bergamo, da santo. Ma durante il trasporto verso la Lombardia, la salma di papa Giovanni XXIII ha subito una deformazione che la Curia tende a minimizzare ma – scrive il Corriere – che preoccupa il Vaticano.

“La lastra di cera che ricopre le mani è più sottile e lavorata – ha spiegato al quotidiano milanese monsignor Giulio della Vite, segretario generale della Diocesi – E stando al sole, col riverbero del plexiglass, si è surriscaldata“. Deformandosi. “Avevamo messo ghiaccio secco sotto l’urna, ma non avevamo calcolato tutta la gente che si è assiepata lungo il tragitto, e che ci ha costretto ad andare a passo d’uomo da Seriate a Bergamo”, ha continuato il prelato.

La salma nel pomeriggio di giovedì è stata traslata nel carcere bergamasco, accolta da 200 detenuti. Tra questi c’era anche Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo in appello per l’omicidio di Yara Gambirasio. Già all’arrivo nella struttura penitenziaria, la salma mummificata del Papa Buono – che resterà in città fino al 10 giugno – mostrava il problema alle mani. Le spoglie, ricoperte di cera, sono “stabilizzate” in una teca con l’argon, un gas che evita l’ossidazione.

L’imprevisto – scrive sempre il Corriere – è destinato ad accendere qualche polemica, poiché l’Esercito, di cui Giovanni XXIII è il patrono, aveva messo a disposizione un aereo Falcon per il trasferimento in volo da Città del Vaticano a Bergamo. Ma gli organizzatori del viaggio, obiettando su presunti problemi di pressurizzazione (inesistenti per i militari, poiché il volo non avrebbe superato i 3mila metri), avevano preferito il trasferimento su gomma.

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