Nel giorno della possibile nascita del governo M5s-Lega si è allargato ancora il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi. Lo spread, che in apertura era rimasto a quota 166 come venerdì sera, ha sfiorato quota 190 per chiudere poi a 185: 55 punti in più rispetto a martedì scorso, prima della diffusione delle bozze del contratto sottoscritto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il picco è stato toccato nel pomeriggio dopo che un report di Fitch ha definito il documento “incoerente con l’obiettivo affermato di ridurre il debito pubblico“. Durante la giornata il titolo decennale italiano è arrivato anche a pagare il 2,37%, il tasso di interesse più alto da un anno a questa parte.

Secondo l’agenzia di rating Fitch l’effetto espansivo del reddito di cittadinanza, della flat tax e della revisione della riforma Fornero sulle pensioni “non sarebbero controbilanciati” dalla presunta riduzione dell’evasione fiscale e dalle altre “proposte per un aumento delle entrate”. Il contratto di coalizione fra i “due partiti più populisti ed euroscettici italiani”, si legge nel report, “aumenta i rischi per il profilo di credito sovrano” dell’Italia, “in particolare attraverso un allentamento fiscale e il potenziale danno alla fiducia”. E le posizioni dei due partiti “aumentano il rischio sia di un ulteriore aumento del debito pubblico sia di una reazione destabilizzante da parte degli attori economici e dei mercati finanziari”.

Pur ricordando come siano state ritirate da una bozza precedente alcune proposte che aprivano la porta alla “creazione di un meccanismo per l’uscita dalla moneta unica” sono rimaste nel contratto – si sottolinea – “misure che implicano un atteggiamento fiscale espansivo, accrescono l’incertezza sul settore bancario italiano e rendono più probabili scontri con le autorità della zona euro”.

La preoccupazione dei mercati per la situazione italiana è confermata dal rialzo dei contratti ‘credit-default swap‘, che assicurano gli investitori dal rischio d’insolvenza del Paese: sono arrivati a 130 punti base dagli 85 del 23 aprile. Un livello ancora lontano dai quasi 600 punti registrati durante la crisi della zona euro nel 2011 e nel 2012, ma il ritmo dell’aumento è considerata spia del clima di preoccupazione degli investitori per i piani di spesa del nuovo governo.

Sul fronte azionario Piazza Affari ha chiuso con una perdita dell’1,52%, rimanendo comunque sopra ai minimi di giornata toccati in apertura, quando il Ftse Mib cedeva il 2 per cento. A influenzare il mercato però è stato anche l’impatto del pagamento dei dividendi per 19 big del listino principale, con un effetto negativo sull’indice calcolato all’1,7%. Chiudono con forti perdite anche in questa seduta i titoli bancari e finanziari, in particolare Intesa Sanpaolo e Generali. Milano è di nuovo maglia nera d’Europa, con Londra in progresso di un punto percentuale e Parigi dello 0,5% mentre Francoforte è chiusa per festività.

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