Come sta, signora Regeni? Anzi no. Come fa, signora Regeni? Come fa a non urlare di rabbia, come fa a non avere paura quando uno Stato intero ingoia chi pronuncia il suo nome?

Lo stomaco cavo per lo sciopero della fame; nel cuore un chiodo che non trova parole. Le hanno rubato un figlio e peggio ancora il perché. Alle sue domande risposte illusorie, opprimenti, amputate. A chi l’aiuta sbarre e intimidazioni. Navi di legno per sfidare Cariddi.

Eppure lei, signora Paola, è un esempio. Lei brucia il male per farne falò di verità. Lei è la pila che il dolore non ossida mentre sola accende centinaia di torce testarde, indagatrici di un buio enorme. Per merito suo Giulio è un amico, per merito suo Giulio è il nome vivo di chi cerca giustizia. La sua fermezza ispira e asseta, non ci dà pace.

Se posso permettermi una speranza, io vorrei che sentisse almeno il conforto della sua Italia, Paese distratto ma sincero e che lei riempie d’orgoglio. Lei, Paola, è la prova di quanto può essere strenua una madre, di quanto sa essere caparbio un italiano.  A lei, suo marito Claudio, Alessandra Ballerini, Haitham Mohammedine, Ahmad Abdallah, Ibrahim Metwally, Mohamed Lotfy e a sua moglie Amal Fathy, tutta la vicinanza che mi è possibile.

Alla politica, ai volontari, a tutti noi, l’invito a non cedere un millimetro d’attenzione. La verità è per chi non arretra.

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