I professori della Bocconi insegnano agli analisti fidi delle banche che quando un’azienda guadagna bene ed è guidata da una persona molto brava e capace, ma insostituibile, oppure organizzata male e senza un possibile ricambio, quell’azienda presenta un rischio elevato per la banca e deve essere finanziata con maggiore prudenza.

Oggi, in campo politico, è così anche per il Pd di Matteo Renzi e per Forza Italia di Silvio Berlusconi, entrambi alle prese con un super leader alla fine del ciclo. Renzi, dopo che gran parte dei suoi elettori gli hanno fatto capire (non votandolo) di non esser più disposti a credere alle sue favole da “pifferaio magico”, farebbe bene per se stesso e per il suo partito a ritirarsi per qualche annetto almeno. Berlusconi, che non era al governo, ma anche lui punito dagli elettori, ha assorbito meglio il colpo. A causa però della sua età avanzata e della sua non più brillante capacità di esprimersi e di sostenere certe fatiche, farebbe bene anche lui a togliersi di torno (ma in modo definitivo, poiché di guasti ne ha già procurati abbastanza agli italiani).

Arriva sempre il tempo in cui il vento gira da un’altra parte. Non si torna indietro, bisogna accettare il nuovo che avanza, modellarsi ad esso e cercare in qualche misura di moderarlo secondo i bisogni emergenti.

Non è sensata perciò la chiusura pressoché totale verso l’attuale tentativo di formazione di un governo nuovo in tutto che i soliti media controllati dai vecchi “poteri forti” cercano più o meno velatamente di ostacolare. Sono del tutto normali le difficoltà che devono ora affrontare le due formazioni vincenti delle recenti elezioni politiche, la Lega di Salvini e il M5S ora guidato saldamente da Di Maio, costrette a mettersi insieme per governare a causa di una legge elettorale scellerata che non dà a nessuna formazione eterogenea la possibilità di avere la maggioranza necessaria ad ottenere la fiducia in Parlamento. Sono due partiti diversi e hanno due linee politiche abbastanza diverse. Stanno però facendo un serio e proficuo lavoro per trovare un minimo comune denominatore capace di portare entrambi al varo di una linea di riforme volute veramente dal popolo (non come quelle viste nell’ultimo trentennio fatte in nome del popolo… che non ne sapeva niente!)

Nei tg “berlusconiani” (soprattutto), ma anche in quelli “renziani”, emerge con grande evidenza il clima cambiato di questi giorni, da quando cioè Salvini ha tentato di distinguersi dall’alleato di comodo per fare una alleanza di governo con Di Maio. Sono loro la causa del crollo in borsa di ieri e della tensione (lo “spread“) tra l’offerta dei titoli pubblici italiani e quelli tedeschi. E’ vero, nel programma di Lega e 5Stelle ci sono riforme (Fornero, flat tax, reddito di cittadinanza, ecc.) impossibili da fare tutte assieme, ma tutti sanno che essendo “impossibili” le faranno solo in parte e diluite nel tempo, come fanno tutti governi del mondo in questi casi.

E’ quindi perfettamente inutile l’allarme suscitato dai soliti giornaloni che, però, facendo suonare a livello internazionale un campanello d’allarme nelle borse, potrebbe costare all’Italia centinaia di milioni (o peggio). E’ vero che le riforme in programma sono in controtendenza rispetto a quelle attuate nell’ultimo quinquennio dall’Europa dell’austerity (in tempo di crisi) ma, adesso che tutti sanno che quella era una solenne idiozia che ha messo in ginocchio un intero continente industrializzato in soli 6 anni, dovremmo chiederci se c’erano interessi terzi in quelle decisioni e chiedere comunque “la testa” di quei guastatori. Non di chi vuole ridare ossigeno a imprese buttate nel crogiolo della globalizzazione senza protezione alcuna e gettando in rovina milioni di famiglie.

Il risultato di quegli incapaci è sotto gli occhi di tutti, mentre i pezzi da novanta dei grandi media sparano a raffica su chi vuole davvero risanare l’economia e la democrazia di una Europa che cerca disperatamente di uscire da una crisi senza fine. Ci dicono che quelle riforme a favore del popolo non si possono fare perché i mercati reagirebbero in difesa dei risparmiatori (in realtà speculatori che non si accontentano mai). E’ per questo che stanno continuamente togliendo anche quei pochi controlli fatti per moderare le operazioni speculative? Sì, è per questo! In Europa avevamo costruito il più grande ed efficace welfare del mondo, lo stanno massacrando pezzo per pezzo.

La lunga crisi è servita a creare le condizioni di debolezza necessarie agli speculatori globali. Possiamo fermarli solo rafforzando la democrazia. Occorre gente nuova per avviare un nuovo ciclo, favorevole alla gente più che ai mercati. Coprendo prima il livello nazionale, poi quello europeo, infine a livello globale. I ricchi sono pochi, i poveri, insieme ai medio-reddito, sono tantissimi, come fanno i ricchi a vincere elezioni democratiche? Con l’inganno! Hanno ragione Feltri e De Masi, la corda non si può tirare all’infinito, ad un certo punto si spezza, “aiutare i poveri conviene anche ai ricchi” ma sono pochi i ricchi che lo capiscono.

Perciò, dato che è solo con le regole di una vera democrazia che si può vincere questa guerra senza spargere sangue, diamoci da fare finché siamo in tempo. Chi non ha mai governato manca di esperienza, ma anche di deleteri condizionamenti. Se un frutto si guasta, non puoi rimetterlo in tavola.

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