A Reggio Emilia è lotta all’ultima preghiera. Nel cuore rosso dell’Italia, nella città di un padre democristiano della Costituzione come Giuseppe Dossetti, la Chiesa locale si divide, ancora, sul tema dell’omosessualità. Dopo le polemiche sul gay pride dell’anno scorso, questa volta l’oggetto del contendere è una veglia contro l’omofobia organizzata in una parrocchia cittadina con l’appoggio della diocesi. Una scelta “immorale” per gli integralisti cattolici, che hanno deciso di “riparare a questa veglia omosessualista” con un rosario. Dove? Davanti alla sede del vescovo Massimo Camisasca, il vescovo di Comunione e Liberazione che ora passa per progressista.

“La Diocesi più gay friendly d’Italia” – Così domenica, praticamente alla stessa ora, a Reggio Emilia ci saranno due “piazze” in preghiera. Quella di protesta, che inizierà alle 20.45, era già stata programmata da tempo, ma dopo l’apertura ufficiale del vescovo all’iniziativa anti-omofobia, in programma per le 21, i toni si sono alzati: “Una notizia scandalosa. Ora più che mai, occorre essere presenti”, scrivono su Facebook gli animatori della contro-manifestazione. Si tratta, in gran parte, del gruppo che lo scorso anno aveva organizzato una marcia in città per “riparare alla blasfemia del gay pride”. Già in quell’occasione i più tradizionalisti avevano criticato il vescovo, che aveva deciso di non partecipare alla manifestazione: “Reggio Emilia si rivela la Diocesi più gay friendly d’Italia, uno scandalo appoggiato dal Pastore Maximo che, peraltro, si adegua alla locandina arcobaleno”, attaccano ancora.

La metamorfosi del vescovo – La decisione di Camisasca, già nell’aria, è stata ufficializzata martedì: “Dopo lunga riflessione – ha spiegato Camisasca – ho deciso di presiedere la veglia. È, da parte mia, un segno di vicinanza alle persone con orientamento omosessuale e ai loro genitori, affinché si sentano figli della Chiesa”. Il vescovo ha anche evocato le manifestazioni anti gay pride dello scorso anno e la polemica di questi giorni: “Ogni persona ha uguale dignità, qualunque sia il suo orientamento sessuale e merita il rispetto di tutti. Così non è stato talvolta in passato. È giusto perciò che la società e i credenti chiedano scusa a quanti hanno eventualmente disprezzato o messo in un angolo”.

Chi è Camisasca – Parole che hanno fatto infuriare i tradizionalisti, ma che sono decisamente in rottura con la storia del vescovo reggiano. Massimo Camisasca è una delle colonne portanti di Cl e conosciuto come lo storiografo ufficiale di don Luigi Giussani. A Reggio Emilia era già stato criticato per l’appoggio alle Sentinelle in Piedi, movimento informale che si opponeva alle leggi contro l’omofobia: “Molte delle loro convinzioni sono le stesse che anche io ho più volte sottolineato – aveva detto nel dicembre 2014 –  La famiglia nasce dall’incontro tra un uomo e una donna; i bambini hanno il diritto ad una madre e ad un padre e i genitori devono essere messi nelle condizioni di poter educare liberamente i propri figli”. Da quel momento, prima con la decisione di non opporsi in alcun modo al gay pride reggiano e poi con l’apertura a un evento che vuole superare l’omofobia e ogni forma di intolleranza, Camisasca sembra aver ammorbidito le sue posizioni sul tema. Tanto da diventare “l’ex conservatore” per i cattolici tradizionalisti della Diocesi.

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