Le commissioni speciali della Camera e del Senato hanno dato via libera al Documento di economia e finanza del governo Gentiloni. Le relazioni al documento presentate dai relatori – rispettivamente Laura Castelli (M5S) e Alberto Bagnai (Lega) – hanno ottenuto il voto favorevole dei pentastellati e della Lega, mentre Forza Italia ha votato contro. Il Pd si è astenuto alla Camera e ha votato a favore a Palazzo Madama, dove il dem Mauro Marino ha spiegato che essendo il quadro tendenziale “la foto dell’esistente” non c’era “ragione per non votare a favore”. Il Def deve ora passare all’esame dell’Aula tra la prossima settimana e quella successiva. Il gruppo di Forza Italia ha invece motivato il no con “una lineare e chiara presa di posizione, che riguarda sia la politica economica del governo a guida Pd, che ha presentato il Def, sia la confusa situazione che allo stato, soprattutto in materia economica, vede un quadro dove annunci di ogni genere aumentano una grande incertezza. Un mandato in bianco sul futuro immediato o una postuma approvazione delle politiche del governo uscente non avrebbero alcun senso”, hanno spiegato in una nota i senatori azzurri.

Tra i contenuti della relazione presentata dalla Castelli c’è, come primo punto fermo, la necessità di evitare gli aumenti Iva. La deputata M5s ha fatto sapere che rispetto alla versione iniziale la relazione è stata arricchita di alcuni capitoli: “Abbiamo voluto sottolineare alcuni punti fermi come la scelta di non recepire il Fiscal compact” (forse il riferimento è al recepimento del trattato in quelli europei), e “il via libera ad alcuni atti comunitari che riguardano anche il Fondo monetario europeo. Agli investitori diciamo che la linea di demarcazione resta la politica monetaria europea”.

“Con futuri provvedimenti legislativi si provvederà a disinnescare in maniera puntuale le attuali clausole di salvaguardia, mantenendo ferma la volontà di non far gravare tali manovre sulle spalle dei cittadini”, si legge. Confermata quindi l’intenzione di cancellare gli aggravi di Iva e accise previsti per il prossimo anno. Tra gli interventi da mettere in campo si citano “aiuti per le famiglie” e “contrasto alla disoccupazione“.

La relazione affronta anche il problema del debito pubblico affermando che “potranno essere utilizzate misure alternative, più efficaci, tramite ulteriori interventi legislativi atti a ridurre il debito in maniera puntuale e precisa, salvaguardando il patrimonio pubblico, che risulti funzionale all’erogazione di servizi”. Sul fronte fiscale si osserva che “tenuto conto del livello attuale del carico fiscale” gli interventi ricordati nel Def ”non risultano ancora sufficienti e ulteriori misure potranno essere adottate, come in passato, per raggiungere una ulteriore riduzione del carico fiscale”. Si annunciano “ulteriori futuri provvedimenti” anche per ampliare la portata delle misure in materia di investimenti pubblici, infrastrutture e trasporti.

Castelli ha anticipato che la risoluzione che sarà presentata nell’aula di Montecitorio sarà composta da “pochi punti condivisi” e “accogliente nei confronti degli altri”. Si procederà con ”lo stesso spirito che abbiamo utilizzato per questo documento, dove hanno partecipato all’aggiunta di punti tutte le forze politiche”, spiega l’esponente del Movimento 5 stelle. In ogni caso si tratterà di “segnali per cominciare” e “l’esecutivo sarà più incisivo nella nota di aggiornamento al Def”, che sarà presentata dopo l’estate e dovrà contenere tutta la parte programmatica, che il governo uscente ha lasciato da scrivere al prossimo inquilino di Palazzo Chigi.

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