Il giorno dopo gli scontri a Gaza nel giorno dell’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme sale il numero dei morti e dei feriti: sono 61 le vittime tra cui una bimba di otto mesi morta, secondo il ministero della sanità della Striscia, per l’inalazione dei gas lacrimogeni sparati dall’esercito e che si trovava sotto una tenda con i genitori, allestita dagli organizzatori della manifestazione, non distante dai reticolati della barriera difensiva. Ma dalla tensione in Medio Oriente derivano anche tensioni sul piano internazionale. “A causa dei morti” a Gaza il ministero degli Affari esteri ad Ankara ha convocato l’ambasciatore israeliano in Turchia Eitan Naeh chiedendogli di lasciare il paese. Gli Stati Uniti, invece, hanno bloccato una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata dal Kuwait che esprimeva sdegno e dolore per la morte dei civili palestinesi, e chiedeva “un’indagine indipendente e trasparente delle Nazioni Unite per determinare la responsabilità”. Le dichiarazioni del Consiglio – che si riunisce oggi su richiesta del Kuwait per discutere la situazione a Gaza – devono infatti essere approvate all’unanimità e se anche un solo paese si oppone non possono venire adottate.

Oggi i palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est scioperano: la protesta (che include tre giornate di lutto) è diretta anche contro il trasferimento a Gerusalemme della rappresentanza diplomatica di Washington. Chiusi negozi e scuole. In giornata avranno luogo manifestazioni commemorative della Nakba: la catastrofe della costituzione di Israele, avvenuta 70 anni fa.

Una situazione quella di Gaza che è fonte di “profonda preoccupazione”, fa sapere il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov, sottolineando che fin dall’inizio Mosca ha espresso preoccupazione per questa decisione degli Stati Uniti che potrebbe sollevare tensioni in Medio Oriente. “Sfortunatamente, questo è quello che è successo: la morte di decine di palestinesi non può che causare profonda preoccupazione”, ha detto. “Abbiamo tenuto d’occhio la situazione e crediamo ancora che tutte le parti, in particolare i membri del Quartetto (Russia, Stati Uniti, Nazioni Unite e Unione Europea) dovrebbero astenersi da azioni che potrebbero aumentare le tensioni”, ha sottolineato il portavoce del Cremlino.

“Le forze letali dovrebbero essere usate soltanto come misura estrema, non come prima misura”, nella Striscia di Gaza “sembra che chiunque sia passibile di essere ucciso a colpi d’arma da fuoco” dai soldati israeliani, a prescindere dal fatto che rappresenti o meno una minaccia imminente ha dichiarato il portavoce per l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni unite, Rupert Colville.  “Il solo fatto di avvicinarsi alla frontiera non è un atto letale, minaccioso per la vita, quindi non giustifica gli spari. Non è accettabile dire che ‘questo è Hamas e quindi questo va bene'”, ha proseguito Colville, in una critica alle motivazioni addotte da Israele per l’alto numero di palestinesi uccisi nelle proteste di ieri al confine della Striscia di Gaza. Israele ha accusato Hamas di essere dietro le proteste e di aver agito semplicemente per difendere il proprio territorio. Colville ha anche ricordato che tra i palestinesi uccisi c’è una persona biamputata: “Quanta minaccia può costituire una persona biamputata dall’altra parte di una grande barriera fortificata?”. Turchia e Sudafrica intanto hanno richiamato i loro ambasciatori.

“Condanna di ogni forma di violenza, ogni uso cinico di vite umane e di violenza sproporzionata” dice l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme mons. Pierbattista Pizzaballa sulla “ennesima esplosione di odio e violenza, che sta insanguinando ancora una volta la Terra Santa. La vita di tanti giovani ancora una volta – ha scritto Pizzaballa – è stata spenta e centinaia di famiglie piangono sui loro cari, morti o feriti. Ancora una volta, come in una sorta di circolo vizioso, siamo costretti a condannare ogni forma di violenza, ogni uso cinico di vite umane e di violenza sproporzionata. Ancora una volta siamo costretti dalle circostanze a chiedere e gridare per la giustizia e la pace! Questi comunicati di condanna ormai si ripetono, simili ogni volta l’uno all’altro”.

 

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