Quello di Christian Cappello è un racconto in cui solitudine e condivisione si rincorrono, s’invertono le parti, giocano a creare una trama migliore. Dopo aver perso la sua compagna Marta e il bambino che aspettavano nel dicembre del 2015, Christian è partito per provare a dare un senso al dolore. Il suo non poteva essere un viaggio qualunque, doveva essere un viaggio speciale. E così è stato: un giro dell’Italia a piedi per raccogliere fondi per la fibrosi cistica, la più diffusa in Italia tra le malattie genetiche gravi. “Durante l’ultimo Natale che abbiamo trascorso insieme, io e Marta ci siamo scambiati come regalo una donazione benefica, cosa che facevamo tutti gli anni – racconta -, ed entrambi avevamo scelto un’associazione dedicata a questa malattia, pur non essendone affetti”. Così, quando qualche mese dopo la scomparsa della sua compagna ha deciso di mettersi in cammino, il suo obiettivo era già ben delineato: “L’ho preso come un segno del destino e ho cercato di realizzare il sogno di entrambi – spiega -, mi sono rimboccato le maniche e ho fondato la Marta4Kids, una onlus dedicata alla raccolta fondi per la fibrosi cistica”. Quest’avventura lunga un anno e 4mila chilometri è diventata oggi un libro edito da Mondadori, Andare avanti: “L’ho scritto per due motivi ben precisi – sottolinea – aiutare chi sta attraversando il mio stesso dolore e offrire un’ispirazione alle persone che non riescono a venire a capo ai loro problemi, piccoli o grandi che siano”.

Ho scritto il mio libro per chi sta attraversando il mio stesso dolore 

Nella sua vita precedente, Christian si occupava di social media management e collaborava con diverse aziende. Ma il suo vero motore è sempre stato l’amore per i viaggi, che condivideva con la sua compagna: “Dopo dodici anni di lavoro a Londra, io e Marta ci siamo presi un anno sabbatico per girare il mondo e siamo venuti a contatto con la realtà dei travel blogger – ricorda -. E visto che non aveva ancora preso molto piede in Italia decidemmo di lanciare il nostro blogdiviaggi, per offrire idee e soluzioni a chi, come noi, voleva muoversi senza spendere una fortuna”. Oltre a questo, c’era un’altra cosa che lo univa profondamente a Marta: “Non ci interessava accumulare beni materiali, così davamo in beneficenza tutto quello che ci avanzava – racconta -. Con gli anni ho capito che aiutare gli altri è quasi una scelta egoistica, perché fa stare meglio te delle persone che aiuti”. Ma in questo suo spostarsi da un luogo a un altro dell’Italia, piccolo o grande che fosse, Christian ha scoperto che la solidarietà fa parte del dna degli italiani: “Intorno a me e Marta4Kids si è creato un circolo di affetto incredibile, tutte le famiglie che mi hanno ospitato mi hanno fatto sentire uno di famiglia e ogni volta che arrivavo in un posto restavo commosso dall’accoglienza che ricevevo – sottolinea -, poi ci sono stati tutti quelli che hanno camminato con me, spesso anche ragazzi affetti da fibrosi cistica e conseguenti problemi respiratori, sono stati loro a darmi la forza di non mollare”.

A me e a Marta non interessava accumulare beni materiali, così davamo in beneficenza tutto quello che ci avanzava

Così, quello che all’inizio poteva sembrare un progetto ambizioso, è diventato realtà: “Questo viaggio mi ha salvato la vita, era una sfida con me stesso che mi sembrava impossibile vincere, ma ho capito che grazie alla fatica fisica potevo mettere per un po’ da parte i pensieri negativi e stupirmi davanti alle bellezze del nostro Paese”. Un passo dopo l’altro, Christian e la sua associazione hanno raggiunto un grande traguardo, raccogliere 100mila euro per la fibrosi cistica: “La ricerca ha fatto tanto in questi anni ed è importantissimo continuare a raccogliere fondi – sottolinea -, se questo anno è servito a regalare un’ora di vita in più a una persona significa già molto per me”.

Christian, però, non ha intenzione di fermarsi qua: “Continueremo a organizzare camminate di beneficenza per la Marta4Kids, alla scoperta dei posti meno conosciuti d’Italia, per continuare a sensibilizzare le persone su questa malattia”, spiega. Il suo, di futuro, è da costruire giorno dopo giorno: “La vita mi ha insegnato che in un attimo tutto può cambiare – conclude -, l’unico modo per andare avanti è cercare la felicità nelle piccole cose”.

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