Una presa in giro. In questo rischia di trasformarsi la vicenda dell’Osservatorio ambientale della Rho-Monza, un organismo istituito in seno al ministero dell’Ambiente che dovrebbe vigilare sulle opere di mitigazione e compensazione ambientale legate al potenziamento dell’infrastruttura. Una presa in giro soprattutto verso i cittadini del Comitato interramento Rho-Monza che dopo essersi battuti contro la realizzazione dell’opera avevano ottenuto tre anni fa l’istituzione dell’osservatorio, che avrebbe dovuto continuare a funzionare fino a un anno dopo la conclusione dei lavori. Ma ora che alla chiusura dei cantieri manca più di un anno e mezzo, è arrivata la sorpresa. Dopo uno scambio di lettere con le società autostradali che hanno in carico la realizzazione dei lotti, Autostrade per l’Italia e Serravalle, ecco infatti cosa dal ministero fanno sapere a ilfattoquotidiano.it: “L’osservatorio non verrà ricostituito per la parte di Serravalle, che non ha dato il consenso, mentre verrà ricostituito per la parte di Autostrade per l’Italia, che lo ha dato”.

L’organismo verrà dunque dimezzato. E smetterà di svolgere la sua funzione di garanzia proprio sulle opere di mitigazione ambientale più cruciali, ovvero quelle di cui è responsabile Serravalle, società controllata da Regione Lombardia. Tutto inizia un mese fa, quando Autostrade per l’Italia comunica al ministero di non voler “dare l’intesa al rinnovo dell’Osservatorio ambientale (l’incarico degli attuali membri scade l’11 maggio, ndr)”. Lo stesso giorno Giuseppe Lo Presti, a capo della direzione generale per le Valutazioni e le autorizzazioni ambientali del ministero, accoglie la richiesta, ritenendo “condivisibile la necessità di non procedere al rinnovo del suddetto osservatorio a far data dalla prossima scadenza”. Protestano il presidente dell’osservatorio Alberto D’Ercole, il comitato dei cittadini e il consigliere regionale del M5S Massimo De Rosa, che fa notare come “il ministero accontenti il controllato che non vuole più il controllore”.

A questo punto il direttore generale Lo Presti sembra fare una mezza marcia indietro. E il 3 maggio scrive alle società autostradali di ritenere “necessario che l’Osservatorio ambientale, considerata l’importanza che lo stesso assume per il territorio (…) venga rinnovato”. Ma insieme al rinnovo Lo Presti prevede una rimodulazione dell’organismo per abbassare i costi a carico di Autostrade e Serravalle, riducendo i suoi membri da sei a quattro. E, soprattutto, tira in ballo una nuova norma del 2017 per giustificare l’ok al rinnovo chiesto alle due società.

E veniamo ora alla risposta di Serravalle, che sinora si è sempre rifiutata di coprire i costi dell’osservatorio e ha per questo presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica (ancora in attesa di giudizio). La società da un lato scrive: “Si condivide la valutazione positiva sull’operato dell’osservatorio e sulla sua utilità anche con funzioni di garante nei confronti dei territori interessati”. E dunque “esprime il proprio assenso alla proposta di rinnovo dell’osservatorio”. Ma dall’altro lato “nega l’assenso ai compensi per i componenti che invece, a proprio avviso, dovrebbero essere azzerati”. Risultato? Il ministero, come detto, non ricostituirà l’osservatorio per la parte di opere in capo a Serravalle. E questo nonostante Regione Lombardia, che ha la maggioranza assoluta di Serravalle, abbia inviato in questi giorni una comunicazione al ministero in cui definisce l’operatività dell’osservatorio “un elemento di portata cruciale per i territori locali interessati” e chiede addirittura “di mantenere l’attuale numero dei componenti regionali in seno all’osservatorio (in base alla decisione del ministero dovrebbero passare da due a uno, ndr)”. Insomma, Regione dice una cosa, ma la sua controllata Serravalle ottiene che le venga concesso il contrario.

E Autostrade per l’Italia? Dopo avere dato il là a tutta la vicenda, la società della famiglia Benetton ha cambiato idea secondo quanto riferito dal ministero (Autostrade per il momento non conferma). Ma ormai il danno è fatto: “Siamo all’assurdo – dice De Rosa -. è una presa in giro dei cittadini, avallata dal ministero che non sta rispettando le norme. La norma del 2017 cui fa riferimento il direttore generale Lo Presti per giustificare la necessità di un accordo con le società autostradali non può essere applicata a un osservatorio che esisteva già in precedenza. Faremo tutti gli atti formali per agire contro questa decisione”. Parla di “ennesima presa in giro” anche Luigi Lunardi del comitato per l’interramento della Rho-Monza: “Questa decisione danneggia un territorio che ha già subito un oltraggio dalla realizzazione di un’autostrada a pochi metri dalle case. Grazie alla regia e al ruolo di garanzia sinora svolta dall’osservatorio eravamo arrivati a un passo dall’ottenere quantomeno le mitigazioni ambientali che ci erano dovute. Ma ora tutto rischia di essere vanificato. Per questo individueremo i mezzi e i canali per impedire una manovra del genere”.

@gigi_gno

Articolo Precedente

Clima, le nostre città rischiano di diventare forni. A Taranto una giornata per parlarne

next
Articolo Successivo

Alluvione Livorno 8 mesi dopo. Tra cementificazione e opere da fare. “Il fiume esondato? E’ seviziato da monte a valle”

next