di Benedetto

Penso che un po’ di credito lo si possa e lo si debba dare al Movimento 5 stelle e alla Lega. Non a caso, se non erro, i sondaggi dicevano che gli elettori Cinque stelle avrebbero gradito molto di più una “combinazione” con la Lega piuttosto che con il Pd. Certo che è facile fare i cinici disillusi; quelli che ormai non credono più a nulla. Ancor più facile è la dietrologia o la sibillina predizione del futuro. Io, però, in questa combinazione io ci spero molto; o meglio ci conto.

Ho 66 anni, ho votato M5s e ho creduto alle promesse elettorali tanto quanto ci credeva chi le ha fatte, ossia un 15% a scendere, sapendo che la fantasmagoria fa parte del “gioco” come ne fanno parte le reciproche ingiurie (un po’ meno becerismo però non guasterebbe). Ma ho dato la mia fiducia all’entusiasmo che palesemente anima il Movimento, alla voglia che dimostrano di governare, al proposito “prima i programmi, poi i nomi”. E ora la do senz’altro anche alla manifesta voglia di Matteo Salvini di poter provare che sa fare. Se poi li mettiamo a confronto la coppia Matteo RenziSilvio Berlusconi il cui unico (evidentissimo) fine è di procurarsi un tappeto abbastanza grande da nascondervi sotto tutte le loro porcherie passate presenti e future… vabbè sorvoliamo!

Ora Luigi Di Maio e Salvini si trovano a confrontarsi direttamente e cercare di incastrare i rispettivi programmi; inutile dire che ciascuno deve cedere su qualcosa. E questo si chiama compromesso, scendere a patti; non è un’ operazione disdicevole, da fare di nascosto, un qualcosa di cui vergognarsi. No, questa è semplicemente politica. Perché non esisti tu solo, bisogna rispettare anche la parte del popolo che non ha votato te; sembra banale, ma spesso ce ne siamo dimenticati.

Io poi ho sempre avuto la convinzione che se ci si vuole capire, ci si capisce anche con un esquimese, altrimenti non ci si intende neppure con un fratello. Certamente questi compromessi andranno spiegati (anche se, non mi illudo, non ci sarà detto tutto) e se sono ragionevoli li capiremo per il semplice fatto che – esclusi i talebani – siamo perfettamente consapevoli che sono l’unico strumento per un cambiamento progressivo, dato che nessuno chiede o vuole una rivoluzione con ghigliottine e quant’altro.

Si chiede di cambiare, dal paesello alla nazione, di avere qualcuno che curi i nostri interessi (soprattutto quelli dei più deboli) invece che quelli propri e dei propri utili compari. E io credo molto nella sincerità della voglia che anima questi due. Si dice che Salvini si mette in tasca Di Maio rigirandoselo come vuole? Che sta giocando come il gatto con il topo? Può darsi, staremo a vedere. Ma io – sarò un illuso boccalone – voglio invece continuare a credere che ancora esistano buona fede, lealtà, voglia e volontà di perseguire ideali che vadano oltre il culto di Mammona.

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