Una protesta un po’ insolita per un professore di filosofia con conseguenze pesanti. Ma è stato assolto perché il fatto non sussiste Andrea D’Emilio, 34 anni, insegnante arrestato per resistenza a pubblico ufficiale il 14 maggio del 2015, dopo essersi incatenato ad una balaustra della biblioteca provinciale di Pescara, per protestare contro la mancanza di fondi per l’acquisto di libri e nuove pubblicazioni, che a suo dire non garantiva la compiuta erogazione del servizio. La sentenza è stata messa dal giudice monocratico Laura D’Arcangelo.

D’Emilio fu arrestato dagli agenti della Polizia Provinciale di Pescara che, dopo il rifiuto dell’imputato di interrompere la protesta e lasciare l’edificio. Fu “liberato” dalla catena dagoli agenti. “All’esito di un processo durato due anni si è fatta giustizia, ristabilendo un principio fondamentale di libertà di manifestazione del pensiero, quello consacrato anche dall’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – commenta Vittorio Iovine, il legale che ha assistito D’Emilio – vale a dire che ogni persona ha diritto alla libertà di espressione attraverso qualsiasi mezzo di sua scelta, senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche, purché non ponga sé od altri in una situazione di oggettivo pericolo, minacci l’ordine pubblico o sia portatore di condizioni di oggettiva pericolosità”.

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