I due tmb di Rocca Cencia e Salario stracolmi, le balle di immondizia lasciate all’esterno delle strutture alla mercé di intemperie e gabbiani, i cumuli di rifiuti che stazionano per ore nelle strade ai lati dei cassonetti. E le circa 1.000 discariche abusive che secondo l’Ama popolano la Capitale – di cui una quarantina di grandi dimensioni – lasciate lì a evitare, paradossalmente, che il sistema vada definitivamente al collasso. Roma è di nuovo sul filo dell’emergenza rifiuti. E’ bastato qualche giorno di festa, fra 25 aprile e 1 maggio, a rimandare in tilt il precario equilibrio su cui si basa tutto il ciclo di raccolta capitolino. Determinante, questa volta, il naturale stop festivo delle società di trasporto che trasferiscono giornalmente il materiale lavorato negli impianti di trattamento meccanico-biologico verso le destinazioni del nord Italia. Due giorni in più su due settimane sufficienti a congestionare gli impianti, già di per sé obsoleti e in grado di lavorare solo la metà delle tonnellate per le quali sono stati omologati.

IMPIANTI CONGESTIONATI – Le conseguenze sono notevoli e le immagini provenienti dall’impianto di Rocca Cencia piuttosto eloquenti. Al momento, nel tmb Ama di Roma sud il cumulo di rifiuti arriva quasi a toccare il soffitto e la gru è costretta a muoversi in maniera più lenta. Le balle si sono accumulate fuori dalla struttura e le piogge di queste ore le stanno inzuppando d’acqua, condizione che ne aumenterà il peso al momento del carico e dunque anche il costo di smaltimento per l’azienda capitolina. Stesso disagio a Salario. Ma non è tutto. La congestione degli impianti fa sì che i mezzi di raccolta di Ama si fermino in coda per ore fuori dagli impianti tmb, diradando a loro volta il passaggio nelle strade e aumentando oltre modo la percezione negativa da parte dei cittadini, i quali si trovano sacchetti dell’immondizia sparsi a macchia di leopardo in tutte le zone della Capitale, dalla centralissima via del Corso alla lontana Corcolle.

RISCHIO EMERGENZA A FINE GIUGNO – Quando finirà questa ennesima “pre-emergenza”? In Ama si spera che l’allerta meteo di queste ore non si riveli del tutto fondata. L’azienda pensa di far tornare tutto alla normalità entro 7-10 giorni. Ma qualcuno già anticipa il serio rischio che si possa andare vicini al collasso fra la fine di giugno e l’inizio di luglio, periodo entro il quale sarebbe dovuto subentrare il nuovo affidamento per il trasporto degli scarti degli impianti, gara da 100 milioni di euro in tre anni finita invece deserta. Da un’indagine di mercato commissionata dai vertici della municipalizzata, infatti, risulterebbe lo scarso appeal economico del mercato romano per i trasportatori specializzati i quali preferiscono gettarsi su “altri servizi più redditizi” in altre regioni del centrosud. Regione Lazio e Comune di Roma, in un ritrovato “spirito di collaborazione” favorito dalle rispettive vicissitudine politiche – il governatore Nicola Zingaretti si sostiene grazie ai voti dell’opposizione M5S – sono al lavoro per scongiurare il collasso definitivo ma l’incertezza politica non favorisce la programmazione.

GLI IMPIANTI NON CI SONO – Ogni volta che, ormai ciclicamente, la Capitale va in sofferenza, torna in voga il tema degli impianti. Improbabile che in tempi brevi si decida di individuare un sito per la realizzazione di una nuova discarica o di un inceneritore – su cui vige il veto assoluto del M5S, sebbene Lazio Ambiente stia provvedendo a rimettere in sesto il termovalorizzatore di Colleferro – mentre le tre autorizzazioni avanzate dal Campidoglio riguardano il compostaggio, e dunque il rifiuto organico (che non rappresenta il problema). A differenza delle altre grandi città europee, Roma non ha nemmeno la cosiddetta “vasca di salvataggio”, una mini-discarica di transito dove far stazionare i rifiuti per 48 ore in caso di emergenza. Sul fronte politico, l’assenza di un governo che intervenga, magari imponendosi sui tentennamenti della Regione Lazio e del Comune di Roma, fa il resto.

AUMENTANO LE DISCARICHE ABUSIVE – Il paradosso – ma anche un pericolo ambientale notevole – è che a “salvare” il ciclo dei rifiuti romano dal collasso completo siano le discariche abusive. A quanto apprende Ilfattoquotidiano.it da fonti informali di Ama, i depositi non autorizzati sui cigli delle strade, sotto i cavalcavia, in aree verdi non vigilate e sulle rive dei fiumi sarebbero circa un migliaio: si stima che ogni giorno fra rifiuti ingombranti e immondizia di vario genere vengano abbandonate circa 400-500 tonnellate, quando a Roma se ne producono ufficialmente circa 2.700 al giorno.

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