Uno scivolo d’oro per i tre anni di “transizione”, dalla bambagia alla normalità. Stavolta l’Europa dà dei punti al nostro Parlamento. I suoi commissari uscenti, senza troppa pubblicità, hanno infatti deciso di concedere a se stessi un piccolo ma sostanzioso regalo: tra 19 mesi usciranno di scena e ad attenderli, puntuali, troveranno materassi imbottiti d’euro e nuovi irrinunciabili benefit. A loro disposizione, oltre a stipendi da 8-15mila euro al mese per tre anni, potranno usufruire nello stesso periodo anche di auto blu con autista, di un ufficio con personale e segreteria dedicati, il tutto sempre a carico dei contribuenti dell’Unione. Tre anni da nababbi per i 28 ex commissari la cui ragione di fondo – o il cui pretesto, per i critici – riesiederebbe nella volontà di evitare che finiscano al soldo di qualche multinazionale o società di lobby come José Manuel Barroso, l’ex presidente della Commissione (2004-2014) trasferitosi con armi e bagagli alla Goldman Sachs. L’iniziativa, va da sé, solleva vari problemi e altrettanti imbarazzi.

Il primo è che le regole valgono per gli stessi commissari che le devono approvare in palese conflitto di interessi, visto che saranno i primi a sperimentarne i benefici potenzialmente equivalenti anche al triplo di ciò che attualmente ricevono. Non a caso, ed è il secondo elemento della storia, l’iniziativa è passata sotto silenzio. A segnalarla è stato un quotidiano tedesco, non atti ufficiali, non comunicazioni interne, nulla di nulla. Il 18 aprile scorso la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato un articolo che dava conto dei benefit citando alcuni punti del trattamento allo studio. Da lì è partita anche la corsa a codificare politicamente la mossa. Da più parti viene attribuita infatti allo stesso presidente Jean Claude Junker e alla sua volontà di far quadrato attorno alla nomina (a sorpresa e indigesta a molti) a segretario generale della Commissione del suo capo di capo di gabinetto, il potente Martin Selmayr. La lettura malevola suggerisce che l’elargizione sia un viatico per rabbonire gli animi dei commissari contrari a tale scelta: perché rischiare di mordere la mano che ti darà ancora da mangiare?

Il terzo è che, come detto, di altre concessioni forse i commissari avrebbero in realtà ben poco bisogno, visto il trattamento d’oro che ricevono mentre sono in carica, grazie a stipendi da 20mila a 25mila euro al mese per cinque anni, rigorosamente esentasse così come i tanti benefit. Vista poi la sontuosa liquidazione. Ulteriori benefici economici finiscono fatalmente per stridere con l’idea romantica da “Europa solidale dei popoli”. Ma di cosa si tratta realmente?

“L’indennità di transizione” sarebbe pagata per tre o cinque anni e non due come è stato dal 2016. Questa indennità, che varia dal 40 al 65% dello stipendio base in base alla durata dei compiti precedente, vale a dire un minimo compreso tra 8.400 e 13.500 euro al mese, viene aggiunta a quella di “reinsediamento“, corrispondente al salario di un mese. Soprattutto, a queste somme, si aggiungeranno una serie di prestazioni in natura: un ufficio presso la Commissione (in precedenza solo gli ex presidenti avevano diritto), una macchina aziendale con autista e due assistenti. Grazie a questa operazione, un ex commissario riceverà effettivamente il doppio, se non il triplo, di ciò che attualmente riceve. Il tutto grazie anche a un’ulteriore piccola astuzia: mentre l’allungamento della durata del risarcimento (o il suo aumento) richiede l’accordo del Consiglio dei ministri (dove siedono gli Stati), questo non è il caso per le “prestazioni in natura” che dipendono dal bilancio della Commissione.

L’astuzia rischia di costare parecchio ai contribuenti e di dare un segnale contrario alle consuete rampogne di Bruxelles agli Stati spendaccioni e di aiutare gli antieuropeisti nell’opera di demolizione dell’immagine delle istituzioni europee. Non a caso c’è chi pretende immediate spiegazioni. Il 24 aprile scorso la presidente della Commissione controllo di bilancio del parlamento europeo Ingeborg Grässle (PPE) ha mandato una lettera al Commissario al Bilancio Günther Oettinger chiedendo spiegazioni. Sbigottito anche Marco Valli, membro della stessa commissione in quota M5s: “Siamo venuti a conoscenza della proposta di questi nuovi privilegi per i Commissari uscenti, grazie ad un articolo pubblicato da un giornale tedesco. Per questo chiediamo, attraverso una lettera della Commissione controllo dei bilanci del Parlamento europeo l’accesso al documento di lavoro. Vogliamo vedere le carte ed evitare abusi e conflitti di interesse. Non è la prima volta che la Commissione prende decisioni discutibili in modo opaco, basti vedere il recente caso di nomina diretta dell’uomo di fiducia di Juncker, Martin Selmayr come Segretario generale”.

dal Capo Rappresentanza in Italia della Commissione europea Beatrice Covassi riceviamo e pubblichiamo:

vorrei chiarire che la Commissione non ha mai programmato né intende proporre variazioni di benefits per i Commissari come riportato dall’articolo in questione. Gli emolumenti per i Commissari europei sono regolati dal Regolamento del Consiglio (EU) 2016/300 del 29 febbraio 2016, che determina il trattamento economico dei titolari di uffici pubblici ad alto livello nella UE. Il regolamento è basato sugli articoli 243 e 286 (7) del trattato sul funzionamento della UE. Nessun articolo di tale legge dà un diritto di iniziativa alla Commissione che quindi non solo non ha nessuna intenzione ma neppure nessuna possibilità giuridica di mutare gli emolumenti e benefit dei Commissari uscenti.

risponde Thomas Mackinson:
Se sia o meno allo studio una rimodulazione del trattamento dei commissari cessati ​è​ quanto chiede la Commissione Controllo Bilancio tramite ​la ​lettera ufficiale trasmessa il 24 aprile scorso a Günther Oettinger​ che citiamo e non è ​dunque ​insinuazione del nostro giornale​. ​Nella ​lettera si chiede espre​ssa​mente conto del “documento di lavoro” citato il 18 aprile scorso dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung. ​S​e​ tali informazioni erano imprecise o se il clamore suscitato dalla questione ripresa dagli organi di stampa​ ​ha indotto al passo indietro sarà cura dei competenti uffici notificarlo agli eurodeputati. Quanto alle modalità legali e procedurali di tale modifica, è vero che il trattamento economico dei commissari è disciplinato dal Regolamento del Consiglio 2016, ma sono altresì specificate nel “codice di condotta” dei commissari, che può essere modificato dalla Commisi​s​one, sentito il Parlamento, senza intervenire sul Regolamento.​

Aggiornato da Redazione Web il primo maggio 2018 alle ore 17

Articolo Precedente

Migranti, dall’Ue il primo via libera a regolamento che riduce attesa per asilo. Relatrice M5s, a favore socialisti (e Pd)

next
Articolo Successivo

Bilancio Ue, proposta della Commissione per il post Brexit: “Più fondi per i migranti, tagli alla politica agricola”

next