Con le vittorie di Amedeo Ciaccheri e Giovanni Caudo, Roma mette in crisi il modello di partito creato da Matteo Renzi e, soprattutto, sembra chiedere un importante passo indietro di Matteo Orfini. Le primarie del centrosinistra nei municipi romani al voto in estate (Montesacro e Garbatella) sanciscono il fallimento in città della classe dirigente voluta dai fedelissimi dell’ex premier, bocciando i candidati espressione dei “caminetti” Dem. Al contrario, avanza il cosiddetto “campo progressista”, struttura fluida che nella Capitale si sta creando all’ombra del cosiddetto “modello Lazio” di Nicola Zingaretti e che sembra raccogliere non solo tutto ciò che c’è a sinistra dei renziani, ma anche una parte del mondo cattolico e civico scontento dell’esperienza del Nazareno.

Il dato politico più rilevante resta la sconfitta del presidente Pd. Fra una consultazione al Quirinale e l’altra, negli ultimi 10 giorni Orfini si è quasi del tutto disinteressato del Friuli Venezia Giulia, preferendo spendersi nel III Municipio – dove risiede – per tirare la volata a Paola Ilari. Uno sforzo importante che ora rischia di trasformarsi in un boomerang. La giovane segretaria territoriale si è fermata al 43% contro il 57% registrato dall’urbanista Caudo, professore universitario e, soprattutto, ex assessore della giunta Marino che aveva realizzato il primo progetto dello stadio della Roma. Nemmeno la presenza di Maurizio Martina – che ha chiuso la campagna elettorale al Nuovo Salario augurandosi “la costruzione di un centrosinistra unito e dialogante” – e di altri big del partito ha permesso a Ilari di avere la meglio sul suo avversario, spinto dalla minoranza Pd e dagli ambienti Leu ed ex Sel. Riccardo Corbucci, orfiniano doc e coordinatore della segreteria romana, su Facebook ha scritto un post molto duro, dove afferma che “il Pd unito in III Municipio avrebbe stravinto le primarie contro chiunque” e che “eri purtroppo ha perso tutto il Pd e fortunatamente erano solo le primarie: il 10 giugno ci saranno le elezioni vere e per vincerle non basterà convincere un migliaio di amici”.

In realtà, qualcosa di simile è accaduto anche nel Municipio VIII, dove il 60% del popolo di centrosinistra ha preferito il giovane Amedeo Ciaccheri, espressione della nuova generazione ex Sel fortemente radicata nei quartieri rossi di Garbatella e Montagnola, a un altro nome tradizionale dell’establishment, Enzo Foschi, candidato ufficiale di tutto il Pd, che ha ottenuto il 40%. Qui l’analisi parte da un presupposto diverso ma arriva alla stessa conclusione: Foschi, braccio destro e vice capo segreteria di Nicola Zingaretti, viene battuto – paradossalmente – da un candidato che è espressione del modello proposto dal governatore Dem e sostenuto dal suo numero due, Massimiliano Smeriglio: “Le primarie dei municipi – spiega lui – hanno assegnato al vittoria a due irregolari, affezionati alla loro autonomia e al loro sguardo civico e di sinistra. Così si ricostruisce rigenerando, dando fiducia alla nostra gente. Così possiamo tornare a battere le destre e il populismo”.

Dunque, Roma laboratorio di un nuovo centrosinistra? Le primarie nei municipi sembrano confermarlo. D’altronde, proprio le consultazioni interne hanno fatto registrare una partecipazione inaspettata: 5mila persone alle urne nonostante i giorni di festa – con una Capitale semivuota – e i seggi posizionati nei posti più improbabili (in alcuni casi, addirittura uffici privati). Un modello che, evidentemente, piace. “La novità – spiega Marco Miccoli, ex segretario romano – è la definitiva archiviazione della linea dell’isolamento, tanto cara al presidente Orfini. Il vero sconfitto è lui”. E ancora: “Linea perorata in questi tre anni, dalla cacciata di Marino, fino a ieri sera alle 22. Linea che ha avuto riverbero fino alle elezioni municipali di Ostia. Ora il Pd romano ha l’opportunità di cambiare pagina”.

Una rivincita anche per Ignazio Marino, sulla cui defenestrazione nella base Pd si continua a discutere. Nei giorni in cui un documentario indipendente dal titolo “Golpe Capitale” fa ogni settimana il tutto esaurito al centralissimo cinema Farnese, il “marziano” genovese torna a farsi sentire per fare i complimenti all’amico Caudo: “Grande Giovanni: ancora una volta quando si esce dalle stanze dei capibastone si vince, è la democrazia!”. Il prossimo appuntamento è con le elezioni municipali. Si vota fra 40 giorni. A parte Centro Storico e Parioli, i territori al voto sono gli unici due dove i Dem sono riusciti a superare il M5S alle politiche.

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