Alla fine sarà l’Inter, prima ancora della Roma, a decidere il destino di questa Juventus, nel derby d’Italia più atteso dell’ultimo decennio. Da Calciopoli in poi, la rivalità sportiva tra nerazzurri e bianconeri è stata gonfiata da sfottò, gufate e polemiche. Ma non è mai esplosa sul campo. Un duello rimasto latente, a cui prima il dominio dell’Inter del Triplete, poi la Juventus invincibile dei sei scudetti di fila, non hanno mai permesso di dare sfogo. Fino all’incrocio di sabato 28 aprile: a San Siro la squadra di Spalletti ha l’occasione unica di mettere la parola fine al ciclo bianconero, lasciando al Napoli un’autostrada verso lo scudetto. Proprio quel ciclo che la stessa Inter aveva aperto nel lontano 2012, con un derby vinto 4-2 che consegnò ad Antonio Conte la sua prima Serie A.

In quella partita segnarono Ibrahimovic per il Milan, Milito e Maicon per l’Inter. Altri tempi. Ecco perché per i nerazzurri la sfida alla Juventus è la gara più importante degli ultimi sei anni. Non solo per la questione scudetto. Dall’uscita di scena con il Marsiglia negli ottavi del 2012, l’Inter non era mai stata così vicina alla Champions League. Una vittoria a San Siro contro i bianconeri darebbe a Icardi e compagni la quasi certezza di giocarsi tutto all’ultima giornata con la Lazio.

Il fatto che in casa nerazzurra questa partita sia crocevia di un’intera era calcistica, segna quanta differenza ci sia ancora con la dimensione in cui gravita la Juventus, che nel frattempo negli ultimi anni ha sbriciolato record e giocato due finali di Champions. Uno scarto di qualità a cui questa stagione non ha fatto eccezione: dalla sfida dell’andata, finita 0-0, l’Inter ha perso in un girone 21 punti in classifica rispetto ai rivali, passando dalla testa del campionato alla quinta posizione.

Certo, tradizione vuole che in queste partite le differenze si annullino. La cantilena che precede la sfida fa più o meno così: “Ogni derby d’Italia fa storia a sé”. Intanto i tifosi covano sogni di gloria, alimentati dallo scorrere dei flashback degli sfottò e delle gufate di cui sopra. Gli scaramantici di fede bianconera non mancano di sottolineare il “contraccolpo psicologico” di Madrid e della testata vincente di Koulibaly. I nerazzurri replicano sottolineando la voglia di rivincita di Buffon e compagni, che di solito “le partite decisive non le sbagliano”.

È l’ansia pre-gara, quella che segna il confine tra una partita e la partita. Gli incubi hanno da un lato le fattezze di Icardi che “contro la Juve segna sempre”: il capitano dell’Inter vanta 7 gol. Dall’altro la forma di Higuain che non segna dal 15 marzo scorso: “Ecco, aspettava noi per tornare a segnare”, temono i tifosi nerazzurri. Poi Rafinha che aspetta una grande prestazione in un big match per consacrarsi, l’opposto di Dybala che invece deve ritrovarsi (se finirà male, forse, cercherà altri lidi dove cullare il suo talento). Infine i due allenatori, Allegri e Spalletti, che dopo 8 precedenti sono in perfetto equilibrio.

Di solito questa spasmodica attesa, è di chi sta dietro e aspetta la singola partita per prendersi una piccola rivincita. Vedere alla voce Inter per quel che riguarda le ultime stagioni. Ma se, per la prima volta in questi anni di scudetti a ripetizione, anche a Torino la tensione diventa percepibile, è il segno che qualcosa è già cambiato. La Juventus – spronata in settimana dai tifosi fuori da Vinovo – sa che dopo i 90 minuti di San Siro potrebbe aver ricacciato i nerazzurri nella palude dell’Europa League e fatto un altro passo verso la settima gioia consecutiva. Come se nulla fosse successo. Una sconfitta invece, proietterebbe i bianconeri e tutto il calcio italiano verso l’incertezza. Con il Napoli, impegnato a Firenze, pronto al sorpasso.

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