A meno di 24 ore dall’attesissimo vertice intercoreano, sulla stampa internazionale emergono i primi dettagli. E’ il capo dello staff dell’ufficio presidenziale sudcoreano, Im Jong Seok, a fornire alcune informazioni chiave sui preparativi in corso. Come preventivato, alle 9.30 ora locale (le 2.30 in Italia) Kim Jong-un attraverserà a piedi la linea di demarcazione tra le due Coree all’interno della zona demilitarizzata, diventando il primo leader nordcoreano a raggiungere il Sud dalla fine della guerra 65 anni fa – entrambi i precedenti vertici (del 2000 e 2007) si sono tenuti a Pyongyang nella più totale segretezza, lontano dai flash della stampa estera.

Secondo le indiscrezioni, il leader nordcoreano stringerà la mano del presidente sudcoreano Moon Jae-in proprio sulla linea gialla che divide le due Coree. Da lì, i due saranno scortati dalle guardie d’onore sudcoreane per prendere parte a una cerimonia di benvenuto nel “villaggio della pace” di Panmunjom. I colloqui a porte chiuse si terranno alle 10.30 ora locale nella Casa della pace, a centotrenta metri dalla linea di confine. Non lontano dall’edificio in cui nel 1953 fu siglato l’armistizio che ha posto fine alla guerra, seppur in assenza di un formale accordo di pace.

Le immagini della sala del summit diffuse nelle scorse ore mostrano un tavolo con quattordici sedie, sette per lato, e di forma ovale – non rettangolare – a “rappresentare la distanza che si accorcia” tra i due Paesi. La sessione del mattino sarà sospesa per il pranzo, che le due parti consumeranno separatamente sui rispettivi lati del confine. Al pasto farà seguito una cerimonia che vedrà Moon e Kim piantare un albero lungo la linea di demarcazione, vicino alla strada che il fondatore del gruppo Hyundai, Chung Ju Yung, percorse alla fine degli anni ’90, quando guidò camion carichi di mucche verso il Nord in segno di riconciliazione. I nomi dei due leader saranno incisi su una pietra di fronte all’albero, accompagnati dalla frase “piantare pace e prosperità”.

Nel pomeriggio è previsto il secondo round di colloqui, al termine del quale verrà servita la cena (18.30), questa volta alla presenza dei entrambi gli entourage sul versante Sud. Il menù presenterà a sua volta molteplici simbolismi. Non mancherà infatti il rosti, piatto a base di patate come si mangia in Svizzera – il paese dove Kim ha studiato in gioventù – e il pesce di Busan, dove è nato Moon Jae-in, mentre sul dessert – una mousse di mango – sarà raffigurata l’immagine di una Corea unita con tanto di isole Dokdo, gli atolli occupati militarmente dalla Corea del Sud nell’immediato dopoguerra e rivendicati tutt’oggi dal Giappone.

Convenevoli a parte, il summit si dovrebbe concludere con la firma di un comunicato congiunto :  la ‘Panmunjom Declaration’. “Un’intesa sulla denuclearizzazione in un momento in cui i programmi nucleare e missilistico della Corea del Nord sono avanzati notevolmente sarà di natura fondamentalmente diversa dagli accordi raggiunti negli anni ’90 e nei primi anni 2000”, ha spiegato in conferenza stampa Im Jong Seok, aggiungendo che “la parte più difficile sta nel vedere a quale livello i due leader saranno in grado di raggiungere un mutuo consenso in merito alla denuclearizzazione e come questo sarà espresso nel testo.”

Secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua, durante la sua visita informale a Pechino, Kim Jong-un avrebbe confermato il proprio impegno a “denuclearizzare la penisola in linea con quanto voluto dal defunto presidente Kim Il-sung e dal compianto segretario generale Kim Jong-il“. Ma questo non implica necessariamente un endorsement a quanto richiesto dalle Nazioni Unite nelle varie risoluzioni di condanna seguite al primo test nucleare del 2006: ovvero lo “smantellamento completo, verificabile, irreversibile del programma nordcoreano”. Né chiarisce la posizione di Pyongyang in merito alla presenza militare americana al Sud, dove Washington tiene ancora parcheggiati circa 28mila soldati.

E’ per questo che l’esito dell’incontro tra Kim e Moon risulta propedeutico alla formulazione di un linguaggio comune in previsione dello storico meeting tra il leader nordcoreano e Donald Trump, previsto tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. A Pyongyang sembrano saperlo bene. Lo dimostra la composizione della delegazione nordcoreana, che a differenza dei precedenti vertici bilaterali presenta funzionari militari e politici di alto livello. Spiccano i nomi della sorella di Kim, Kim Yo Jong e del capo di stato cerimoniale Kim Yong Nam, entrambi presenti alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, l’evento che ha sancito un primo disgelo tra Nord e Sud. Insomma, citando le parole di Im, “la Corea del Nord sembra prendere in considerazione non solo il vertice intercoreano, ma anche il successivo meeting nordamericano e in generale gli sforzi per una cooperazione internazionale”.

di China Files per il Fatto

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