Non si arrendono. I genitori di Alfie Evans, il bimbo di 23 mesi affetto da una malattai neurogenerativa. hanno annunciato un nuovo ricorso in appello contro la decisione di ieri del giudice dell’Alta corte britannica Anthony Hayden di dire no al trasferimento del piccolo da Liverpool a un ospedale italiano. L’appuntamento è per oggi pomeriggio. Papà Tom fa intanto sapere che il bimbo “continua a lottare” e ora respira bene malgrado il distacco dalla ventilazione assistita, mentre conferma che ieri notte lui e mamma Kate hanno dovuto praticargli inizialmente anche la respirazione bocca a bocca. “È tempo che ad Alfie sia fatta la grazia, riconosciuta la dignità di tornare a casa o andare in Italia” dice Tom Evans ad Itv. In un primo tempo aveva detto no, “ero stanco di questi ricorsi respinti”, ma poi è stata la stessa Corte d’Appello a far sapere al suo avvocato di essere disponibile: “Noi pensiamo possa essere il segno di una svolta clamorosa“.

Appello della zia per respiratori portatili
Un appello a portare attrezzature portatili per la ventilazione assistita nell’ospedale Alder Hey di Liverpool
, in cui è ricoverato il piccolo Alfie Evans è stato lanciato via Facebook dalla zia, Sarah Evans. “Per favore continuate a pregare per Alfie che sta ancora lottando”, scrive Sarah sul profilo del gruppo di sostegno denominato Alfiès Army, aggiungendo: “Ho bisogno” di attrezzatura “portatile quanto prima possibile”. Intanto torna a rafforzarsi il presidio di manifestanti di fronte all’ospedale. Fuori dall’Alder i manifestanti – accusati ieri dai medici di Liverpool di atteggiamenti “ostili” in un’udienza in cui il giudice Hayden non ha rinunciato a puntare a sua volta il dito contro gli attivisti pro-life che sostengono gli Evans – sono intanto oggi del tutto pacifici. Ed espongono cartelli, candele e palloncini sotto lo sguardo della polizia. 

Il direttore scientifico del Bambin Gesù: “Non resisterà a lungo”
“Anche se il piccolo Alfie continua a respirare autonomamente, ora l’emergenza è anche rappresentata dalla mancanza di nutrizione: senza alimentazione, infatti, la sopravvivenza può variare da poche ore a pochi giorni a seconda delle condizioni di partenza del paziente – spiega all’Ansa il direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Bruno Dallapiccola”. Il bimbo, affetto da una grave malattia neurodegenerativa, continua a respirare senza l’ausilio di macchinari per la ventilazione già da molte ore, e da oltre 24 ore, come ha affermato il padre in un post la scorsa notte, il bambino non riceve nutrizione. In queste condizioni, ha rilevato Dallapiccola, “il piccolo Alfie non potrà resistere a lungo senza l’apporto di sostanze nutrizionali attraverso flebo. Senza l’apporto nutrizionale, infatti, la sopravvivenza può variare da poche ore a qualche giorno”. Ovviamente, ha precisato, “la durata della sopravvivenza è condizionata dalle condizioni di partenza del paziente, e nel caso di Alfie non possiamo pronunciarci con certezza non avendo avuto modo di visitare il bambino”. Ad ogni modo, ha concluso il direttore scientifico del Bambino Gesù, “indipendentemente dal fatto che il piccolo continui a respirare autonomamente, ora la mancanza di apporto nutrizionale rappresenta un’emergenza“.

Il no del giudice, l’Italia era pronra ad accoglierlo
L’Italia si era detta pronta ad accoglierlo, ma la giustizia britannica ieri aveva ribadito il no. Nella sua stanza dell’Alder Hey Hospital di Liverpool il piccolo continua a respirare da ore, con la spina ormai staccata. Una resistenza inattesa che ha alimentato le polemiche, nel Regno e soprattutto in Italia, costringendo la magistratura a riesaminare il dossier. Senza produrre però, almeno all’apparenza, cambiamenti sostanziali. Il giudice d’appello dell’Alta Corte britannica Anthony Hayden, l’uomo che nei giorni scorsi aveva dato il via libera ad interrompere il sostegno alle funzioni vitali a questo bambino di 23 mesi colpito da una grave patologia neurodegenerativa mai diagnosticata esattamente, alla fine non torna sui suoi passi, salvo che su un punto. Chiede ai responsabili dell’Alder Hay di valutare se consentire a mamma Kate e papà Tom, protagonisti 20enni d’una battaglia sempre più straziante, di riportare a casa il loro bambino. Ma non apre alcuno spiraglio alla loro rinnovata istanza di trasferirlo in Italia: né al Bambin Gesù di Roma, né al Gaslini di Genova, entrambi pronti a continuare a garantire quell’assistenza che viceversa i medici di Liverpool giudicano da tempo “inutile”.

Rimane così sulla pista l’aereo ambulanza messo a disposizione della titolare della Difesa, Roberta Pinotti, dopo la concessione della cittadinanza italiana ad Alfie “per motivi umanitari” formalizzata ieri dal Consiglio dei ministri. Un passo che il mondo politico romano apprezza pressoché all’unanimità, mentre anche il Vaticano prova a tessere la sua tela. Il nodo sembra essere peraltro inestricabile. Per le autorità britanniche, la cittadinanza italiana non cambia il fatto che Alfie Evans resta anche suddito del Regno, soggetto delle sentenze delle corti di Sua Maestà e delle valutazioni dei medici dell’ospedale in cui è ricoverato in territorio britannico. Medici fermi sulle loro scelte anche nella risposta di ieri al giudice sull’ipotetico ritorno a casa del piccolo: “Ci vorranno almeno 3-5 giorni” per valutare la cosa, fa sapere il team che lo ha avuto in cura in questi mesi. Sempre che Alfie sopravviva ancora, col solo ausilio intermittente d’idratazione e bombole d’ossigeno.

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