Quando si chiamava ancora il Salone del Mobile, gli stilisti con la puzzetta sotto al naso lo snobbavano. Adesso tutti si sono buttati sulla gallina delle uova d’oro. Lanci, rilanci, cocktail, code kilometriche per gozzovigliare un canapè anche lui di design, esplosioni di forme, nuovi orizzonti teconologici, la moda si designizza. La fashion victim diventa design victim. Ma più scelta hai e meno scegliere sai, il paradosso del troppo che offre la Design Week in un’ orgia di creatività. Dolce Gabbana riveste di colori del teatro dei pupi, del carretto siciliano e in stampa maioliche di Caltagirone frigoriferi e cappe da cucina. Trasforma l’elettrodomestico, frullatore, tostapane in oggetto artistico.

Dagli abiti alla casa perché la moda è un mondo di infinite possibilità di bellezza. Il credo della stilista Luisa Beccaria e di sua figlia Lucilla Bonaccorsi si materializza nella loro prima collezione, fatta  di ceramiche, cristalli e tovaglie ricamate a mano, presentate a Lubar, nel cortile neoclassico di palazzo Belgiojoso. Moda Operandi ( questo il nome di “battesimo”) riflette il Luisa Beccaria Lifestyle che come ha scritto il New York Times e Vogue America fa tendenza nel mondo. La disegnatrice di gioie Osanna Visconti di Modrone realizza per Bottega Veneta lampadari in bronzo applicando l’iconografico motivo “intrecciato” delle pochette alla tecnica della cera persa.

La moda si infichetta con Lapo Elkann che presenta una capsule collection firmata Garage Italia, ispirata al mondo delle auto e, in sinergia con Hans Boodt Mannequins, il manichino, dorato, argentato, specchiato, cromato, diventa, ovviamente, di design. Si trasforma in oggetto d’arte  anche la bottiglia di vino d’annata con etichetta incisa a mano da Benedetta Brachetti Peretti, specializzata nella lavorazione del vetro di murano. Maliparmi presenta una collezione di tappeti berberi, primitivi e modernissimi, Boucherouite di Afolki. I giapponesi fondono il tessile con il green design e riciclano scarti dell’industria tessile e dalla carta ricavano tessuto plissè. Mentre la banalissima cerniera lampo  non si romperà più se è fatta da Nendo, studio di design, forse, il più acclamato al mondo, che presenta Zipper project in un suggestivo percorso fra luce e ombre.

Nel flagship store di via Montenapoleone Falconeri arrivano coprisedute e copricuscini che fanno parte parte di un progetto umanitario, usando manodopera qualificata delle donne siriane rifugiate in Turchia. Debutta nel design anche lo storico brand emiliano nato negli anni ’50 Les Copains ( il cui nome si ispirò a una famoso programma radiofonico francese, Salut les copains). E lo fa con un allestimento di free style che impasta pittura, scultura e musica hip hop. Visto che la generazione dei millennials vive più sdraiata (con l’Iphone in mano) che seduta, Digital Natives si chiama l’allestimento del brand trendaiolo DeDar che per i nomadi in continuo movimento ha realizzato materassi scomponibili e cilindrici. Tutto a cura di Elle Decor.

Si vola alto, in fatto di genialità, con Cartier superstar all’Arco della Pace che si illumina rosso fuoco, alla sue spalle un tunnel trasparente collega i vecchi caselli daziari. Dentro un’installazione che reinterpreta il mito dell’orologio Santos, icona della maison dal 1904. Sessanta monitor spalmati lungo 60 metri che accompagnano lo spettatore dalla galleria del vento al muro del suono per rivivere l’emozione del volo del pioniere Alberto Santos-Dumont. E uno scrigno di cristallo ospita una reinterpretazione del suo 14Bis che decollò da Parigi nel 1906. Fino a sdraiarsi su comodi materassi per perdersi tra le nuvole. Mentre scrivo sono sintonizzata su RTL che informa che fino a 10 anni fa gli italiani erano più ricchi del 20%, adesso siamo più poveri del 20%. Forse l’indotto milionario della Design Week ci salverà. Intanto la casa fai da te “ 3D housing 05”, firmata da Massimiliano Locatelli con CLS architetti, realizzata con sofisticata stampante tridimensionale, ha vinto il Milano Design Award 2018 per la sostenibilità. Evviva!
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