Il fortino è caduto. Il campionato è riaperto, in bilico davvero, come non era mai stato negli ultimi cinque anni. Il Napoli vince a Torino, batte la Juventus all’ultimo secondo dopo aver dominato per una partita intera senza mai tirare in porta. Per cambiare la storia del match, forse del campionato e del calcio italiano recente serve un colpo di testa su calcio d’angolo di Koulibaly. L’episodio che di solito va sempre dalla parte dei bianconeri . E invece stavolta gli si è ritorto contro.

Il risultato non mente, perché il Napoli ha meritato la vittoria. Se non ai punti (praticamente nulli, come le occasioni da rete fino al novantesimo) almeno con lo spirito: ci ha provato dal primo all’ultimo minuto, magari con un pizzico di timore reverenziale di troppo nei confronti dei campioni d’Italia, ma comunque con personalità e bel gioco. Mentre la Juventus ha speculato sullo 0-0, offrendo una prestazione davvero inadeguata per chi era già pronto a cucirsi sul petto il settimo scudetto consecutivo. Le mosse di Massimiliano Allegri, che ha provato a replicare il copione dell’andata con la stessa formazione che un girone fa aveva imbrigliato le trame degli azzurri, non hanno funzionato. Il rilancio di Dybala, irriconoscibile, e sostituito alla fine del primo tempo, si è rivelato solo un azzardo. La solita difesa all’italiana stavolta non è bastata, perché mai assistita dal contropiede.

Alla fine ha vinto il Napoli, con un pizzico di fortuna. Ha vinto Maurizio Sarri, che anche nella sera più importante è rimasto dogmatico nel confermare il suo 11 titolare, snocciolato a memoria come un rosario, e la sua filosofia di gioco. Pressing alto, trame fitte e precise, tante palle recuperate e ripartenza: almeno nel primo tempo si è visto un Napoli di Sarri doc, in grado di mettere in grave imbarazzo i padroni di casa. Come mai successo in Italia quest’anno, forse solo nell’andata contro il Tottenham in Champions League. Anche perché alla prima azione Chiellini si è fatto male al ginocchio, regalando dieci minuti di semi-inferiorità numerica, l’abbrivio giusto e poi una partita intera con una retroguardia raffazzonata agli avversari.

Il problema è che, a parte una conclusione fuori di poco di Hamsik, tutta questa prestazione aveva prodotto nulla o quasi. Mentre i bianconeri, pur lenti ed involuti, a tratti persino fischiati dai loro tifosi, avevano comunque colpito un palo con Pjanic su punizione deviata, giusto per ricordare com’era finita all’andata. L’intervallo sancisce la bocciatura di Dybala, che non rientra dagli spogliatoi, ma l’ingresso di Cuadrado non stravolge il copione. Il Napoli continua a pressare e macinare passaggi, Sarri si gioca anche i suoi unici due cambi di sempre, Milik e Zielinski, ma nulla, l’equilibrio proprio non si sblocca. Una bella volée (ma in fuorigioco) di Callejon e un tiro-cross di Insigne sembrano davvero troppo poco per dare la spallata al campionato. Invece proprio quando Allegri è convinto che il suo calcio all’italiana l’abbia vinta un’altra volta, basta un semplice calcio d’angolo per cambiare tutto. Il Napoli vince a Torino dopo nove anni, si scrolla forse una volta per tutte il complesso d’inferiorità nei confronti dei bianconeri e torna a -1 in classifica, con un calendario più favorevole e l’entusiasmo tutto dalla sua parte. La Juventus è ancora davanti. Ma adesso non è più imbattibile.

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