La stagione dichiarativa parte con l’inserimento del modello 730 precompilato sul sito dell’Agenzia delle Entrate: dal 16 aprile i contribuenti possono accedere ai propri dati, verificarne la correttezza, accettarli così come indicati o procedere alla loro modifica o integrazione.

Come si accede al 730 precompilato?
I contribuenti possono accedere ai propri dati tramite un soggetto delegato (sostituto d’imposta, Caf o professionista abilitato), oppure direttamente utilizzando il Pin inviato dall’Agenzia delle Entrate, oppure l’identità Spid, le credenziali dispositive rilasciate dall’Inps ovvero la Carta nazionale dei servizi.

Quali dati contiene?
Come negli anni passati, sono già inseriti redditi di lavoro dipendente e pensione, spese sanitarie, interessi passivi sui mutui, premi assicurativi, spese universitarie, spese per ristrutturazioni edilizie o risparmio energetico. A partire dal 2018 il modello 730 precompilato contiene anche le spese per la frequenza degli asili nido e le erogazioni liberali effettuate a favore del cosiddetto Terzo settore.

La compilazione è solo in parte assistita
Dal 2018 viene introdotta una funzione di compilazione assistita dei dati relativi a oneri deducibili e detraibili: il contribuente può inserire nuovi documenti di spesa non presenti oppure modificare, integrare o cancellare i dati comunicati da terzi.

Come sono spesi i nostri soldi? 
Un’altra novità è l’inserimento delle informazioni statistiche sulla contribuzione di ciascuno alla spesa pubblica. Il contribuente può visualizzare come sono state ripartite le imposte che ha pagato per il 2016: ad esempio, se ha versato 10mila euro, egli ha finanziato previdenza e assistenza con 2mila 125 euro, la sanità con mille 934 euro, l’istruzione con mille e 90, la difesa con 882 e così via.

La precompilata azzera alcuni controlli
Se la dichiarazione precompilata è presentata senza modifiche dal contribuente o dal suo sostituto d’imposta, non saranno effettuati i controlli documentali sugli oneri deducibili e detraibili. Se la presentazione è effettuata tramite Caf o professionista abilitato, i controlli saranno effettuati nei confronti degli intermediari e questi ultimi saranno anche tenuti al pagamento delle eventuali maggiori imposte, salvo i casi di condotta dolosa del contribuente.

I numeri di un insuccesso annunciato
Lo scorso anno il fai-da-te è stato scelto da poco meno di 2 milioni e mezzo di contribuenti, mentre tutti gli altri si sono avvalsi di professionisti e Caf: si tratta soltanto del 12% dei circa 20 milioni di modelli. L’Agenzia delle Entrate e il suo braccio informatico Sogei vogliono migliorare la propria performance, ma questo ambizioso obiettivo si scontra con le numerose falle del sistema informatico. Nel 2017 solo il 15% dei precompilati è stato accettato senza modifiche: tutte le altre dichiarazioni hanno richiesto un intervento per sopperire a innumerevoli errori e lacune. La precompilata sembra aver soltanto aggravato l’onere dell’obbedienza fiscale. Per il volenteroso contribuente che voglia operare direttamente sul proprio 730 alle difficoltà giuridiche si aggiungono gli ostacoli operativi: oltre che con le 112 pagine di istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi, lo sventurato dovrà fare i conti con un sito che ancora oggi non consente una fruizione intuitiva e rapida. La permanente vischiosità del sistema – giuridico e informatico – costringe i più ad avvalersi delle competenze tecniche degli intermediari. Ciò dimostra quanto sia lontano il superamento dell’intermediazione nel rapporto tra Stato e contribuenti. Anche questa volta il cerchio si chiude con un gattopardesco “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Da dove vengono i dati della precompilata?
Ma da dove viene il miliardo di dati che i contribuenti troveranno nei 30 milioni di modelli precompilati? Sono i dati già presenti nell’Anagrafe tributaria, quelli contenuti nella Certificazione Unica inviata dai sostituti d’imposta (datori di lavoro ed enti pensionistici), gli oneri deducibili o detraibili comunicati da strutture sanitarie, assicurazioni, banche, condomini et cetera, nonché le informazioni fornite dagli stessi contribuenti nelle dichiarazioni dell’anno precedente. Questo miliardo di dati è stato convogliato nei server dell’Agenzia delle Entrate grazie al paziente inserimento telematico operato dai contribuenti; o direttamente o (ed è la stragrande maggioranza dei casi) con l’intervento tecnico di decine di migliaia di intermediari. A monte della fase in avvio questa settimana si colloca una defaticante attività di raccolta e invio telematico di dati, svolta nei mesi passati dai professionisti abilitati con grandi difficoltà per le gravi mancanze di procedure informatiche farraginose e di un sistema di elaborazione inidoneo a sopportare un siffatto carico di lavoro. Prova ne sono i continui rinvii (“last minute” o addirittura “postumi”) concessi per i singoli adempimenti telematici e lo scontento che viene manifestato da commercialisti, consulenti del lavoro et cetera. Il permanere di questi elevati oneri collaborativi a carico dei contribuenti ostacola la costruzione di un autentico #FiscoAmico.

@LRCorrado

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