Vitelli gettati via dai camion, presi a pugni e calci. Bufalini lanciati per aria sgozzati vivi. Le immagini girate un anno fa dal team investigativo dell’associazione Free John Doe che investigò per mesi su un macello in provincia di Frosinone, hanno raccontato una realtà purtroppo non isolata che probabilmente sarebbe rimasta nascosta. Ecco perché Legambiente, CIWF Italia e Animal Law chiedono di introdurre in Italia una legge che preveda l’obbligo di installare impianti di videosorveglianza in tutti i macelli. Per tutelare gli animali, ma anche lavoratori, veterinari e consumatori. Le tre associazione hanno organizzato a Roma la prima conferenza nazionale per avviare un dibattito sul tema. Ogni anno nel nostro Paese vengono macellati circa 700 milioni di animali. Negli ultimi anni diverse inchieste giornalistiche e delle ong hanno mostrato, grazie anche all’utilizzo di telecamere nascoste, casi di maltrattamento sugli animali e gravi violazioni dei diritti dei lavoratori. Sono inoltre sempre più frequenti le aggressioni e le minacce ai veterinari. Una situazione non molto differente da quella di Francia e Gran Bretagna, dove le inchieste delle ong L214 e Animal Aid, sempre per mezzo di telecamere nascoste, hanno permesso di mostrare esempi di violazioni e maltrattamenti.

QUALCHE DATO – La richiesta che le tre associazioni indirizzano al Parlamento è riassunta in un documento all’interno del quale si spiega perché una legge di questo tipo permetterebbe di migliorare la protezione degli animali negli ultimi momenti della loro vita, tutelando allo stesso tempo i lavoratori, compresi i veterinari. Sono oltre 11 milioni i suini e oltre 2,5 milioni i bovini macellati ogni anno nella Penisola (dati FLAI CGIL). La filiera occupa 120mila lavoratori con un fatturato di 20 miliardi di euro l’anno (dati FLAI CGIL). Quella avicola occupa circa 60mila addetti con un fatturato di 5,5 miliardi di euro. Secondo l’ultima indagine sul Benessere animale alla macellazione (PNI 2016 del Ministero della salute) sono state rilevate 490 non conformità in 169 impianti su 1778 macelli controllati (in Italia ne sono in funzione 1946). Poi ci sono i dati dei Nas, che riguardano però non solo i macelli, ma anche allevamenti intensivi e i canili: nei mesi che hanno preceduto l’estate 2017 sono stati eseguiti 1.496 controlli presso altrettante strutture. Di queste 482 sono risultate non conformi (un terzo del totale) tra condizioni igienico-sanitarie non adeguate, trattamenti farmacologici illeciti, situazioni di sovraffollamento, nutrizione e di profilassi ma anche condizioni di trasporto.

LE RICHIESTE DELLE ASSOCIAZIONI – “Le sempre più numerose richieste dei cittadini e diverse inchieste – ha spiegato Nino Morabito, responsabile benessere animali di Legambiente – dimostrano che le telecamere nei macelli sono uno dei modi in cui le nuove tecnologie possono essere messe, con intelligenza, a servizio dell’interesse collettivo, a beneficio di tutti: animali, veterinari, personale e consumatori”. Perché il problema riguarda anche i lavoratori del settore. “Un mercato drogato in tutta la sua filiera, il non rispetto dei contratti di lavoro, lavorazioni fatte con appalti al massimo ribasso hanno impatto sui diritti dei lavoratori e il benessere animale” sottolinea Marco Bermani, segretario nazionale Flai Cgil, secondo cui tutto questo si ribalta poi sul lavoratore, vincolato a dei tempi e alla quantità dovuta per rispondere ai costi di un impianto di macellazione. Da qui la necessità di “aprire una battaglia che colleghi i ritmi di lavoro di un macello a vincoli di macellazione” e “far diventare legge una quota massima consentita di animali macellati per unità di tempo”.

E poi c’è il tema dei veterinari: nei prossimi 5 anni il numero dei veterinari pubblici impiegati potrebbe diminuire di oltre il 40% con il rischio di non essere rimpiazzato: infatti ad oggi il 46% dei veterinari che si occupano del controllo degli alimenti di origine animale hanno oggi più di 60 anni. “Il veterinario che oggi lavora nei macelli italiani – spiega Antonio Sorice, presidente Simevep (Società italiana di medicina veterinaria preventiva) si trova ad affrontare diverse difficoltà, fra cui, sempre più sovente, l’esiguità del personale e la possibilità di essere aggredito o minacciato”. Secondo Sorice le telecamere nei macelli non possono in nessun modo sostituire l’attività di controllo dei veterinari nei macelli “ma possono essere – a determinate condizioni – uno strumento utile per affrontare alcune criticità e per alzare i livelli di protezione animale che sono comunque già alti nella maggior parte degli impianti italiani”. Per Legambiente, CIWF Italia e Animal Law le telecamere nei macelli possono essere uno strumento prezioso per aiutare a garantire il rispetto della normativa vigente limitando le eventuali violazioni, documentando eventuali abusi o maltrattamenti nei confronti degli animali, prevenendo gli incidenti e preservare la sicurezza degli operatori. Ma servirebbero anche a “proteggere gli impiegati e il responsabile della tutela del benessere animale da intimidazioni e false accuse”.

COSA ACCADE NEGLI ALTRI PAESI – Israele è stato il primo paese a rendere obbligatoria, a partire dal 2016, la videosorveglianza con il controllo esterno in tutti i macelli.  In India, lo stato indiano di Uttar Pradesh ha reso obbligatorie le telecamere in tutti i macelli. Nel Regno Unito sono state installate volontariamente nei mattatoi – nel 53% di quelli di carne rossa e nel 71% di quelli di carne bianca. Le dieci più grandi catene di supermercati esigono che tutti i macelli che li riforniscono abbiano messo in opera la videosorveglianza. Sempre in Gran Bretagna, poi, più di 200 parlamentari hanno firmato una mozione a favore dell’introduzione di una legge che rende la videosorveglianza con controlli indipendenti obbligatoria. In Francia, a seguito della denuncia dell’ong L214, che ha recentemente pubblicato una serie di video-choc all’interno dei macelli francesi, ha preso il via un dibattito nazionale sull’installazione obbligatoria di telecamere nei mattatoi. Nei Paesi Bassi sono state installate volontariamente nei macelli di pollami e suini.

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