Se è presto per definirla un’accelerazione dei tempi per la formazione di un governo, di certo si può dire che è un avvertimento: “La Lega resta con Berlusconi? Aspetto ancora un po’, poi chiudo uno dei due forni”. Luigi Di Maio, intervistato a “Otto e mezzo” su La7, si è rivolto direttamente a Matteo Salvini: “Si assume una responsabilità storica nel legarsi a Berlusconi”. Che gli ha replicato: “Se Di Maio preferisce il forno di Renzi si accomodi, temo che sia un pane muffo, però libero di fare quello che vuole”. Il capo politico M5s dal giorno dopo il voto si sta muovendo sui due fronti di Pd e Lega per cercare i voti necessari alla formazione di una maggioranza, fermo restando il veto sull’ex Cavaliere. Il leader del Carroccio, nonostante le intese per le elezioni dei presidenti delle Camere, continua a non voler mollare la coalizione. E oggi ha addirittura detto che, se vincerà le Regionali in Molise e Friuli, si farà “un governo in 15 giorni”. A queste parole di chiusura, che ribadiscono la volontà di Salvini di guidare da leader una qualsiasi formazione di governo, Di Maio ha replicato: “Ci sta dicendo che per aspettare i suoi comodi avremo il governo il 15 maggio? Aspetto qualche altro giorno, poi uno di questi due forni si chiude”. Dichiarazioni che vanno lette tenendo presente un altro segnale importante: il Partito democratico, anche alla luce dei colloqui al Quirinale, ha cambiato marcia e cominciato a parlare di dialogo. Sono deboli spiragli che però, in casa dem, fanno molto rumore: dal ministro uscente Carlo Calenda che ha invocato un “governo di transizione”, al deputato Piero Fassino che ha parlato di “una nuova fase con il Pd protagonista”. Di Maio ha detto di rivolgersi a Pd e Lega, indistintamente: “Penso di portare a casa il contratto di governo con l’uno o con l’altro”.

Un altro messaggio significativo da parte del leader M5s è stato quello sulla guerra in Siria. “Le parole di Salvini”, ha detto Di Maio, “sono irresponsabili perché fatte da un palco elettorale. Per me il faro rimane l’articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra. Bene ha fatto Gentiloni a non partecipare all’attacco, bisogna continuare con la diplomazia. Troverà sempre me contrario chi vuole approfittare della Siria per sganciarci dagli alleati storici. Non devono essere casus belli per riposizionare Italia”. Parole molto istituzionali che vogliono essere in primo luogo un modo per marcare la distanza anche in confronto con il collega leghista e di fronte al Colle.

Tra i motivi di raffreddamento dei rapporti con Salvini c’è sicuramente la dichiarazione che ha letto dopo il secondo giro di consultazioni, con l’ex Cavaliere a lato che mimava con la bocca le sue parole. “Lo show di Berlusconi dimostra cosa diciamo da 40 giorni”, ha continuato Di Maio, “il centrodestra non esiste. Ha tre leader che si contraddicono per una semplice dichiarazione dopo le consultazioni, è un problema del Paese. Se Salvini continua a propinare il centrodestra fa male al Paese, crea tutti problemi che abbiamo già visto. Nessun italiano ha votato il centrodestra: milioni han votato Salvini premier, altri Berlusconi, altri Meloni. Salvini è stato umiliato da chi gli contava i punti della dichiarazione…”. Il capo politico M5s è tornato anche sulle parole di Alessandro Di Battista, l’ex parlamentare e voce influente del Movimento, che ha attaccato direttamente Berlusconi, tanto da essere stato accusato di voler “bloccare le trattative con la Lega”. “Non credo”, ha smentito Di Maio, “che Alessandro abbia detto quelle cose per sabotare qualcosa, sappiamo che lui ha un certo modo di esprimersi. Ha tutta la mia stima e libertà di dire quello che vuole, ha iniziato un altro percorso. Le battute che fa lui non le so fare e non so far ridere come fa lui. Su Dudù ha fatto una battuta. I tatticismi di Salvini sono evidenti, non ha fatto una bella figura venendo smentito subito da Berlusconi dopo la dichiarazione in cui apriva a M5s”.

Se però non si dovesse trovare una soluzione di governo, Di Maio ha ribadito che per il Movimento non sarebbe un problema tornare alle urne. “Non ho nessuna paura delle elezioni e potremmo aumentare i parlamentari, ma poi cosa facciamo, ci ripresentiamo da Mattarella senza una maggioranza certa? Se non ci sono i presupposti si può anche tornare a votare con questa legge elettorale, a meno che non troviamo un modello che dia una maggioranza certa. Noi possiamo ambire al 40%”. Per il M5s non sarebbe neppure un problema la deroga al doppio mandato che, come detto già in modo informale, dovrebbe partire in caso di voto anticipato. Sul punto però Di Maio ha deciso di non esporsi ufficialmente: “La regola dei due mandati è vigente in M5S, ma non stiamo affrontando questo dibattito, non si apre ora perché non ci sono nuove elezioni”.

In chiusura infine Di Maio ha commentato la notizia diffusa dai quotidiani oggi secondo cui Berlusconi avrebbe una lista di potenziali 50 traditori M5s. “A me risulta”, ha replicato il leader, “che parlamentari di Fi vogliano andarsene nel gruppo misto o in altri gruppi di centrodestra, Berlusconi dovrebbe preoccuparsi di questo. Non sarebbe possibile accettare parlamentari di altri partiti, quindi neppure di Forza Italia“.

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