Donald Trump sta realizzando il suo sogno: mettere le mani sul Medio Oriente. Così questa notte è partito l’attacco verso la Siria destinato a colpire l’arsenale chimico (di cui nessuno ha certezze). Troppe perplessità e troppi dubbi in questa vicenda Siriana tanto da tornare attuali le parole del grande poeta greco Eschilo “In Guerra, la verità è la prima vittima”. E nella vicenda siriana che in questi giorni è l’argomento più dibattuto, la verità non la sapremo mai.

Più che occuparci del dramma in sé, di uno popolo martoriato da oltre sette anni con l’utopia di trovare soluzioni di pace, ci siamo preoccupati soprattutto di schierarci e decidere da quale parte stare. Con una alternanza di notizie vere o false, spesso impossibili da accertare ci stiamo affidando a quello che la stampa ci racconta. Ma quanti sono i giornalisti che hanno visto la Siria sul campo? Di chi ci possiamo fidare? Ci affidiamo allora agli esperti in geopolitica, a chi la situazione di quell’area la conosce bene, ma non basta; spesso a deviare il lavoro di questi arriva qualcuno che in Medio Oriente non ci è mai stato, ma che raccoglie le informazione sul web da dietro una scrivania e pretende di raccontarci la verità.

L’unica cosa del quale possiamo fidarci è che oggi senza certezze su armi chimiche, gli Stati Uniti hanno attaccato la Siria. Non cadiamo nell’errore di credere a qualcuno solo perché ci racconta qualcosa che non conosciamo. Sulla Siria (in particolar modo in questi giorni sul presunto attacco di gas a Douma) si è creata una sorta di sfida, ognuno di noi – in base alle convinzioni personali, alle immagini viste in tv e alle notizie ricevute – ha preso una posizione.

Non importa se le notizie siano state volutamente manipolate, quello che importa è schierarsi, come se la Siria fosse un campo di calcio con due squadre avversarie. Ed ecco che si è creata una sorta di spartiacque tra chi sostiene il presidente Trump e vede nella figura del presidente siriano Bashar al-Assad un dittatore, capace di sterminare il suo popolo – in particolare bambini, dunque le future generazioni – attraverso gas dicono ‘gelatinosi’; e chi invece pensa che Assad stia solo difendendo la propria nazione da chi vuole metterci le mani e creare disordine in Medio Oriente.

Da questo duello, sono nate due campagne mediatiche da una parte troviamo quella lanciata dal giornalista Roberto Saviano su Instagram – ultimamente improvvisatosi anche conoscitore ed esperto mediorientale – che invita tutti a postare le proprie foto con bocca e naso coperti, in segno di solidarietà con Muhammad Najem, il 15enne che ha documentato le recenti stragi in Siria. Racconti sui quali qualcuno ha avanzato dubbi.

Dall’altra parte troviamo troviamo una campagna nata dal giornale online Oltre la linea che sta ottenendo grande successo invitando tutti a postare le proprie foto con con l’hasthtag #GiúLeManiDallaSiria per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disinformazione che circola intorno a questa vicenda. Sul sito ufficiale si legge: “Ben consci che la nostra iniziativa non cambierà le sorti del mondo, non ce la sentiamo di rimanere in silenzio dinanzi al possibile sopruso e crimine di cui si vuole macchiare l’Occidente. In risposta anche a quella «sinistra imperiale» che freme per un intervento militare”. Oggi quell’intervento è già iniziato.

Che sia sia un dittatore o meno, Bashar al-Assad finché non vi fossero state prove certe che sia stato lui a provocare l’attacco chimico di Douma, non sarebbe potuto essere attaccato poiché sarebbe un atto illecito. Come ha spiegato Bahram Qasemi, portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, subito dopo l’attacco di oggi “Gli Stati Uniti ed i suoi alleati, ritenendosi il ‘gendarme del mondo’, hanno attaccato la Siria senza alcuna prova e prima che l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche iniziasse i suoi lavori per indagare sul presunto uso di armi chimiche dal governo siriano”.

Purtroppo l’attacco si oggi sarà solo una escalation di una guerra in Medio Oriente e già si preparano le reazioni da parte dei Paesi sostenitori della Siria. L’opinione pubblica spesso manipolata dai media forse non conosce la realtá dei fatti.

Assad è l’attore principale – assieme alla Russia e all’Iran – ad aver arginato l’avanzata della Jihad, portata avanti dai cosiddetti “ribelli moderati” del Free syrian army, alleati (tra gli altri) con il fronte al-Nusra – il ramo siriano di al-Qaeda –, altri gruppi salafiti come Jaysh al-Islam e infine l’Isis. Colpirlo significherebbe dare nuovo impulso all’avanzata jihadista in Siria con la conseguenza di nuove violenze di ogni tipo sulla popolazione civile, costretta dai ribelli a sottomettersi alla Shari’a.

Ma tutto questo è un copione già visto. La storia insegna: l’intervento occidentale nella Libia di Mu’ammar Gheddafi si è lasciato dietro nient’altro che il caos – che ha inoltre permesso l’infiltrazione di cellule terroristiche nel distretto di Giofra – al quale l’Europa non è immune. La crisi dei migranti nel Mediterraneo e l’attuale guerra civile in Libia sono frutto delle bombe francesi e statunitensi lanciate sulla Libia e (di rimando) dell’appoggio logistico dell’Italia che – stando alla Costituzione – rifiuta la guerra.

Dunque, i risultati di un attacco di Trump al governo di Damasco sono sin da ora la causa di un vortice da cui sarebbe difficile uscire. La Russia è pronta a reagire, l’Iran la supporterebbe tramite Hezbollah contro cui Israele scenderebbe in campo.

Insomma teniamoci pronti e atteniamoci alla verità. Non rendiamoci complici di disinformazione poiché siamo, a nostra insaputa, già dentro una spirale di violenza e morte, tutto sulle spalle della popolazione civile siriana.

TRUMP POWER

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