Accecato dall’ira per la sconfitta elettorale che lo sta tenendo ai margini, Silvio Berlusconi vuole riprendersi il centro della scena, guidato come sempre da un grande ego e da un senso di eternità faraonico. Non lo dice a parole ma lo dimostra col suo linguaggio del corpo al fianco di Matteo Salvini al termine del secondo round di consultazioni e con il repulisti in atto a Mediaset.

Dopo l’annuncio della chiusura di Quinta colonna condotto da Paolo Del Debbio e Dalla vostra parte di Maurizio Belpietro è toccato a Mario Giordano, direttore del Tg4  sollevato dalla responsabilità editoriale della striscia Stasera Italia. Le motivazioni ufficiali sono genericamente relative ad una ristrutturazione dei programmi di informazione sulle reti Mediaset (come succede dopo ascolti non soddisfacenti) ma – dati i temi trattati da questi programmi e il loro stile, definiti “populisti” – la voce negli ambienti Mediaset è che si siano voluti eliminare dai palinsesti tutti i responsabili della “volata a Salvini e ai grillini“.

Più dei rumors è il presidente delle reti Fedele Confalonieri a farlo capire (a febbraio 2017), dicendo che i talk show in questione stavano esagerando nei toni. Le sue tv gli hanno dato la gloria, le sue tv gliel’hanno tolta. Ma restano sue, quindi può farne ciò che vuole e ricominciare da esse per preparare una nuova scalata al successo politico. Almeno nelle intenzioni.

Ma la disfatta di Berlusconi è veramente da attribuire ai programmi cancellati? Se parliamo di un legame fra il successo del Movimento 5 stelle e i programmi cancellati, la risposta è no.

Per molto tempo il M5s non ha mandato i suoi esponenti in questi programmi, considerandoli un “pollaio” poco utile all’informazione. Solo dopo un abbassamento dei toni rispetto ai primi tempi in alcune fasi dei programmi e la rassicurazione da parte dei conduttori di evitare sovrapposizioni eccessive delle voci degli ospiti, i 5 Stelle sono tornati ospiti in questi salotti. Ma sempre con molta moderazione rispetto ad altri format e ad altri canali. I 5 Stelle non erano di casa in questi programmi. Le cause della rivoluzione in Mediaset vanno cercate meno lontano.

La vera sconfitta per il leader di Forza Italia è stata con la Lega  arrivata prima nella coalizione – non contro il M5s. Col centrodestra al 37% e FI primo partito, Berlusconi non avrebbe fatto il mimo al fianco di Salvini. Lo avrebbe messo da parte per tentare un governo col Partito democratico o avrebbe comunque tenuto banco (come ha fatto in questi ultimi 24 anni) decidendo le sorti anche del prossimo governo. Sono quei tre punti dalla Lega ad aver rovinato tutto.

Dalla vostra parte, Quinta colonna e Stasera Italia possono aver favorito il sorpasso leghista? Questi programmi parlano principalmente di immigrazione e disagio sociale delle famiglie italiane. Due temi che Salvini ha trattato in modo abbondante negli ultimi anni. Dato che i flussi elettorali ci dicono che la crescita della Lega è avvenuta prosciugando Forza Italia e pescando dagli astensionisti, possiamo dedurre che questi programmi abbiano effettivamente contribuito, in parte, al sorpasso.

Ma parlarne – da parte di Belpietro, Giordano e Del Debbio – è un favore alla Lega oppure il tentativo di parlare ad una grossa fetta della popolazione, compresi molti astensionisti? Sia in tv che nella politica esiste un mercato, ovvero delle fette di pubblico da intercettare. Se nel Paese esistono uno spirito anti-immigrazione ed un forte disagio sociale, è giusto non parlarne per tenere in piedi la narrazione di colui per il quale “i ristoranti sono sempre pieni”?

Io credo che un professionista vero – che fa gli interessi dell’azienda attirando grandi fasce di pubblico trascurate dalle altre reti principali – debba essere premiato per questa scelta editoriale. Non cacciato. Questa azienda poi è della stessa famiglia Berlusconi, quindi questi professionisti sono stati puniti per aver fatto bene il proprio lavoro nei suoi interessi. Come diceva Sant’Agostino: “chi è contro la verità è contro se stesso”.

Ma questo repulisti, con un ritorno ai toni moderati e positivi dei decenni passati, servirà a rilanciare BerlusconiLa tv è sempre meno rilevante nelle elezioni politiche e anche se Mediaset smetterà di parlare di immigrazione e povertà, non smetteranno di farlo i social network e i giornali. Le testate e i blog online in questa campagna elettorale hanno generato sui social network circa 40 milioni di reazioni su articoli che parlavano di politica. Lo dimostra il progetto Mapping italian news 2018, realizzato dal dipartimento di Scienze della comunicazione, studi umanistici e internazionali dell’Università di Urbino Carlo BoFra gli account social di siti che hanno parlato di politica, i più cliccati nell’ordine sono quelli del Movimento 5 stelle, La Repubblica e Il Fatto Quotidiano.

Grazie alla comunicazione, un politico per ottenere consensi ha due strade: cambiare il sentimento del Paese oppure cavalcarlo. Gli anni in cui bastava la tv per cambiare questo sentimento sono passati. Nessuno può più detenere il monopolio dell’informazione in una democrazia. Per Berlusconi è difficile ammetterlo, come dimostra la sua diffidenza dai social.

Oggi l’informazione è sempre prodotta in larga parte dalle redazioni, ma a diffonderla adesso più delle reti sono gli utenti, ovvero la gente comune. Tradire bravi professionisti di casa sua come Mario Giordano, Paolo Del Debbio e Maurizio Belpietro non restituirà a Berlusconi il primato nel centrodestra.

Berlusconi dovrebbe ricercare la soluzione della propria sconfitta nei suoi errori di comunicazione personale, non sulle sue reti. Ripetere la solita comunicazione, in un contesto cambiato radicalmente dopo la crisi economica, è stato il suo errore.

E poi c’è il suo passato. Una storia che non riesce più a nascondere proprio perché l’informazione non passa più solo in televisione, ma anche sulla rete e su giornali indipendenti. “Chi controlla il passato controlla il futuro” scriveva George Orwell in 1984 e Berlusconi non è più il Grande Fratello.

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