Niente centrale geotermica sull’isola di Ischia perché sarebbe troppo “rischiosa in un territorio già connotato da grande vulnerabilità”. La Regione Campania ha pronunciato il suo no secco contro la costruzione dell’impianto e su tutta la discussa vicenda che va avanti da anni sta per calare definitivamente il sipario. C’è ancora un piccolo spiraglio aperto alla eventualità di un ripescaggio in extremis del progetto, ma è uno sbocco che per la verità appare assai remoto. Il parere negativo della Regione è espresso sotto forma di un lungo decreto dirigenziale di 20 pagine ed è la “conferma integrale” con argomentazioni aggiuntive e di nuovo tipo di un altro pronunciamento avverso espresso in precedenza. Da un punto di vista politico esso ha un valore ultimativo, mentre da un punto di vista strettamente formale la Valutazione di impatto ambientale sull’opera non è ancora conclusa e in via del tutto ipotetica il ministero dell’Ambiente potrebbe alla fine assumere anche una decisione di altro tipo.

Sarebbe abbastanza sorprendente perché contro la centrale ischitana, prima della Regione si erano pronunciati tempo fa non solo i cittadini, ma anche la maggioranza delle numerose associazioni imprenditoriali e di categoria locali, dagli albergatori ai commercianti. Nel frattempo perfino la società proponente, Ischia Geotermia, a ilfattoquotidiano.it fa capire di non essere più così convinta come un tempo della opportunità di insistere con l’impianto geotermico da 5 Megawatt elettrici con due pozzi di produzione del fluido geotermico che tre anni fa avrebbe voluto costruire nella zona di Serrara Fontana. Ischia Geotermia è una società posseduta al 49 per cento dal gruppo Taddei e dal 51 per cento dalla famiglia Gavio, i signori delle autostrade del Nordovest. Da tempo i Gavio si stanno concentrando su quello che ritengono il loro core business, le concessioni autostradali, abbandonando via via le partecipazioni di altro tipo, comprese quelle in campo energetico. Ischia Geotermia è una di queste.

In vista della costruzione della centrale per lo studio del territorio e del sottosuolo dell’isola, Ischia Geotermia si era avvalsa del contributo dell’Istituto vesuviano dell’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Ad agosto di due anni fa tra la società dei Gavio e l’Osservatorio era stata firmata una convenzione del valore di 30 mila euro. La Regione Campania ha ritenuto insufficienti e lacunosi i risultati forniti. Nel decreto in cui la Regione esprime il suo no alla centrale è specificato che le inadeguate conoscenze scientifiche del sottosuolo a fini operativi “si sono rivelate anche durante la recente crisi sismica dell’agosto 2017”, in occasione del terremoto di magnitudo 4 che fece due morti e una cinquantina di feriti. In quel caso, scrivono i dirigenti della Regione, la scossa fu “inizialmente localizzata dall’Ingv in mare a circa 3 chilometri a nord della costa di Casamicciola a profondità di circa 5 chilometri” mentre “solo nei giorni successivi veniva rilocalizzata a monte di Casamicciola, circa 5 chilometri a sud rispetto alla prima localizzazione e a profondità di solo 1,7 chilometri”. Di fronte a queste vistose carenze nelle conoscenze scientifiche dell’isola, la Regione Campania ritiene in sostanza che il gioco della costruzione della centrale non valga la candela: “L’operazione di trivellazione di un’area come quella di Ischia è difficile a causa della complessità del sistema vulcanico ischitano, dell’eterogenità delle sue rocce vulcaniche e dei rischi a questa connessi”.

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